Citazioni e passi scelti da:
"Viaggio a Ixtlan" di Carlos Castaneda
Mi mostrò l'importanza cruciale del rapporto reciproco tra il nascondersi e il mostrarsi.
Devi imparare ad esporti e sottrarti deliberatamente. Così com'è ora la tua vita, sei continuamente esposto senza volerlo.
Sottrarsi non significa nascondersi o essere segregati, ma essere
inaccessibili. In altre parole, non fa nessuna differenza nascondersi se
tutti sanno che ti nascondi.
I tuoi problemi di ora nascono proprio da questo punto: quando ti
nascondi, tutti sanno che ti nascondi, e quando non ti nascondi, sei
esposto a tutti quelli che ti vogliono mettere le mani addosso.
A un certo momento della mia vita, come te, mi sono esposto sempre più
finché non mi restava nulla per nulla tranne forse che per piangere. E
questo ho fatto, proprio come te. Ma un giorno ne ho avuto abbastanza e
ho cambiato. Un giorno, quando stavo diventando un cacciatore, ho
imparato il segreto dell'esporsi e del sottrarsi.
Lei se n'è andata per una sola ragione: ti sei esposto troppo.
L'hai perduta perché eri accessibile; eri sempre alla sua portata e la tua vita era meccanica.
L'arte di un cacciatore è diventare inaccessibile. Nel caso di quella
bionda avrebbe significato che dovevi diventare un cacciatore e
incontrarla moderatamente. Non come hai fatto tu. Sei rimasto con lei un
giorno dopo l'altro, finché il solo sentimento che restava era la noia.
E vero?
Essere inaccessibile significa toccare il mondo intorno a te
moderatamente. Non mangiare cinque quaglie; mangiane una. Non
danneggiare le piante solo per costruire un forno da campo.
Non usare e spremere la gente fino a ridurle a nulla, specialmente le persone che ami.
Essere
inaccessibili significa evitare deliberatamente di esaurire te stesso e
gli altri. Significa non essere affamato e disperato, come il povero
bastardo che pensa che non mangerà mai più e divora tutto il cibo che
può, tutte e cinque le quaglie!
Un cacciatore sa di poter sempre attirare la selvaggina nelle sue
trappole, perciò non si preoccupa. Preoccuparsi vuol dire diventare
accessibile, accessibile senza volerlo. E una volta che ti preoccupi ti
afferri a tutto per disperazione; e una volta che ti afferri sei
destinato a esaurire tutto o tutto ciò cui ti afferri.
Ti ho detto che essere inaccessibile non significa nascondersi o
segregarsi. Non significa neppure che tu non debba avere rapporti con
gli altri. Un cacciatore usa il mondo moderatamente e con tenerezza,
senza badare se il mondo possa essere cose, o piante, o animali,
persone, o potere. Un cacciatore tratta intimamente col proprio mondo
eppure è inaccessibile a quello stesso mondo.
Il cacciatore è inaccessibile perché non spreme il mondo fino a
deformarlo. Lo tocca lievemente, rimane quanto deve e quindi si
allontana agilmente, lasciando appena un segno.
https://www.tuttoscorre.net/news/essere-inaccessibile/
lunedì 30 aprile 2018
Tempo nel Lavoro - Gurdjieff
Domanda: Voglio sapere qualcos'altro; quanto tempo bisognerebbe spendere negli esercizi, sul lavoro interiore, quando si è da soli a casa? Vorrei sapere un tempo di base, un’ora, mezzora. Quanto tempo?
Gurdjieff: C’è una regola generale: non bisognerebbe lavorare per più di un terzo del proprio tempo di veglia. Gli altri tre terzi dovrebbero essere passati a vivere automaticamente, come lei è abituato. Per il lavoro, l’altro terzo; solo quello. Mai di più. Cominci da lì. Se lavora per tre ore le può distribuire tra mattina, pomeriggio e sera, ma divida il suo tempo di veglia in tre parti. Due per la vita ordinaria, una per il lavoro. Questa è la regola.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 101
Gurdjieff: C’è una regola generale: non bisognerebbe lavorare per più di un terzo del proprio tempo di veglia. Gli altri tre terzi dovrebbero essere passati a vivere automaticamente, come lei è abituato. Per il lavoro, l’altro terzo; solo quello. Mai di più. Cominci da lì. Se lavora per tre ore le può distribuire tra mattina, pomeriggio e sera, ma divida il suo tempo di veglia in tre parti. Due per la vita ordinaria, una per il lavoro. Questa è la regola.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 101
Non usi questa forza - Gurdjieff
Madame D.: L'esercizio di tenere per me la mia atmosfera mi ha dato una sensazione molto forte della mia presenza. Ma sento questa presenza per un tempo molto lungo, nel corso della giornata, quando l’esercizio è finito. Questo mi aiuta molto in quel che devo fare. Ma lei ha detto che non bisognerebbe mescolare il lavoro con la vita. Dovrei fermare questa cosa?
