venerdì 29 giugno 2018

Dammi la forza - Tagore

Di questo ti prego, Signore:
colpisci, colpisci alla radice
la miseria che è nel mio cuore.
Dammi la forza di sopportare
serenamente gioie e dolori.
Dammi la forza
di rendere il mio amore
utile e fecondo al tuo servizio.
Dammi la forza
di non rinnegare mai il povero,
di non piegare le ginocchia
davanti all'insolenza dei potenti.
Dammi la forza
di elevare il pensiero
sopra le meschinità
della vita di ogni giorno.
Dammi la forza
di arrendere con amore
la mia forza alla tua volontà.



Rabindranath Tagore

lunedì 25 giugno 2018

La tecnica del Japa

Si tratta di una tecnica tanto semplice quanto potente:

1) Scegliete una frase che vi ispiri, presa dalle Sacre Scritture, o inventata di sana pianta; un qualcosa che in qualche modo innalzi il vostro “sentore spirituale”. Che ne so, un esempio potrebbe essere “Signore, esisto solo per Te”; mi rendo conto di non essere stato troppo fantasioso, ma vi consiglio di rimanere sul semplice, per lo meno all’inizio, altrimenti dovrete mettere in moto meccanismi cognitivi per riportare alla memoria la frase scelta. Potete tranquillamente cantare la frase, e scegliere se pronunciarla a voce alta, o solo mentalmente (questo dipenderà soprattutto dalle circostanze).

2) Ripetetela più che potete, durante il giorno.

Fatto. Ora, il problema che molti hanno con la preghiera è che non riescono a “sentirla“. Tutti siamo d’accordo sul fatto che una preghiera non è il pronunciare una frase; le parole devono essere cariche al massimo della vostra devozione e del vostro Amore perchè la preghiera possa essere definita tale.

A quel punto la preghiera e le parole stesse si faranno più “dense”, più corpose, e uscendo da “voi”, sentirete la loro portata che vi attraversa e che si espande, o che si dirige verso l’oggetto della vostra preghiera.

Per “sentire” in questo modo la preghiera, provate a immaginare che questa provenga dalla zona del cuore; sentite vibrare le parole dentro il petto, nel cuore, e immaginate che le vibrazioni generate si estendano nell’ambiente circostante come un suono, come una luce, o quello che volete: si tratta solo di una tecnica di visualizzazione in grado di fornire un supporto nella nostra pratica.

Se riuscirete a concentrarvi abbastanza a lungo nella zona del cuore, senza distogliere l’attenzione, inizierete a provare una sensazione di pace, o di gioia, forse di leggera euforia. A quel punto concentratevi su questa sensazione, e cercate di espanderla, estendendola oltre la zona del cuore, a tutto il corpo e, poi, provate a proiettarla all’esterno.


