lunedì 22 ottobre 2018

Se il Cielo non fosse innamorato - Rumi

Se il Cielo non fosse innamorato
il suo seno non sarebbe dolce.
Se il Sole non fosse innamorato
il suo volto non brillerebbe.
Se la Terra e le montagne
non fossero innamorate
nessuna pianta germoglierebbe
dal loro cuore.
Se il Mare non conoscesse l’amore
se ne starebbe immobile
da qualche parte.
Se il cielo, le montagne, i fiumi e
ogni altra cosa nell’universo fossero
egoisti e avidi come l’uomo e come
lui cercassero di conquistare e accumulare
cose per sé, l’universo non funzionerebbe.

Rumi

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gli occhi vedranno Dio ovunque - Sri Aurobindo

34. Fissa su di Me la tua mente e divieni Mio devoto; e onorandoMi, a Me sacrificando, a Me unito, avendo Me come supremo [scopo], tu verrai a Me.

Una volta che la Divinità interiore sia stata riconosciuta e accettata, l'intero essere e la vita si eleveranno in una meravigliosa trasmutazione. Invece di vedere ovunque l'ignoranza della Natura inferiore assorta nelle opere esteriori e nelle apparenze, gli occhi vedranno Dio ovunque e si apriranno all'unità e all'universalità dello Spirito, L'infelicità e il dolore del mondo spariranno nella beatitudine di Colui che è tutto felicità; la nostra debolezza, i nostri errori e i nostri peccati si cambieranno nella forza, nella purezza e nella verità divine che tutto trasformano.
Unire la mente alla coscienza divina, fare della nostra natura emotiva un amore unico di Dio ovunque, fare delle nostre opere un sacrificio unico al Signore dei mondi, e della nostra adorazione e aspirazione una sola adorazione e un dono di noi stessi a Lui solo, dirigendo l'intero essere verso Dio in una totale unione, è il mezzo per uscire dall'esistenza mondana (comune) per entrare in quella divina. È questo l'insegnamento della Gita, un insegnamento di devozione e d'amore divini, in cui la conoscenza, le opere e l'aspirazione del cuore si uniscono in una suprema unificazione, conciliando tutte le divergenze, allacciando tutti i fili in un vasto movimento di fusione e d'identificazione.




Lo yoga della Bhagavad Gita
Sri Aurobindo

venerdì 12 ottobre 2018

Sulla civiltà moderna - Henri Thomasson

"La civiltà moderna ha creato un universo artificiale che ricopre interamente il mondo reale, ed è soprattutto al primo che s'interessa. Si é cosi formato un "mondo parallelo" fatto di relazioni umane automatiche, un mondo in cui tutto è ormai stato previsto per la soddisfazione sempre più completa d'ogni sorta di falsi bisogni. L’uomo moderno scivola verso una cieca sottomissione ai fini elaborati da una collettività cui egli si affida senza il minimo ritegno. Anche quando incontra gli elementi del mondo reale, li distingue appena da quelli che il suo psichismo vi ha costruito sopra. Il mondo reale si è man mano coperto di un velo d'illusioni.
Forse per questo motivo l’umanità, soccombendo di generazione in generazione sotto il peso di miliardi d’uomini addormentati, è caduta a poco a poco sotto l'influenza di forze meccaniche. Succede però che l'uomo s’interroghi sul posto che occupa e sul significato della sua presenza in un mondo dove non sta interamente a suo agio, ma purtroppo la domanda resta in superficie. Si è perso qualcosa d’essenziale che va ritrovato. L'uomo, strada facendo, ha dimenticato se stesso; ecco inquadrato il problema che riguarda la sopravvivenza della civiltà contemporanea. Per risolverlo, l’uomo deve certamente ritrovare il senso della propria esistenza e il sentiero della coscienza."
 
(Henri Thomasson, L'Essenza dell'Essere)



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Rupert Spira: La via diretta.


La via diretta.



In questo video di pochi minuti, Rupert Spira ci offre la possibilità di sperimentare direttamente e in un solo “istante” la consapevolezza di Essere consapevoli; come lui stesso afferma, la via diretta alla Verità ultima, assoluta e istantanea. E’ possibile che non sia la Via per chiunque, ma di sicuro, è una Via estremamente efficace, indipendente da ogni tipo di pratica o di devozione.