Gurdjieff: Non usi questa forza. Lasci che la vita scorra come prima. Non mescoli i due stati. Nella vita, non lavori oltre al tempo consacrato in modo particolare agli esercizi.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 99
Gurdjieff: Non usi questa forza. Lasci che la vita scorra come prima. Non mescoli i due stati. Nella vita, non lavori oltre al tempo consacrato in modo particolare agli esercizi.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 99
Bisogna rilassarsi e acquietarsi - Gurdjieff
Gurdjieff Quando è completamente rilassato, faccia l’esercizio, senta il suo “Io” in ogni parte. E ovunque dovrebbe esserci la stessa intensità, la stessa quantità, lo stesso ritmo del respiro. Così che non ci sia differenza da nessuna parte. Una volta che può farlo separatamente in ogni parte, allora può mobilitare l’intero: “Io sono”. Può ripeterlo molte volte. Non filosofeggi. È piuttosto semplice. Si può comprenderlo e farlo bene soltanto una volta che si è completamente rilassati. Molte persone hanno un cattivo carattere e sono nervose. Questo rilassamento le acquieterà e porterà via tutto ciò che in loro è futile e idiota.
Domanda: Ci ha anche dato l’esercizio di trattenere le nostre emanazioni intorno a noi. Beh, non ce la faccio. Ci sono molte cose che mi sfuggono. Il mio pensiero se ne va incessantemente via dalla sfera che cerco di formare. Anche quando sono calmo, disteso, da solo, anche allora le cose sfuggono dalla mia sfera.
Gurdjieff: È un esercizio difficile. Bisogna rilassarsi e acquietarsi. Se si presentano molte associazioni, bisogna continuare a rilassarsi, e mandar via senza pause tutte le associazioni collegate con gli affari, con le cose esteriori. E anche quando si è calmi, non si può farlo completamente tutto in una volta. È solo allora che l'esercizio comincia.
Domanda: Questo esercizio mi ha mostrato che non ho mai saputo come rilassarmi. Questa parola non ha avuto significato per me finora. Il rilassamento dipende dall’intero “Io”, non è solo fisico.
Gurdjieff: Sì, non è solo fisico, è l’intera presenza che è fatta di parti diverse. Quando dico l’intera presenza, intendo l’intero organismo, il sistema nervoso, il meccanismo fisico. Tutto questo, bisogna acquietarlo coscientemente. È possibile solo coscientemente. In modo subconscio si parte con il pensiero associativo in Asia o in America. Si viaggia, si è qui o lì. Provi a non partire con il suo pensiero, nell’immaginazione. Provi: stia qui. Tutto quel che la interrompe lo mandi al diavolo. Anche Dio, l’angelo, il diavolo, tutto al diavolo. Guardi al lavoro di acquietarsi come alla cosa più importante in assoluto. È solo con questo atteggiamento che otterrà un risultato. Arriverà a qualcosa. Ci arriverà solo con la ripetizione, ricominciando da capo un gran numero di volte.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 97-98
Domanda: Ci ha anche dato l’esercizio di trattenere le nostre emanazioni intorno a noi. Beh, non ce la faccio. Ci sono molte cose che mi sfuggono. Il mio pensiero se ne va incessantemente via dalla sfera che cerco di formare. Anche quando sono calmo, disteso, da solo, anche allora le cose sfuggono dalla mia sfera.
Gurdjieff: È un esercizio difficile. Bisogna rilassarsi e acquietarsi. Se si presentano molte associazioni, bisogna continuare a rilassarsi, e mandar via senza pause tutte le associazioni collegate con gli affari, con le cose esteriori. E anche quando si è calmi, non si può farlo completamente tutto in una volta. È solo allora che l'esercizio comincia.