https://signorkaji.wordpress.com/2012/10/05/la-tecnica-del-japa/

martedì 19 giugno 2018

Krishna e Radha




Accadde un giorno che le spose di Shri Krishna, diventarono molto gelose di Radhaji e dissero a Shri Krishna: “Tu non ci ami.”
Per giunta, il saggio Narada aggiunse olio sul fuoco dicendo: “Credo proprio che Lui non si prenda mai cura di voi, gli piace solo Radhaji, non è affatto preoccupato di voi.”
Allora Shri Krishna, diplomatico com’era, disse: “Oh Dio… ho un terribile dolore allo stomaco, come faccio?”
E tutti dissero: “Che fare?”
E Lui: “E’ molto semplice, ecco, se una delle mie mogli potesse darmi la polvere dei suoi piedi, in modo ch’Io possa mangiarla, potrò guarire.”
Tutte temettero per la loro vita, che ci fosse un qualche trucco dietro e non volevano caderci… e così gli dissero, pensate un po’, “Perché non prendi qualche medicina?” qualcuna aggiunse: “Potremmo chiamare il Vaidya (medico Ayurvedico)”
Krishna rispose: “No, so per certo che non posso essere curato da null’altro che dalla polvere di qualcuna delle mie mogli”
Ed allora ciascuna cominciò a guardarsi attorno, tutti si chiedevano: “Che fare? Se non curiamo Shri Krishna… si lamenta molto… che facciamo?”
E Shri Krishna intervenne: “Abbiate pietà di Me, datemi un po’ della polvere dei vostri piedi!…”
Poi disse a Narada: “Va da Radha e dille di mandarmi la polvere dei Suoi Piedi!”
E Narada andò, Shri Radhaji era nello Vrindavan ed il suolo di quella regione è di color giallo zafferano, dunque Narada andò e riferì che Shri Krishna stava molto male e che soffriva di un terribile male allo stomaco, Lei si spaventò e disse: “Ma davvero? Come può essere… non riesco a crederci, e che dice Lui? Che cura può fare?”
E Narada: “Lui dice che se una delle sue mogli gli manda un po’ della polvere dei suoi piedi, lui guarirà, deve prenderla come medicina.”
E Radha; “Bene, prendi la polvere dei Miei Piedi.”
Narada si meravigliò e disse: “Che stai facendo? Lo capisci che se gli dai la polvere dei Tuoi Piedi, tutte le punyas (meriti) andranno perdute? Ci sta giocando qualche scherzo, lo sai, lascia perdere”
E Lei; “Niente affatto, ti prego di prendere la polvere dei Miei Piedi”.
“E che ne sarà delle tue punyas e dei tuoi papas?”
“Conosco una cosa sola, e cioè Lui, ed è Lui che provvede alle mie papas e punyas, non devo pensarci Io”
Narada dunque, prese la polvere dei Suoi Piedi, tutta gialla color zafferano o del polline dei fiori e tornò da Shri Krishna e gliela dette.
Shri Krishna disse: “Lo sapevo che Shri Radha me l’avrebbe mandata, bene, ora la mangerò”
E Narada “Si, mangiala, ma devi rispondere ad una cosa che ha detto Shri Radha, e cioè che Tu hai cura delle sue papas e punyas. Che vuol dire? Come può essere? Che significa mai? Che Tu sai quali sono i suoi meriti e Lei non si preoccupa di nulla, non deve forse preoccuparsi delle papas e punyas?”
“Ora lasciami prendere la mia medicina” rispose Shri Krishna. Prese la medicina e disse: “Adesso è meglio che dorma”
E a quel punto Narada vide il cuore di Shri Krishna aperto, e nel cuore c’era il Loto di un meraviglioso color rosa, su quel Loto riposava Shri Rada che spargeva i Suoi Piedi col polline di quel Loto, ed il giallo dell’argilla del Vrindavan era di quello stesso colore. Ed allora Narada comprese che se Lei toccava quel Loto con i Suoi Piedi, cosa le importava di offrire la polvere di quegli stessi piedi a Shri Krishna? Lei risiedeva nel Suo Cuore e quando i Piedi di Lei sono nel cuore di Lui, quale problema può esserci?
E così tutti compresero che l’amore di Shri Radha era così grande che Lei non si preoccupava del Suo dharma o adharma, ma agiva solo in obbedienza al Suo Signore: ecco perché aveva un posto nel cuore di Shri Krishna.


http://yogafacile.it/radha-la-shakti-di-krishna/

domenica 17 giugno 2018

L'insegnamento pratico dei Sufi - Gurdjieff

Si racconta, in alcuni antichi insegnamenti, che quando Dio creò l'uomo, creò anche due spiriti: lo spirito del bene e lo spirito del male, o come anche sono chiamati, angelo e diavolo; e pose l'angelo alla destra dell'uomo e del diavolo alla sua sinistra. Un altro antico insegnamento dice che quando Dio mandò gli spiriti a lavorare sui pianeti, gli spiriti chiesero a Dio: "Che cosa dobbiamo fare li?". Dio divise gli spiriti secondo le loro qualità e disse: "Tu, a destra, cercherai di guidare coloro che vivono li in paradiso, e tu, l'altra metà, cercherai di condurli all'inferno". Quindi uno dei leader chiese a riguardo dei mezzi permessi a ciascuna fazione degli spiriti. Dio rispose: "Potete usare qualsiasi metodo che preferite, ma c'è una differenza essenziale: l'arma di quelli a destra è "fare", e l'arma di quelli a sinistra è "accade": il metodo di quelli a destra deve prendere origine attraverso ciò che è attivo e cosciente, e il metodo di quelli di sinistra attraverso ciò che è passivo e "inconscio". Questi due insegnamenti ai quali mi riferisco sono antichi. Allo stesso tempo, parallelamente a questi insegnamenti esisteva un'altra religione, un altro insegnamento ed esiste ancora oggi. La maggior parte delle religioni vive, agiscono e credono in conformità con le sacre scritture, i precetti e i comandamenti. Allo stesso tempo è esistito un insegnamento di seguaci istruiti che hanno cercato di mettere in pratica tutte le religioni, tutti i detti, tutti gli insegnamenti senza infatuazione, senza fede. Non adoravano ciecamente. Prima di accettare qualcosa, lo praticavano. Ciò che poteva essere messo in pratica era accettato, ciò che non poteva essere, veniva respinto. In questo modo si formò una nuova religione, sebbene il materiale per la sua formazione fosse preso da altre religioni. L'insegnamento di cui parlo ora è l'insegnamento dei Sufi. Questo insegnamento dice quanto segue sull'angelo e il diavolo: ogni azione di un uomo, ogni passo, ogni momento, ogni movimento emana dall'uno o dall'altro. Le emanazioni di entrambi (il risultato) sono ugualmente depositate nell'organismo umano sotto forma di alcune croste di reale materia tangibile, che possono essere esaminate e distinte, se la crosta è di un tipo o di un altro. Ogni crosta obbedisce a certe leggi, porta a determinate conseguenze. E nel caso dell'uomo le cose sussurrate dal diavolo hanno un effetto maggiore.


