D. Mi interessa la faccenda dell’immaginazione. Suppongo significhi che, nell’impiego comune della parola, si stava usando il significato sbagliato?
R. Nel significato comune di immaginazione manca il fattore più importante, mentre nella terminologia di questo sistema cominciamo con ciò che è più importante. Il più importante fattore in ogni funzione è: “Sta sotto il nostro controllo o no?”. Perciò, quando l’immaginazione è sotto il nostro controllo, non la chiamiamo nemmeno immaginazione; le diamo vari nomi: visualizzazione, pensiero creativo, pensiero inventivo; possiamo trovare un nome per ciascun caso speciale. Ma quando questa viene da sola e ci controlla, sicché siamo in suo potere, allora la chiamiamo immaginazione.
Ancora una volta esiste un altro aspetto dell’immaginazione che ci sfugge nella comprensione ordinaria. Esso è che immaginiamo cose inesistenti: per esempio, capacità inesistenti. Ci attribuiamo poteri che non abbiamo, immaginiamo di essere consci di noi stessi sebbene non lo sia
mo. Abbiamo poteri immaginari, immaginaria consapevolezza di noi stessi, e immaginiamo di essere un ‘io’ unico, mentre in realtà siamo tanti ‘io’ differenti. Esistono parecchie cose del genere che immaginiamo di poter ‘fare’, di avere una scelta; non abbiamo scelta, non possiamo ‘fare’: le cose semplicemente ci accadono.
Perciò, in realtà, immaginiamo noi stessi. Non siamo ciò che ci immaginiamo di essere.
D. C’è qualche differenza tra immaginazione e sogno ad occhi aperti?
R. Se non potete controllare il sognare ad occhi aperti ciò significa che esso fa parte dell’immaginazione; ma non tutto. L’immaginazione ha parecchi aspetti diversi. Immaginiamo stati inesistenti, possibilità inesistenti, poteri inesistenti.
D. Mi potreste dare una definizione di immaginazione negativa?
R. L’immaginare ogni genere di cose spiacevoli, il tormentare se stessi, l’immaginare tutte le cose che possono accadere a voi o ad altri, roba di questo genere; essa prende forme diverse. Alcune persone immaginano svariate malattie, altre immaginano incidenti, altre ancora immaginano sventure.
P. D. Ouspensky, La Quarta Via, pp 16-17
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