Domanda: Questo esercizio mi ha mostrato che non ho mai saputo come rilassarmi. Questa parola non ha avuto significato per me finora. Il rilassamento dipende dall’intero “Io”, non è solo fisico.
Gurdjieff: Sì, non è solo fisico, è l’intera presenza che è fatta di parti diverse. Quando dico l’intera presenza, intendo l’intero organismo, il sistema nervoso, il meccanismo fisico. Tutto questo, bisogna acquietarlo coscientemente. È possibile solo coscientemente. In modo subconscio si parte con il pensiero associativo in Asia o in America. Si viaggia, si è qui o lì. Provi a non partire con il suo pensiero, nell’immaginazione. Provi: stia qui. Tutto quel che la interrompe lo mandi al diavolo. Anche Dio, l’angelo, il diavolo, tutto al diavolo. Guardi al lavoro di acquietarsi come alla cosa più importante in assoluto. È solo con questo atteggiamento che otterrà un risultato. Arriverà a qualcosa. Ci arriverà solo con la ripetizione, ricominciando da capo un gran numero di volte.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 97-98
Deve rilassare la sua intera presenza - Gurdjieff
Domanda: Ho provato davvero, ma non ci sono riuscito. Non sono riuscito a rilassarmi. Appena cercavo di sentire il mio “Io” nel retro della mia testa, non mi sentivo più rilassato. Non avevo più la sensazione di rilassamento.
Gurdjieff: La ragione è che non si sa rilassare bene. Prima di ogni esercizio, deve prendersi dieci minuti per rilassarsi.
Domanda: Ho provato. Con la faccia ci riesco. Gurdjieff: La faccia è una cosa da poco. Deve rilassare la sua intera presenza, non solo una parte, per calmare
le associazioni.
Domanda: Pensavo bisognasse rilassare una parte dopo l’altra, partendo dall’alto.
Gurdjieff È proprio l'opposto. Deve cominciare coi piedi e risalire. Provi così. Lei comincia con la testa, ed essa si contrae di nuovo e le contrazioni discendono ovunque. Ricominci e si rilassi dai piedi.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 94-95
Gurdjieff: La ragione è che non si sa rilassare bene. Prima di ogni esercizio, deve prendersi dieci minuti per rilassarsi.
Domanda: Ho provato. Con la faccia ci riesco. Gurdjieff: La faccia è una cosa da poco. Deve rilassare la sua intera presenza, non solo una parte, per calmare
le associazioni.
Domanda: Pensavo bisognasse rilassare una parte dopo l’altra, partendo dall’alto.
Gurdjieff È proprio l'opposto. Deve cominciare coi piedi e risalire. Provi così. Lei comincia con la testa, ed essa si contrae di nuovo e le contrazioni discendono ovunque. Ricominci e si rilassi dai piedi.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 94-95
La forza buona è l'angelo - Gurdjieff
Domanda: In seguito non ho più consumato i miei pasti da solo. È molto difficile farlo in pubblico, la mia testa si ribella.
Gurdjieff: Quando una cosa va bene, nell’uomo appare sempre, all’improvviso, qualche fattore di Opposizione. Bisogna lottare. La forza buona è l'angelo. La rivolta è il diavolo. È un processo automatico di lotta. Deve entrare in questo processo automatico e aiutare l'angelo o il diavolo. Lei ha un senso di quel che è l'angelo buono; favorisca l'angelo. Altrimenti si venderà al diavolo.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 92
Gurdjieff: Quando una cosa va bene, nell’uomo appare sempre, all’improvviso, qualche fattore di Opposizione. Bisogna lottare. La forza buona è l'angelo. La rivolta è il diavolo. È un processo automatico di lotta. Deve entrare in questo processo automatico e aiutare l'angelo o il diavolo. Lei ha un senso di quel che è l'angelo buono; favorisca l'angelo. Altrimenti si venderà al diavolo.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 92
L’automatismo è molto forte in lei - Gurdjieff
H.: Monsieur Gurdjieff, talvolta il ricordo di me mi annoia. Attendo con impazienza la fine del tempo che ho stabilito per l’esercizio. È mostruoso. Eppure non riesco a evitarlo. Talvolta sento una meravigliosa pienezza, ma altre volte assolutamente niente. Non posso farci nulla, e quando questo stato viene non so a cosa sia dovuto.
