martedì 24 gennaio 2017

Gurdjieff con il derviscio sul pranayama - Osho

Un grande mistico russo, George Gurdjieff, in Incontri con uomini straordinari, le memorie delle sue avventure spirituali, dice che è rimasto molto impressionato da una discussione con un derviscio Sufi sul pranayama yogico e sulle asana. Il derviscio lo aveva avvertito di non fare esercizi di respirazione, perché ogni cambiamento nel sistema di respirazione naturale comporta disordini nella vita, con risultati disastrosi. Puoi commentare questa affermazione soprattutto per ciò che concerne il metodo di respirazione da te proposto nella Meditazione Dinamica?

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Il derviscio con cui Gurdjieff ha avuto una discussione sulla respirazione segue un cammino diverso. Non ha mai praticato la respirazione e ha fatto l'esperienza dell'insolito in altri modi. E questo è il problema, ossia il fatto che colui che conosce una via non ci mette nulla a definirne un'altra "sbagliata". Ma una cosa è giusta o sbagliata in base al contesto in cui è inserita. Ciò che è sbagliato in un caso, può essere giusto in un altro.
Prendiamo un perno nella ruota di un carro.
Una persona in possesso di un'automobile può dire che è del tutto inutile. Può essere inutile in relazione a un'auto, ma è utilissimo per il carretto, quanto lo è una qualsiasi parte dell'auto per la macchina stessa. Quindi, niente è giusto o sbagliato in modo assoluto; tutto è relativo.
Ma questo errore viene ripetuto continuamente. Il derviscio Sufi si è realizzato seguendo un'altra via, le cui tecniche sono diverse.
Un Sufi in genere lavora sul suo sonno e non sulla respirazione. Per lui, la veglia notturna ha un grande significato. Rimarrà sveglio per mesi; e una situazione insolita può sorgere dallo stare svegli a lungo e di continuo, così come sorge grazie alla respirazione veloce e intensa. Se riesci a non dormire per un mese, arriverai allo stesso stato di pazzia a cui giungi tramite la respirazione profonda e caotica.
Poiché il sonno è un fenomeno molto naturale - tanto naturale quanto la respirazione - il Sufi attacca direttamente il sonno e di conseguenza fa esperienze molto strane e assurde. Ma la veglia notturna comporta altri pericoli, maggiori rispetto a quelli legati alla respirazione caotica. È un processo lungo ed esteso; si deve rimanere svegli per mesi: una veglia notturna per uno o due giorni è inutile.
E se qualcosa va storto dopo che sei rimasto sveglio per due mesi, non si può rimediare in un secondo o due. Ma se qualcosa va storto dopo dieci minuti di respirazione, si può rimediare in un secondo. Se vai a dormire dopo essere rimasto sveglio per due mesi, non puoi rimediare nel giro di ventiquattr'ore. Forse dopo due mesi di veglia notturna non riuscirai nemmeno a dormire.
La via del Sufi è più pericolosa, nonostante la veglia notturna sia molto utile. Il ricercatore rimane sveglio notte dopo notte e aspetta pazientemente. Il derviscio che Gurdjieff aveva incontrato ha seguito questa via.
I Sufi usano anche la danza come metodo.
La danza può essere un mezzo per separare il corpo dall'anima, ma non deve essere una danza appresa, praticata e preparata. Se balli così, non sarà sufficiente. Come ho detto, la respirazione pranayama non può condurre alla separazione tra corpo e mente - perché il pranayama è metodico. Allo stesso modo, se qualcuno ripete un ballo, presto si identificherà con il corpo. Ma se io dico a qualcuno di voi, che non sa ballare, di ballare, e se questa persona si mette a ballare e a saltellare, allora ce la può fare: è una cosa talmente inconsueta che non vi potrete identificare, non potrete sapere che state ballando.
Questi sono i due metodi che i Sufi usano: la veglia notturna e la danza. Sono stati usati anche altri metodi. I Sufi, per esempio, usano la lana per i loro indumenti. Portano indumenti di lana nel clima tipicamente caldo del deserto: questo è il loro modo per andare contro il corpo. Anche una persona che digiuna va contro il corpo. Qualcuno, poi, è capace di stare seduto con un piede su un chiodo affilato; qualcun altro dorme su un letto di spine.
Tutti questi sono metodi per suscitare quella strana situazione psicologica in cui la separazione possa avvenire.
È comunque naturale che un pellegrino, che segue una sua via di disciplina spirituale, non possa immaginare che la stessa situazione può essere creata anche in altri modi. Il derviscio di Gurdjieff non sa nulla del pranayama. E si farebbe del male se praticasse una tecnica del genere, sarebbe veramente nociva per lui. In questo caso il danno sarebbe davvero grave. Sarebbe come usare la ruota di un carro di buoi per una macchina: sarebbe pericoloso. Se un uomo, che sta facendo una veglia notturna, pratica il pranayama, diventerebbe sicuramente pazzo immediatamente.
Andrebbe fuori di testa in quella stessa notte.
E ci sono dei buoni motivi.
Una persona semplicemente non può reggere all'effetto duplice dei due esercizi: veglia notturna e pranayama. Per questo motivo i giainisti non hanno usato il pranayama, perché creavano l'insolito tramite i l digiuno. Se combinassero il digiuno con il pranayama, sarebbero veramente nei guai - il pericolo sarebbe veramente grande. Il pranayama non è di nessuna utilità per loro; il monaco giainista dirà che è perfettamente inutile. Ma non sa che, negando il pranayama, dice soltanto che non è di nessuna utilità per la disciplina spirituale che pratica lui. Per lui il digiuno ha la funzione che per altri ha il pranayama.
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Ebbene, una persona come Gurdjieff - una persona in un certo senso sradicata - non può saperlo, perché non ha nessuna tradizione dietro di sé, nessuna tradizione che risalga a migliaia di anni. Inoltre Gurdjieff, durante il suo pellegrinaggio, incontrò quasi due dozzine di mistici che appartenevano a scuole diverse. È da queste diverse fonti che ha raccolto il suo materiale. La sua dottrina consiste in innumerevoli strumenti spirituali, ognuno dei quali è alquanto diverso dagli altri.
Ognuno di questi era giusto all'interno del suo sistema spirituale specifico, ma quando sono stati riuniti fra loro, ne è risultato un assemblaggio molto strano. Questo è il motivo per cui una tecnica di Gurdjieff a volte funziona per qualcuno, ma non funziona mai completamente per nessuno. Per questo nessuno di coloro che hanno lavorato con Gurdjieff è riuscito a realizzarsi completamente. Semplicemente non è possibile, perché quando qualcuno inizia a lavorare con il suo metodo, e inizia a succedere qualcosa, quella persona imbocca una via che,
in realtà, è un insieme di vie diverse. Pertanto, inizieranno ad agire su di lei altre tecniche, che operano nella direzione opposta. Questo succede perché Gurdjieff non ha un sistema di disciplina spirituale completo. Si potrebbe dire che è un sistema multiplo e incompleto allo stesso tempo. Mancano molti collegamenti, necessari persino in un sistema multiplo.
La maggior parte delle informazioni di Gurdjieff sono state raccolte dai Sufi. Egli non conosce lo Yoga Tibetano e la sua conoscenza dell'Hathayoga è inadeguata. Inoltre, tutte le sue informazioni sull'Hathayoga provenivano dagli oppositori di quella disciplina, cioè dai dervisci Sufi. Gurdjieff non è un adepto dell'Hathayoga. Tutta la sua conoscenza dello Yoga o della kundalini proveniva da fonti ostili, o da coloro che avevano intrapreso un cammino opposto.

