mercoledì 28 giugno 2017

Sui sapienti - Gurdjieff

Devo dirti anzitutto che le informazioni relative agli avvenimenti che sto per raccontarti mi sono state date da esseri tricerebrali di laggiù qualificati dai loro simili come "sapienti".
A questo punto prima di proseguire è importante che io ti precisi quali sono gli esseri del tuo pianeta che gli altri chiamano "sapienti".
Di fatto, ben prima del mio quinto soggiorno laggiù, prima del periodo in cui, come già ti ho detto, Babilonia era in piena fioritura, quelli che venivano ritenuti "sapienti" dagli altri non rassomigliavano affatto a tutti gli esseri che nell'intero Universo si rendono realmente degni d'essere considerati sapienti; vale a dire quegli esseri che acquisiscono, innanzi tutto grazie ai loro sforzi coscienti e alle loro sofferenze volontarie, la facoltà di contemplare ogni dettaglio di tutto ciò che esiste in rapporto all'origine del mondo e all'esistenza del mondo, cosa che permette loro di perfezionare i propri corpi superiori sino al grado voluto dalla sacra Scala di Misura della Ragione oggettiva, al fine d'essere più tardi capaci di sentire le verità cosmiche secondo il livello di realizzazione dei loro corpi esserici superiori.
Ma dal tempo della civiltà tikliamuishiana e più particolarmente ai nostri giorni, "sapienti" sono quasi sempre gli esseri che "ripetono" indefessamente la maggior quantità possibile di vuote informazioni d'ogni sorta, simili alle tiritere delle vecchiette su ciò che secondo loro si diceva nel buon tempo antico.
Sappi a questo riguardo che il nostro stimabile Mullah Nassr Eddin coglie il valore dei sapienti di laggiù con questo detto:
"Tutti parlano dei 'sapienti' come di chi sa che cinquanta è la metà di cento".
Laggiù sul tuo pianeta, quanto più uno dei tuoi beniamini immagazzina nozioni che non ha mai verificate, e ancor meno vissute e sentite, tanto più viene considerato dagli altri un "sapiente".



G. I. Gurdjieff - I racconti di Belzebù a suo nipote, p 259

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