Gurdjieff: Questo prova che l’automatismo è molto forte in lei, che ha molte debolezze, molte cagne, molti ‘risultati da sverginare”. Deve ucciderli. Come si può essere annoiati da una cosa divina?
H.: C’è qualcosa che manca, nel mio ricordo di me.
Gurdjieff: È un sintomo del fatto che ha in lei cose cattive. Tutto questo dev'essere ripulito per diventare degno di fare quest’esercizio. Metta dieci volte più attenzione nel ripulire il suo interno e renderlo degno. Lei non è degno. Ci sono troppe cagne. Capisce cosa chiamo cagne? Diverse cose cristallizzate in lei dalla vita, dall’educazione. Tutti questi risultati giocano il ruolo di fattori che creano associazioni che sorgono continuamente e ci trascinano con esse. Questi fattori sono molti. È impossibile ucciderli direttamente. Ma dobbiamo trasformarli in funzioni. Al momento giusto, uno di quei fattori diventa il suo “To” e la guida. Finché un vero “Io” non viene, il suo posto deve essere tenuto dalla testa — la testa deve giocare il ruolo dell’“Io”.
H.: Monsieur Gurdjieff, come riconoscere queste cagne, come sapere quali sono le peggiori? E allora, bisogna attaccarle, e come? O dovrei continuare con la procedura generale?
Gurdjieff: Generalmente, in ognuno queste cagne sono abituate a vivere intorno ai centri. È il loro posto. I fattori si cristallizzano a seconda del centro predominante. Abbiamo quattro centri, quattro località, quattro villaggi dove queste cagne vivono. In un villaggio sono molti, in un altro meno, in un altro ancora ce ne sono molto poche. In diverse persone ci sono minori o maggiori quantità di cagne in ogni villaggio. Questi villaggi sono: pensiero, sentimento, sensazione e sesso, che è un villaggio molto importante. Una persona ha più cagne in un villaggio, un’altra in un altro. Dipende da quale villaggio ha più abitanti. Il mio consiglio, dato che mi ha chiesto... mi ripeta la sua domanda.
[H. ripete la sua domanda]
Gurdjieff: In generale, per uccidere le cagne affinché non le creino più problemi, e non abbiano più il potere di far presa sul suo “Io”, il mio consiglio è il seguente, e vale per tutti. La prima cosa da fare è liberarsi delle cagne nel villaggio del sesso. Poi negli altri. Ma prima deve liquidare questo animale interiore. In seguito trasferirà la sua attenzione agli altri villaggi. Se conosce questa regola, cercherà di trovare con quale villaggio continuare. Ma come legarle? Prima di tutto si dà il compito di non lasciar mai che le cagne vadano avanti come prima.
Le colpisca una volta sulla testa. Una volta che ha riconosciuto il suo nemico, il suo compito è combatterlo. Forse è il suo vero nemico. Una dopo l’altra, lei conquista queste cagne. E poi passa oltre, a un altro villaggio. In questo modo sconfiggerà gradualmente i suoi nemici. Ripeto, non è questione di ucciderle. Se qualcosa è cristallizzato, è per sempre. Potrebbe anche dimostrarsi una risorsa se la usa come materiale, come funzione. Ma non devono mai avere il controllo, non gli si deve mai permettere di fissare il suo “Io” e prenderne possesso. Questo dovrebbe essere il suo compito. E questo vale per tutti voi qui.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 81-84
Gurdjieff: Questo prova che l’automatismo è molto forte in lei, che ha molte debolezze, molte cagne, molti ‘risultati da sverginare”. Deve ucciderli. Come si può essere annoiati da una cosa divina?
H.: C’è qualcosa che manca, nel mio ricordo di me.
Gurdjieff: È un sintomo del fatto che ha in lei cose cattive. Tutto questo dev'essere ripulito per diventare degno di fare quest’esercizio. Metta dieci volte più attenzione nel ripulire il suo interno e renderlo degno. Lei non è degno. Ci sono troppe cagne. Capisce cosa chiamo cagne? Diverse cose cristallizzate in lei dalla vita, dall’educazione. Tutti questi risultati giocano il ruolo di fattori che creano associazioni che sorgono continuamente e ci trascinano con esse. Questi fattori sono molti. È impossibile ucciderli direttamente. Ma dobbiamo trasformarli in funzioni. Al momento giusto, uno di quei fattori diventa il suo “To” e la guida. Finché un vero “Io” non viene, il suo posto deve essere tenuto dalla testa — la testa deve giocare il ruolo dell’“Io”.