Lettura interrotta...


 https://quartaviagurdjieff.blogspot.com/2018/06/sufi-dervisci-gurdjieff.html

giovedì 7 giugno 2018

Luca 7 47 - Vangeli


 

«Le sono perdonati i suoi molti traumi, perché lei ha molto amato. Invece chi ha pochi traumi da farsi perdonare, è perché ama poco».

 

(Luca 7,47)

domenica 3 giugno 2018

Non puoi comprenderla - Pellegrino Russo

- Di che cosa hai bisogno da me? —, mi domandò.
— Ho sentito dire che siete un uomo pio e saggio; vi prego dunque di spiegarmi, per amore di Dio, che cosa significano le parole dell’Apostolo: pregate incessantemente e in quale modo sia possibile fare ciò. Da molto tempo vorrei saperlo, ma non riesco a capire.
Quel signore rimase per un po’ in silenzio, mi guardò negli occhi e infine disse:
-— L'incessante preghiera interiore è la perenne aspirazione dello spirito umano a rivolgersi al centro, cioè a Dio. Per apprendere questo dolce esercizio è necessario concentrare su di esso la nostra forza di volontà e domandare con assiduità al Signore che sia lui stesso a insegnarci come pregare incessantemente.
— Non riesco a intendere queste vostre parole — dissi io —, vi prego, spiegatevi in maniera più semplice.
- È una cosa troppo elevata per te — mi rispose —; non puoi comprenderla; ma prega come sei capace, e la preghiera stessa ti rivelerà in che modo essa possa divenire incessante; ogni cosa vuole il suo tempo...


Racconti di un pellegrino russo, pp 100-101

Tu, ignorante - Pellegrino Russo

Mi rivolsi allora a un sacerdote.
— Come si può pregare incessantemente?
Il sacerdote rispose:
— Vai più spesso in chiesa, presta attenzione alle letture e ai canti, partecipa alle preghiere per i defunti, accendi i ceri, | prostrati di più sino a terra...
— Ma dov'è che la Bibbia parla di questo? — domandai.
Tu, ignorante, vorresti leggere la Bibbia? A voi non è affatto consentito di leggere la Bibbia; solo a noi è consentito. —
Detto questo, il sacerdote si allontanò. Che fare, pensai, dove trovare una persona che possa spiegarmi queste cose? Andrò in giro per le chiese più famose per i loro predicatori: chissà che non senta una buona spiegazione.


