domenica 28 marzo 2021

L'Arte, Ignazio e Leonardo da Vinci - Gurdjieff

Per esempio, all'inizio della civiltà europea contemporanea un monaco di nome Ignazio, che in precedenza era stato architetto, arrivò al punto di saper decifrare le conoscenze e le utili informazioni dissimulate nelle opere di quasi tutte le branche di quella che all'epoca già veniva chiamata l'"arte antica", e che risaliva ai tempi di Babilonia.

Ma quando il monaco Ignazio decise di comunicare la sua "scoperta", come si dice, ad altri esseri suoi simili, nel caso specifico a due suoi confratelli - cioè i due monaci insieme coi quali era stato inviato dai suoi superiori come specialista per dirigere i cosiddetti "lavori di posa delle fondamenta" di un tempio, poi divenuto celebre -, questi lo uccisero nel sonno per qualche futile motivo, generato dalla conseguenza in loro cristallizzatasi di quella proprietà dell'organo kundabuffer che viene detta "invidia", e gettarono il suo corpo planetario nella distesa d'acqua che circondava l'isoletta su cui si doveva erigere il tempio. 

Il monaco Ignazio era venuto al mondo e si era formato come essere responsabile sul continente d'Europa. Ma quando ebbe raggiunto la maggiore età, al fine di raccogliere le informazioni relative alla professione ch'era diventata lo scopo della sua esistenza - e cioè di essere "architetto" -, si era trasferito nel continente d'Africa. Qui era entrato in una confraternita che esisteva allora in quel continente sotto il nome di "Cercatori di Verità". Più tardi, quando la sua confraternita era emigrata sul continente d'Europa ingrandendosi, e i suoi confratelli avevano preso il nome di "Benedettini", egli era già un "fratello a pieno titolo" della medesima.

Il tempio di cui ti ho appena parlato esiste a tutt'oggi, laggiù, e viene chiamato adesso, mi pare, "Abbazia di Mont-Saint-Michel".

Sullo stesso continente d'Europa succedeva ogni tanto che qualche spirito curioso osservasse, nelle opere dei vari rami dell'arte pervenuti loro dall'antichità, qualche inesattezza legittima; ma appena scoperta la chiave che apriva loro la comprensione di quelle inesattezze, la loro esistenza giungeva alla fine.

Un altro essere del continente d'Europa, avendo notato le medesime inesattezze, se ne interessò a fondo finché riuscì con fatica e perseveranza a decifrare perfettamente le opere di quasi tutti i rami dell'arte.

Questo saggio terrestre tricerebrale si chiamava Leonardo da Vinci.

 

G. I. Gurdjieff - I racconti di Belzebù a suo nipote, Capitolo 30 - L'Arte





Autoritratto di Leonardo, ~1510-1515, sanguigna, Torino, Biblioteca Reale

mercoledì 10 marzo 2021

ma solo la reazione a tutto ciò - Gurgieff

"Questo lavoro inizia con l’osservazione di sè e alla scoperta degli stati sbagliati in se stessi e con il lavoro di contrastarli. In questo modo la vita interiore si purifica e siccome essa attrae la nostra vita esterna, dovuto al cambiamento dei nostri stati interiori, il non alimentarne uno ed alimentando l’altro, alteriamo allo stesso tempo non solo la relazione con gli eventi provenienti dall’esterno ma persino la natura degli avvenimenti che ci capitano ogni giorno.
Solo così possiamo cambiare la natura degli avvenimenti che ci capitano. Non possiamo cambiarli direttamente, ma possiamo cambiarli solo cambiando gli stati, cioè, cominciando a mettere ordine nella disordinata casa in cui abitiamo. Non sono gli eventi quotidiani che hanno importanza come l’aver perso qualcosa o che qualcosa è andata storta o che qualcuno si sia dimenticato di noi, o ci abbia parlato sgarbatamente, ma solo la reazione a tutto ciò, cioè, in quale stato di voi siete, perché è lì che nasce la vera vita e se i vostri stati interiori sono appropriati nulla nello scorrere degli eventi esterni può nuocervi.
Si tratta poi di distinguere come esercizio per vivere più coscientemente, tra gli stati interiori e gli eventi esterni, e cercare di confrontarsi con qualsiasi evento esterno, dopo averne osservato la natura, con la disposizione interiore appropriata, con lo stato appropriato. Se non può, rifletta su di esso.
In primo luogo si cerchi di definire la natura dell’avvenimento ed osservi se questo tipo di evento accade spesso e cerchi di esaminarlo più dettagliatamente in termini come “ Questo si chiama arrivare tardi” o “Questo si chiama perdere le cose”, ”Questo si chiama ricevere brutte notizie” o “Questa si chiama una brutta sorpresa” o “Questo si chiama lavoro duro”, o “Questo si chiama essere malato”.
Incomincia con questo modo semplice e subito si vedrà quanto sono diversi gli avvenimenti personali e come la nostra vita esterna é sempre cangiante, e ciò che non si può fare un momento si può fare in un altro. Perché gli eventi all’inizio si assomigliano e chiudono delle porte. Allora si sarà capaci di vedere, nei riguardi dei piccoli avvenimenti della vita quotidiana, che essi furono provocati parzialmente da noi stessi, e che i fatti sono accidentali, e così via.
Dunque riflessione sul proprio stato e con quale stato si affronta qualsiasi evento particolare e se questo stato è lo strumento appropriato che si deve usare, il biglietto giusto che si deve offrire, il metodo idoneo che si deve impiegare per questo fatto. Nei riguardi di molti avvenimenti è giusto imparare ad essere passivi, per esempio, non reagire in assoluto, non fare nulla. Ma la passività esige una forte attività interiore di coscienza, per impedire che qualche reazione meccanica arrivi quando l’evento, entrando come un’impressione meccanica, tocchi il meccanismo puramente associativo della mente e il sentimento che erroneamente consideriamo noi stesso."
 
(Commentari Psicologici – Maurice Nicoll)
 
 Potrebbe essere un disegno raffigurante 1 persona
 
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