H.: Monsieur Gurdjieff, come riconoscere queste cagne, come sapere quali sono le peggiori? E allora, bisogna attaccarle, e come? O dovrei continuare con la procedura generale?
Gurdjieff: Generalmente, in ognuno queste cagne sono abituate a vivere intorno ai centri. È il loro posto. I fattori si cristallizzano a seconda del centro predominante. Abbiamo quattro centri, quattro località, quattro villaggi dove queste cagne vivono. In un villaggio sono molti, in un altro meno, in un altro ancora ce ne sono molto poche. In diverse persone ci sono minori o maggiori quantità di cagne in ogni villaggio. Questi villaggi sono: pensiero, sentimento, sensazione e sesso, che è un villaggio molto importante. Una persona ha più cagne in un villaggio, un’altra in un altro. Dipende da quale villaggio ha più abitanti. Il mio consiglio, dato che mi ha chiesto... mi ripeta la sua domanda.
[H. ripete la sua domanda]
Gurdjieff: In generale, per uccidere le cagne affinché non le creino più problemi, e non abbiano più il potere di far presa sul suo “Io”, il mio consiglio è il seguente, e vale per tutti. La prima cosa da fare è liberarsi delle cagne nel villaggio del sesso. Poi negli altri. Ma prima deve liquidare questo animale interiore. In seguito trasferirà la sua attenzione agli altri villaggi. Se conosce questa regola, cercherà di trovare con quale villaggio continuare. Ma come legarle? Prima di tutto si dà il compito di non lasciar mai che le cagne vadano avanti come prima.
Le colpisca una volta sulla testa. Una volta che ha riconosciuto il suo nemico, il suo compito è combatterlo. Forse è il suo vero nemico. Una dopo l’altra, lei conquista queste cagne. E poi passa oltre, a un altro villaggio. In questo modo sconfiggerà gradualmente i suoi nemici. Ripeto, non è questione di ucciderle. Se qualcosa è cristallizzato, è per sempre. Potrebbe anche dimostrarsi una risorsa se la usa come materiale, come funzione. Ma non devono mai avere il controllo, non gli si deve mai permettere di fissare il suo “Io” e prenderne possesso. Questo dovrebbe essere il suo compito. E questo vale per tutti voi qui.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 81-84
Lavoro e Energia - Gurdjieff
Madame E: Non ho sonno quando comincio l’esercizio. Poi, improvvisamente, la mia energia viene a mancare.
Gurdjieff: Un’associazione risucchia la sua energia.
Madame E: Si ferma tutto.
Gurdjieff: Non faccia troppo. Faccia meglio per quanto riguarda la qualità, e meno per quanto riguarda la quantità.
Madame F.: Ma già lavoro pochissimo.
Gurdjieff: Faccia tutto poco a poco. Quando lavora coscientemente, o anche coscientemente per metà, questo mangia la sua energia. Ha solo un accumulatore, non dieci. Esso si ricarica quando lei dorme, e poi lei divora l’energia. Se ne va tutta. Non bisognerebbe lasciare che la lampada bruci troppo a lungo.
Madame F.: Bisognerebbe spendere meno energia nella vita esteriore per averne di più per il lavoro.
Gurdjieff: Non ha niente a che fare con questo. Non si preoccupi di ciò. Il lavoro esteriore va avanti piuttosto automaticamente e richiede una quantità minima di energia. Lasci che la vita faccia il suo corso. Tenga la sua energia per il lavoro. Il lavoro richiede una gran quantità di energia.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 79
Gurdjieff: Un’associazione risucchia la sua energia.
Madame E: Si ferma tutto.
Gurdjieff: Non faccia troppo. Faccia meglio per quanto riguarda la qualità, e meno per quanto riguarda la quantità.
Madame F.: Ma già lavoro pochissimo.
