Così fino ad oggi sono sempre in cammino e ripeto incessantemente la Preghiera di Gesù, la cosa più preziosa e dolce che esista per me al mondo. A volte percorro in un solo giorno settanta e più verste senza neppure accorgermi di camminare, tutto concentrato sulla mia preghiera. Quando soffro per il freddo pungente, comincio a recitare più velocemente la preghiera e subito mi riscaldo. Se la fame mi assale, invoco più spesso il Nome di Gesù Cristo e dimentico di aver voglia di mangiare. Quando mi sento male, mi duole la schiena e le gambe, se mi concentro maggiormente sulla preghiera non sento più il dolore. Succede anche che qualcuno mi offenda o mi picchi, ma subito rammento quanto è dolce la Preghiera di Gesù e l’offesa e l’ira scompaiono, senza che me ne ricordi più. Sono divenuto una specie di folle, non ho più preoccupazioni né affanni. Non degnerei di un solo sguardo tutte le vanità del mondo e vorrei vivere sempre in solitudine. Soltanto, per l'abitudine, un unico desiderio mi anima: quello di pregare incessantemente; e quando prego sono molto felice. Dio solo sa che cosa avviene in me! Naturalmente so che tutto questo deriva dai sensi ed è, come diceva il mio defunto starec, un fatto naturale e prodotto dall'esercizio. Ma non ho ancora l’ardire di dedicarmi allo studio della preghiera spirituale nell’intimo del mio cuore, mi sento troppo ottuso e indegno. Perciò attendo l’ora stabilita dalla volontà di Dio, confidando nelle preghiere del mio defunto starec.
Pertanto, anche se non ho ancora raggiunto la spontanea e incessante preghiera del cuore, ho finalmente compreso, grazie a Dio, che cosa significhino le parole dell’Apostolo: pregate incessantemente.
Racconti di un pellegrino russo, p 115
Nessun commento:
Posta un commento