Non che il giudizio personale possa avere importanza, anzi, ma trovo che questo breve video sia un “capolavoro” di “comunicazione” … poi, sicuramente, la mente potrà comunque dire tutto ciò che le pare e lo dirà, ma in ogni caso, l’esperienza diretta è stata fatta… e, come diceva Ramana Maharshi, una volta che si faccia l’esperienza diretta della Verità, anche se solamente per un singolo istante, sarà la Verità stessa a prendersi cura di Sé.

Sperando di averti fatto cosa gradita, ti lascio ora alla visione del video, ovviamente se lo vorrai.

Con affetto, Sid… Love*


https://unicacoscienza.altervista.org/rupert-spira-la-via-diretta/

mercoledì 10 ottobre 2018

Morire in piedi. Osho racconta Ouspensky


«Alcuni anni fa è morto Piotr D. Ouspensky, un grande matematico e filosofo russo: era l'unica persona, in questo secolo, che avesse fatto tanti esperimenti legati alla morte. Tre mesi prima di morire si ammalò gravemente. I dottori gli consigliarono di stare a letto, ma lui non li ascoltò e fece sforzi al di là di ogni immaginazione: di notte, invece di dormire, camminava, correva, viaggiava, era sempre in movimento. I dottori erano inorriditi. Dicevano che aveva bisogno di riposo assoluto. Ouspensky chiamò tutti gli amici più chiari intorno a sé, ma non disse loro nulla.

Gli amici che rimasero con lui quei tre mesi, fino alla sua morte, hanno detto di aver visto con i loro occhi, per la prima volta, qualcuno che accettava la morte in modo consapevole. Gli chiesero perché non seguiva i consigli dei medici e lui rispose: “Voglio sperimentare tutti i tipi di dolore, per evitare che quello della morte sia così grande da rendermi incosciente. Prima di morire voglio attraversare tutte le sofferenze; ciò può creare in me una resistenza così grande da permettermi di essere completamente consapevole quando arriverà la morte”. E per tre mesi fece uno sforzo esemplare per attraversare tutti i tipi di dolore.

Gli amici hanno scritto che una persona forte e sana si sarebbe stancata, non Ouspensky. I dottori insistevano sul riposo assoluto per evitare che si aggravasse, ma inutilmente. La notte in cui morì, Ouspensky non fece altro che andare avanti e indietro per la stanza; i dottori che lo visitarono dissero che nelle sue gambe non c’era più forza sufficiente per muoversi, e tuttavia lui camminò tutta la notte. Disse: “Voglio morire in piedi, per timore di morire incosciente, sedendomi o addormentandomi”. E sempre camminando, diceva agli amici: “Ancora un po’, altri dieci passi e sarà tutto finito. Sto per andarmene, ma continuerò finché avrò fatto l’ultimo passo. Voglio continuare a fare qualcosa fino alla fine, altrimenti la morte potrebbe arrivare mentre sono incosciente. Potrei rilassarmi e addormentarmi, e non voglio che questo succeda nel momento della morte”.

Ouspensky morì muovendo l’ultimo passo. Pochissima gente sulla Terra è morta camminando come fece lui. Cadde al suolo mentre camminava, cioè, cadde al suolo solo quando arrivò la morte. Compiendo l’ultimo passo disse: “Ecco, questo è l’ultimo passo, ora sto per cadere. Ma prima di andarmene lasciatemi dire che avevo abbandonato il corpo molto tempo fa, adesso vedrete il corpo che se ne va, ma io già da molto tempo ho visto che se n’è andato, anche se ci sono ancora. I legami con il corpo si sono spezzati completamente e tuttavia, all’interno, io ci sono ancora. Adesso solo il corpo cadrà; a me è impossibile cadere”.

Nell’istante della morte gli amici videro una strana luce nei suoi occhi: gioia, serenità e radiosità, qualcosa che si vede quando si è sulla soglia dell’altro mondo. Ma per questo è necessaria una preparazione continua. Se una persona si prepara con tutta se stessa, la morte diventa un’esperienza meravigliosa. Non esiste fenomeno più prezioso di questo, perché ciò che si rivela nel momento della morte non può mai essere conosciuto altrimenti. A quel punto la morte sembra amica, perché solo in quell’istante possiamo fare l’esperienza di esser un “organismo vivente”, non prima».

Tratto da L’immortalità dell’anima di Osho


Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

http://www.salvatorebrizzi.com/2018/10/morire-in-piedi-osho-racconta-ouspensky.html