Gurdjieff: Faccia tutto poco a poco. Quando lavora coscientemente, o anche coscientemente per metà, questo mangia la sua energia. Ha solo un accumulatore, non dieci. Esso si ricarica quando lei dorme, e poi lei divora l’energia. Se ne va tutta. Non bisognerebbe lasciare che la lampada bruci troppo a lungo.
Madame F.: Bisognerebbe spendere meno energia nella vita esteriore per averne di più per il lavoro.
Gurdjieff: Non ha niente a che fare con questo. Non si preoccupi di ciò. Il lavoro esteriore va avanti piuttosto automaticamente e richiede una quantità minima di energia. Lasci che la vita faccia il suo corso. Tenga la sua energia per il lavoro. Il lavoro richiede una gran quantità di energia.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 79
domenica 29 aprile 2018
Mai usare nella vita i risultati del lavoro - Gurdjieff
P: Monsieur Gurdjieff, ho notato che se ottengo un ricordo molto intenso quando faccio gli esercizi, accade l'opposto nella vita ordinaria; se cerco di recitare un ruolo o di ricordarmi di me quando sono con altre persone, il risultato è molto più superficiale.
Gurdjieff: L’ho spiegato mille volte. Non deve mai usare nella vita i risultati del lavoro, finché questi risultati non sono fissati in lei. Non usi nulla, non speri nulla.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 77
Gurdjieff: L’ho spiegato mille volte. Non deve mai usare nella vita i risultati del lavoro, finché questi risultati non sono fissati in lei. Non usi nulla, non speri nulla.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 77
Acquietare le associazioni - Gurdjieff
Gurdjieff: Aspetti. Non mi disturbi, non mi interrompa. Non l’ha mai fatto così. Le sue spiegazioni me lo dimostrano. Dopo, quando avrà acquietato le sue associazioni, solo allora, cominci l’esercizio, coscientemente, con tutta la sua attenzione e le sue facoltà.
Si raffiguri che è circondata da un’atmosfera. Come la Terra, anche l’uomo ha un’atmosfera che lo circonda da tutti i lati, per un metro, più o meno — fino a un limite. Nell’atmosfera le associazioni e nella vita ordinaria i pensieri producono onde. Si concentra in certi punti, recede; ha movimenti a seconda della direzione che lei le impartisce. Questo dipende dal movimento del suo pensiero. La sua atmosfera viene spostata nella direzione in cui va il suo pensiero. Se pensa a sua madre, che è lontana, la sua atmosfera si muove verso il luogo dove sta sua madre. Quando fa quest’esercizio, si rappresenti che quest’atmosfera ha dei limiti. Per esempio, diciamo, un metro e mezzo. Poi concentri tutta la sua attenzione a impedire all’atmosfera di sfuggire oltre il limite. Non le permetta di andare più in là di un metro o un metro e mezzo. Quando sente che la sua atmosfera si è acquietata, senza onde, senza movimento, allora con tutta la sua volontà la risucchi dentro di sé — si conservi in quest’atmosfera. La tiri coscientemente in sé. Più riesce, meglio è. All’inizio è molto stancante.
Questo è come bisogna fare l’esercizio. Dopo si riposi, mandi al diavolo l’esercizio. Lo ripeta da capo la sera. Questo esercizio è fatto principalmente per permettere di avere uno stato raccolto. È il primo esercizio. È difficile penetrare in se stessi al primo sforzo. Bisogna costringere l’atmosfera a rimanere nei suoi limiti, non permetterle di andare più in là di quanto dovrebbe. È il primo esercizio per avere uno stato raccolto. Quest’esercizio l’ho dato a tutti. Nessuno ha capito così il raccoglimento, né gli ha dato attenzione.
L'ho visto dal modo in cui parlate. Quando sarete riusciti a far questo, sarete in grado di avere uno stato davvero buono, e sarete in grado, se vorrete, di rientrare completamente in voi stessi.
