D. Non avete parlato dell’identificazione. Posso fare una domanda su di essa?
R. Prego. Ma non tutti i presenti ne hanno sentito parlare, perciò spiegherò un po’. Vedete, quando cominciamo a osservare in particolare le emozioni, ma in realtà anche tutte le altre funzioni, troviamo che tutte le nostre funzioni sono accompagnate da un certo atteggiamento: diveniamo troppo assorbiti dalle cose, troppo persi nelle cose, specialmente quando compare anche il più piccolo elemento emotivo. Ciò è chiamato identificazione. Ci identifichiamo con le cose. Non è una parola molto esatta, ma in inglese non ce n’è una migliore. L’idea di identificazione esiste negli scritti indiani e i Buddisti parlano di attaccamento e non attaccamento. Queste parole mi sembrano ancor meno soddisfacenti per ché, prima di incontrare questo sistema, le ho lette e non le ho comprese, o piuttosto ho compreso, ma ho colto l’idea intellettualmente.
Compresi perfettamente soltanto quando trovai la stessa idea espressa in russo e in greco da primitivi scrittori cristiani. Essi hanno quattro paro le per quattro gradi di identificazione, ma ciò non è ancora necessario per noi. Noi cerchiamo di comprendere l’idea non mediante la definizione ma mediante l’osservazione. E una certa qualità di attaccamento: essere perduti nelle cose.
D. Si perde il senso dell’osservazione?
R. Quando si diviene identificati non si può osservare.
D. Comincia di solito con l’emozione? C’entra in questo la possessività?
R. Sì. Parecchie cose. Essa comincia prima con l’interesse. Siete interessati in qualche cosa e il momento dopo siete in essa e non esistete più.
D. Ma se si pensa e si è consci dello sforzo di pensare, ciò salva dall’identificazione? Non si possono fare le due cose assieme, vero?
R. Sì, ciò salva per un momento, ma il momento successivo arriva un altro pensiero e vi porta via. Non c’è quindi garanzia. Dovete stare sempre in guardia contro di essa.
D. Quali emozioni negative è più facile esaltare?
R. Alcuni sono molto orgogliosi della loro irritabilità o eccitabilità o qualcosa del genere. Amano essere ritenuti dei durissimi. Non esiste praticamente emozione negativa che non possiate godervi e questa è la cosa più difficile di cui rendersi conto. In realtà alcune persone ricavano ogni loro piacere da emozioni negative.
L ’identificazione in rapporto alla gente prende una forma speciale che, in questo sistema, è chiamata considerare. Ma considerare può es sere di due tipi. Quando consideriamo i sentimenti degli altri e quando consideriamo i nostri. Consideriamo principalmente i nostri sentimenti.
Li consideriamo soprattutto nel senso che la gente in qualche modo non ci stima abbastanza o ci sottovaluta, o non è troppo riguardosa con noi. Troviamo parecchie parole per dirlo. Questo è un importantissimo aspetto dell’identificazione da cui è difficilissimo liberarsi; alcuni sono totalmente in suo potere. Comunque, è importante osservare il considerare.
P. D. Ouspensky, La Quarta Via, pp 19-21
Nessun commento:
Posta un commento