Racconti di un pellegrino russo, p 92

venerdì 1 giugno 2018

Il Padre Nostro

Il discorso con cui Ouspensky introdusse l'esercizio della preghiera incessante, riferito da Bennett, sembra essere quello riportato alle pagg. 277-281 di Un nuovo documento. Le date non corrispondono, ma gli elementi ci sono tutti: l'uso del Padre Nostro, la ripetizione in più lingue, il conteggio e il tentativo di mantenere l'esercizio anche mentre si legge e si parla.
Il discorso è l'ultimo del libro succitato, prima del "Frammento autobiografico" di chiusura. L'esercizio, dice Ouspensky, può aiutare a ricordare se stessi e a mantenere l'attenzione ("Come dovete già sapere, queste due cose sono quasi equivalenti, perché l'una non può esistere senza l'altra... O almeno il ricordo di sé non può esistere senza l'attenzione"). L'esercizio della ripetizione di una breve preghiera va associato al respiro e al digiuno, "altrimenti ben presto diventa troppo facile. Voglio dire che risveglia l'attenzione solo all'inizio". Per tale motivo, Ouspensky decise di tentare con una preghiera lunga: il Padre Nostro. Lo scopo restava quello di risvegliare il centro emozionale, ovvero "farlo lavorare più intensamente". Secondo Ouspensky, mentre la ripetizione di una breve preghiera era descritta in diversi testi, quella di una preghiera lunga come il Padre Nostro non era trattata in nessun libro tradizionale, anche se lui poté ascoltare direttamente la descrizione di tale metodo. 
Come scrive Bennett nella sua autobiografia, per conservare il più a lungo possibile l'attenzione, si possono usare diverse lingue o contare le ripetizioni, con le dita o un rosario: "In questo modo la ripetizione non potrà sfuggire all'attenzione". L'idea di questa forma di ripetizione, dice Ouspensky, è "creare una nuova funzione ... che a un certo momento passerà da un centro all'altro, divenendo inconsapevole (quando è nei centri meccanici) e poi nuovamente consapevole, quando giungerà nelle parti superiori dei centri. Questa funzione ... attraversando tutti i centri ... può diventare il mezzo per passare ai centri superiori". Se si mantiene la ripetizione mentre si legge, vuol dire che essa è passata al centro motorio; se mentre si parla, al centro istintivo. "Ma queste capacità sono molto lontane", concluse Ouspensky, anche se Bennett avrebbe poi scritto che in dodici anni sarebbe riuscito a realizzare tutti i passaggi.
Un testo in cui si può leggere Gurdjieff parlare di argomenti simili è Undiscovered Country di Kathryn Hulme. Non ci viene detto con esattezza quali esercizi Gurdjieff assegnasse alle donne della "Cordata", ma poiché andavano effettuati con un rosario da portare sempre con sé, nascosto in tasca, si può ipotizzare che si trattasse della ripetizione interiore di una formula verbale. Il fatto che Gurdjieff additasse come esempi gli orientali che sgranavano rosari al caffè rafforza questa ipotesi. Questi esercizi, scrive Hulme, andavano fatti tutti i giorni, in tutte le condizioni. L'idea del conteggio affiora in questo passaggio: "Non li farete una sola volta... Non li farete cento volte... Li farete mille e una volta, e allora forse qualcosa accadrà. Ora è tutta immaginazione, ma presto o tardi diventerà un fatto, perché il vostro animale è 'law-able', [sensibile alla legge, soggetto alla legge]". Coincidenza: mille volte al giorno era il numero di Padri Nostri che Bennett giunse a ripetere ogni giorno.

Poco prima, a pag. 93, a proposito del pensiero associativo involontario (ovvero dell'immaginazione) Gurdjieff aveva detto: "Non potete mai fermare le associazioni. Finché respirate, le associazioni avvengono: sono automatiche. Pertanto, con questo esercizio non dovete cercare di arrestarle; lasciate che le associazioni fluiscano, ma non siate attive. Con l'altra parte della mente, invece, lavorate a questo nuovo esercizio, che è attivo. Ben presto, scoprirete di avere il principio di un nuovo tipo di 'cervello', e allora l'altra parte diventerà completamente passiva. È molto importante che conosciate il corpo come un tutto, in questo esercizio. Molto importante". La "nuova funzione" di Ouspensky sembra corrispondere al "nuovo cervello" di Gurdjieff.

Che Gurdjieff assegnasse ripetizioni in lingua straniera, lo racconta Louise March a proposito del giovane Michel de Salzmann. 

In conclusione, non sembra inverosimile che Gurdjieff e Ouspensky insegnassero esercizi simili per lo sviluppo dell'attenzione.

Un'ultima osservazione. Tornando a Undiscovered Country, prima di cominciare un nuovo esercizio Gurdjieff faceva giurare che esso non sarebbe stato usato solo per se stessi, ma per tutta l'umanità. Secondo Kathryn Hulme, questo voto di beneficiare tutti attraverso la propria pratica aveva "un effetto potentissimo".