Quando lei dice “Io sono” sentirà che è in sé stessa, sentirà nell’intero corpo — l’eco di “Io” — e quando dice “sono” avrà la sensazione, completamente, che lei è lei. Ma se lei fa per dieci anni “Io sono — Io sono — Io sono” non la porterà a niente, tranne che all’essere un candidato per il manicomio. Faccia quello o niente. Ricominci tutto da capo con quell’esercizio. Questo è il primo esercizio per ricordarsi di sé.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 73-76
Si raffiguri che è circondata da un’atmosfera. Come la Terra, anche l’uomo ha un’atmosfera che lo circonda da tutti i lati, per un metro, più o meno — fino a un limite. Nell’atmosfera le associazioni e nella vita ordinaria i pensieri producono onde. Si concentra in certi punti, recede; ha movimenti a seconda della direzione che lei le impartisce. Questo dipende dal movimento del suo pensiero. La sua atmosfera viene spostata nella direzione in cui va il suo pensiero. Se pensa a sua madre, che è lontana, la sua atmosfera si muove verso il luogo dove sta sua madre. Quando fa quest’esercizio, si rappresenti che quest’atmosfera ha dei limiti. Per esempio, diciamo, un metro e mezzo. Poi concentri tutta la sua attenzione a impedire all’atmosfera di sfuggire oltre il limite. Non le permetta di andare più in là di un metro o un metro e mezzo. Quando sente che la sua atmosfera si è acquietata, senza onde, senza movimento, allora con tutta la sua volontà la risucchi dentro di sé — si conservi in quest’atmosfera. La tiri coscientemente in sé. Più riesce, meglio è. All’inizio è molto stancante.
Questo è come bisogna fare l’esercizio. Dopo si riposi, mandi al diavolo l’esercizio. Lo ripeta da capo la sera. Questo esercizio è fatto principalmente per permettere di avere uno stato raccolto. È il primo esercizio. È difficile penetrare in se stessi al primo sforzo. Bisogna costringere l’atmosfera a rimanere nei suoi limiti, non permetterle di andare più in là di quanto dovrebbe. È il primo esercizio per avere uno stato raccolto. Quest’esercizio l’ho dato a tutti. Nessuno ha capito così il raccoglimento, né gli ha dato attenzione.
L'ho visto dal modo in cui parlate. Quando sarete riusciti a far questo, sarete in grado di avere uno stato davvero buono, e sarete in grado, se vorrete, di rientrare completamente in voi stessi.
Quando lei dice “Io sono” sentirà che è in sé stessa, sentirà nell’intero corpo — l’eco di “Io” — e quando dice “sono” avrà la sensazione, completamente, che lei è lei. Ma se lei fa per dieci anni “Io sono — Io sono — Io sono” non la porterà a niente, tranne che all’essere un candidato per il manicomio. Faccia quello o niente. Ricominci tutto da capo con quell’esercizio. Questo è il primo esercizio per ricordarsi di sé.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 73-76
Bisogna abituarsi a ricordarsi di sé coscientemente - Gurdjieff
Gurdjieff: Lo stato è una cosa e il ricordo di sé un’altra cosa. È un affare della testa. Si ricorda di sé spesso, o sì dimentica di sé spesso?
G.B.: Entrambi. Lo faccio spesso durante il giorno. A volte decido di farlo riposando in modo adeguato; e dimentico. Inoltre, molto spesso, lo faccio senza averlo deciso prima.
Gurdjieff: In altre parole, si dimentica di ricordarsi di sé quando è necessario; ma quando è inutile si ricorda di sé automaticamente. Questo non è per niente il nostro scopo. Bisogna abituarsi a ricordarsi di sé coscientemente. Non avrà successo a meno che non svolga il compito di ricordarsi di sé con la sua intera presenza — per esempio, alle quattro, alle cinque e alle sei, e dica “Io sono”.
Madame D.: Non capisco come sia possibile ricordarsi di sé nella vita. Già nel ricordo di sé nelle migliori condizioni, nel fermarmi, nel calmarmi, raggiungo con così tanta difficoltà una cosa così piccola, che posso dire che non mi ricordo mai di me nella vita.
Gurdjieff: Allora non fa niente coscientemente. Tutto quel che fa, lo fa automaticamente.
Madame D.: Allora cosa devo fare, Monsieur?
Gurdjieff: Si dia un compito: “Tutto o niente”. Se non può farlo, lei è niente. Deve riuscirci.
Madame D.: L'ho fatto.
Gurdjieff: Bisogna prendere come compito il ricordo di sé.
Madame D.: Ma come ricordare sé stessi se anche nelle condizioni migliori non l’ottengo?