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Inoltre esiste un'altra difficoltà. Persino se una persona sa, come so io, che lo stesso risultato può essere raggiunto grazie ad altre tecniche, non lo dirà. Quando io spiego un particolare sistema, devo presentarlo come il migliore; altrimenti non sarà efficace. Persino se so che lo stesso risultato potrebbe essere ottenuto usando altri metodi, non lo dirò quando sto parlando di un sistema in particolare. Dirò invece che l'obiettivo può essere raggiunto soltanto usando questo sistema e nessun altro; per un motivo ben preciso: non siete così intelligenti da vederlo dal punto di vista giusto. Se io dico che tutte le scuole possono essere seguite per raggiungere l'obiettivo, rimarrete semplicemente confusi. Concluderete che in realtà non c'è nessuna scuola che può funzionare.
Inoltre, tutte queste scuole sono talmente diverse, opposte una all'altra, per cui inizierete a chiedervi come sia possibile. La vostra confusione aumenterà ancor di più.
Questo è il motivo per cui i saggi, coloro che sanno, devono parlare la lingua degli ignoranti. Devono affermare che «questa è l'unica via, non esiste un altro modo ». Per questo motivo mi trovo in difficoltà; perché so perfettamente che è possibile raggiungere l'obiettivo anche in altri modi. Pertanto mi trovo in grande difficoltà.


Osho, Alleggerire l'anima, pp 37-65

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