Le fronde onde s’infronda tutto l’orto
dell’ortolano eterno, am’io cotanto
quanto da lui a lor di bene è porto.
 

Pregare incessantemente


Nel 1931 Ouspensky introdusse un nuovo esercizio nei suoi gruppi inglesi, finalizzato a tenere concentrata l'attenzione e impedire le divagazioni mentali: la ripetizione costante di una formula verbale, una preghiera o un'invocazione. Secondo lui, da quando questa pratica era stata introdotta più di mille anni prima nei monasteri ortodossi greci, migliaia di monaci e monache avevano raggiunto stati di illuminazione.
Tra chi lo ascoltava quel giorno, c’era John G. Bennett, che rimase tanto colpito dal nuovo esercizio da farvi ricorso per dodici anni. Egli, per usare le sue parole, apprese a dire il Padre Nostro contemporaneamente in greco e in latino; a impiegare velocità differenti; a ripeterla dentro di sé mentre svolgeva altre attività intellettuali, tipo leggere o parlare; a unirla al respiro. Riusciva a ripeterla fino a mille volte al giorno: essa era divenuta la sua “ancora di salvezza e un grande sollievo”. Nel corso della guerra, questa pratica “ebbe un effetto imprevisto, in quanto rimosse completamente la paura della morte”: “Fintantoché ripetevo la preghiera del Signore, avevo la convinzione di essere immune al pericolo”.
Questa ripetizione incessante di una formula verbale si ispira alla nota esortazione paolina “Pregate incessantemente”. Parlare a se stessi è sempre stato un valido supporto per l’attenzione. È come un giocare d’anticipo con la mente: anziché farci sopraffare dal suo usuale flusso di parole meccaniche, siamo noi a darle delle frasi precise, indirizzandola verso la direzione che vogliamo. Già Epitteto parlava dell'epileghein, ovvero dello "aggiungere alla situazione un discorso interiore". Nel suo caso si trattava di massime morali come "Non adoperarti perché gli avvenimenti seguano i tuoi desideri, ma desiderali così come avvengono", capaci di cambiare la disposizione dell'individuo.
Da quel lontano 1931 la ripetizione incessante di una formula verbale fa parte - in un modo o nell'altro, ora più ora meno - della Quarta Via.
Il pellegrino russo”, il libro più diffuso della spiritualità russa, è dedicato a questa tecnica. Vi troviamo anche una metafora dell’attenzione divisa che mi piace ricordare, perché originale ed efficace. Qualcuno chiede a un insegnante spirituale: “Come faccio a ripetere dentro di me la preghiera di Gesù anche mentre sto svolgendo un’attività intellettuale, tipo parlare a un’altra persona?”. Risposta: “Immagina che un severo ed esigente tiranno ti ordini di comporre un trattato in sua presenza, proprio ai piedi del trono. Sebbene tu possa essere totalmente assorto nel tuo lavoro, la presenza del re, che ha potere assoluto su di te e che ha la tua vita in pugno, non ti permetterebbe per un singolo istante di dimenticare che tu stai pensando, riflettendo e scrivendo non da solo, ma in un luogo che richiede da te un particolare rispetto, venerazione e decoro. Questa fervida consapevolezza della vicinanza del re esprime molto chiaramente la possibilità di essere assorti nella preghiera interiore senza sosta anche durante un lavoro intellettuale” (corsivo mio).
Con questa pratica non ci sono circostanze migliori di altre, ovunque è il posto adatto per “pregare incessantemente”. A quel punto, "gli affari vengono condotti con grande decisione, nelle conversazioni con altre persone ci si attiene alla brevità, in generale si tende al silenzio e non si è più inclini alle parole inutili". Essa sembra avere anche una funzione protettiva, come aveva intuito Bennett durante la seconda guerra mondiale: “Tutti quei problemi ti sono stati evitati grazie … a quella breve preghiera che ti permetteva di innalzare il tuo cuore, ogni giorno, in unione con Dio”, era stato detto al pellegrino russo.
Personalmente, trovo questo aspetto della Quarta Via uno dei più pratici e trasformativi, con l'avvertenza di ricordare che le parole non sono fini a se stesse: “Dio non vuole le nostre parole, ma una mente attenta e un cuore puro”, giacché “la buona parola è argento, ma il silenzio è d'oro”.

Ed elli a me: Questa montagna è tale,
che sempre al cominciar di sotto è grave;
e quant'om più va sù, e men fa male.