Il discorso con cui Ouspensky introdusse l'esercizio della preghiera incessante, riferito da Bennett, sembra essere quello riportato alle pagg. 277-281 di Un nuovo documento.
 Le date non corrispondono, ma gli elementi ci sono tutti: l'uso del 
Padre Nostro, la ripetizione in più lingue, il conteggio e il tentativo 
di mantenere l'esercizio anche mentre si legge e si parla.
Il discorso è l'ultimo del libro 
succitato, prima del "Frammento autobiografico" di chiusura. 
L'esercizio, dice Ouspensky, può aiutare a ricordare se stessi e a 
mantenere l'attenzione ("Come dovete già sapere, queste due cose sono 
quasi equivalenti, perché l'una non può esistere senza l'altra... O 
almeno il ricordo di sé non può esistere senza l'attenzione"). 
L'esercizio della ripetizione di una breve preghiera va associato al 
respiro e al digiuno, "altrimenti ben presto diventa troppo facile. 
Voglio dire che risveglia l'attenzione solo all'inizio". Per tale 
motivo, Ouspensky decise di tentare con una preghiera lunga: il Padre 
Nostro. Lo scopo restava quello di risvegliare il centro emozionale, 
ovvero "farlo lavorare più intensamente". Secondo Ouspensky, mentre la 
ripetizione di una breve preghiera era descritta in diversi testi, 
quella di una preghiera lunga come il Padre Nostro non era trattata in 
nessun libro tradizionale, anche se lui poté ascoltare direttamente la 
descrizione di tale metodo. 
Come scrive Bennett nella sua 
autobiografia, per conservare il più a lungo possibile l'attenzione, si 
possono usare diverse lingue o contare le ripetizioni, con le dita o un 
rosario: "In questo modo la ripetizione non potrà sfuggire 
all'attenzione". L'idea di questa
 forma di ripetizione, dice Ouspensky, è "creare una nuova funzione ... 
che a un certo momento passerà da un centro all'altro, divenendo 
inconsapevole (quando è nei centri meccanici) e poi nuovamente 
consapevole, quando giungerà nelle parti superiori dei centri. Questa 
funzione ... attraversando tutti i centri ... può diventare il mezzo per
 passare ai centri superiori". Se
 si mantiene la ripetizione mentre si legge, vuol dire che essa è 
passata al centro motorio; se mentre si parla, al centro istintivo. "Ma 
queste capacità sono molto lontane", concluse Ouspensky, anche se 
Bennett avrebbe poi scritto che in dodici anni sarebbe riuscito a 
realizzare tutti i passaggi.
Un testo in cui si può leggere Gurdjieff parlare di argomenti simili è Undiscovered Country di
 Kathryn Hulme. Non ci viene detto con esattezza quali esercizi 
Gurdjieff assegnasse alle donne della "Cordata", ma poiché andavano 
effettuati con un rosario da portare sempre con sé,
 nascosto in tasca, si può ipotizzare che si trattasse della ripetizione
 interiore di una formula verbale. Il fatto che Gurdjieff additasse come
 esempi gli orientali che sgranavano rosari al caffè rafforza questa 
ipotesi. Questi esercizi, scrive Hulme, andavano fatti tutti i giorni, 
in tutte le condizioni. L'idea del conteggio affiora in questo 
passaggio: "Non li farete una sola volta... Non li farete cento volte...
 Li farete mille e una volta, e allora forse qualcosa accadrà. Ora è 
tutta immaginazione, ma presto o tardi diventerà un fatto, perché il 
vostro animale è 'law-able', [sensibile alla legge, soggetto alla 
legge]". Coincidenza: mille volte al giorno era il numero di Padri 
Nostri che Bennett giunse a ripetere ogni giorno.
Poco prima, a pag. 93, a proposito del pensiero associativo involontario (ovvero dell'immaginazione) Gurdjieff aveva detto: "Non potete mai fermare le associazioni. Finché respirate, le associazioni avvengono: sono automatiche. Pertanto, con questo esercizio non dovete cercare di arrestarle; lasciate che le associazioni fluiscano, ma non siate attive. Con l'altra parte della mente, invece, lavorate a questo nuovo esercizio, che è attivo. Ben presto, scoprirete di avere il principio di un nuovo tipo di 'cervello', e allora l'altra parte diventerà completamente passiva. È molto importante che conosciate il corpo come un tutto, in questo esercizio. Molto importante". La "nuova funzione" di Ouspensky sembra corrispondere al "nuovo cervello" di Gurdjieff.
Che Gurdjieff assegnasse ripetizioni in lingua straniera, lo racconta Louise March a proposito del giovane Michel de Salzmann.
In conclusione, non sembra inverosimile che Gurdjieff e Ouspensky insegnassero esercizi simili per lo sviluppo dell'attenzione.
Un'ultima osservazione. Tornando a Undiscovered Country, prima di cominciare un nuovo esercizio Gurdjieff faceva giurare che esso non sarebbe stato usato solo per se stessi, ma per tutta l'umanità. Secondo Kathryn Hulme, questo voto di beneficiare tutti attraverso la propria pratica aveva "un effetto potentissimo".
 
Poco prima, a pag. 93, a proposito del pensiero associativo involontario (ovvero dell'immaginazione) Gurdjieff aveva detto: "Non potete mai fermare le associazioni. Finché respirate, le associazioni avvengono: sono automatiche. Pertanto, con questo esercizio non dovete cercare di arrestarle; lasciate che le associazioni fluiscano, ma non siate attive. Con l'altra parte della mente, invece, lavorate a questo nuovo esercizio, che è attivo. Ben presto, scoprirete di avere il principio di un nuovo tipo di 'cervello', e allora l'altra parte diventerà completamente passiva. È molto importante che conosciate il corpo come un tutto, in questo esercizio. Molto importante". La "nuova funzione" di Ouspensky sembra corrispondere al "nuovo cervello" di Gurdjieff.
Che Gurdjieff assegnasse ripetizioni in lingua straniera, lo racconta Louise March a proposito del giovane Michel de Salzmann.
In conclusione, non sembra inverosimile che Gurdjieff e Ouspensky insegnassero esercizi simili per lo sviluppo dell'attenzione.
Un'ultima osservazione. Tornando a Undiscovered Country, prima di cominciare un nuovo esercizio Gurdjieff faceva giurare che esso non sarebbe stato usato solo per se stessi, ma per tutta l'umanità. Secondo Kathryn Hulme, questo voto di beneficiare tutti attraverso la propria pratica aveva "un effetto potentissimo".
Le fronde onde s’infronda tutto l’orto
dell’ortolano eterno, am’io cotanto
quanto da lui a lor di bene è porto.
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