Gurdjieff: Peggiori sono le condizioni, migliore è il risultato. È per questo che bisogna fare. Non consideri le condizioni; consideri il momento della decisione. Ogni tre ore, deve assolutamente ricordarsi di sé. Entrare in sé; sentire che esiste con tutta la sua presenza e questo — questo è il suo compito. Poi, lo rompa tutto. Non ci si può sempre ricordare di sé. Quel che conta è farlo coscientemente. Con una decisione automatica non vale niente.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, 70-71
G.B.: Entrambi. Lo faccio spesso durante il giorno. A volte decido di farlo riposando in modo adeguato; e dimentico. Inoltre, molto spesso, lo faccio senza averlo deciso prima.
Gurdjieff: In altre parole, si dimentica di ricordarsi di sé quando è necessario; ma quando è inutile si ricorda di sé automaticamente. Questo non è per niente il nostro scopo. Bisogna abituarsi a ricordarsi di sé coscientemente. Non avrà successo a meno che non svolga il compito di ricordarsi di sé con la sua intera presenza — per esempio, alle quattro, alle cinque e alle sei, e dica “Io sono”.
Madame D.: Non capisco come sia possibile ricordarsi di sé nella vita. Già nel ricordo di sé nelle migliori condizioni, nel fermarmi, nel calmarmi, raggiungo con così tanta difficoltà una cosa così piccola, che posso dire che non mi ricordo mai di me nella vita.
Gurdjieff: Allora non fa niente coscientemente. Tutto quel che fa, lo fa automaticamente.
Madame D.: Allora cosa devo fare, Monsieur?
Gurdjieff: Si dia un compito: “Tutto o niente”. Se non può farlo, lei è niente. Deve riuscirci.
Madame D.: L'ho fatto.
Gurdjieff: Bisogna prendere come compito il ricordo di sé.
Madame D.: Ma come ricordare sé stessi se anche nelle condizioni migliori non l’ottengo?
Gurdjieff: Peggiori sono le condizioni, migliore è il risultato. È per questo che bisogna fare. Non consideri le condizioni; consideri il momento della decisione. Ogni tre ore, deve assolutamente ricordarsi di sé. Entrare in sé; sentire che esiste con tutta la sua presenza e questo — questo è il suo compito. Poi, lo rompa tutto. Non ci si può sempre ricordare di sé. Quel che conta è farlo coscientemente. Con una decisione automatica non vale niente.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, 70-71
Quando le persone ci feriscono - Gurdjieff
Madame Dubeau: Nella vita, quando le persone ci feriscono, bisogna pensare: “Non m'importa, non è dannoso”, oppure difendersi da loro?
Gurdjieff: Un piccolo consiglio: consideri ciascuna di quelle occasioni un modo di lavorare allo scopo di ampliare la sua volontà. È molto facile. Lei sa quali relazioni aveva prima, in maniera automatica. Oggi risponda consciamente, si faccia conoscere in modo conscio.
Madame Dubeau: Ma nello stesso modo?
Gurdjieff: Come preferisce. Bene, male, questo non esiste. Il risultato sarà caricare il suo accumulatore per la prossima dimostrazione. Più lo fa in maniera cosciente, più energia avrà; e ciò che le sembrava impossibile le sembrerà migliore del previsto.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 64
Gurdjieff: Un piccolo consiglio: consideri ciascuna di quelle occasioni un modo di lavorare allo scopo di ampliare la sua volontà. È molto facile. Lei sa quali relazioni aveva prima, in maniera automatica. Oggi risponda consciamente, si faccia conoscere in modo conscio.
Madame Dubeau: Ma nello stesso modo?
Gurdjieff: Come preferisce. Bene, male, questo non esiste. Il risultato sarà caricare il suo accumulatore per la prossima dimostrazione. Più lo fa in maniera cosciente, più energia avrà; e ciò che le sembrava impossibile le sembrerà migliore del previsto.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 64
Non legga mai libri di spiritualità - Gurdjieff
Hignette: Vorrei chiedere come posso essere sicura che sto effettuando il ricordo di me e che sto lavorando con i miei tre centri. Ho capito, in modo teorico, la necessità di questa operazione, ma vorrei sapere se esiste un criterio. [Più tardi] Era più un dubbio che una domanda; non so se valga la pena chiederlo.
Gurdjieff: Ha capito che era una cosa ingenua quella che ha chiesto? Non legga mai libri di spiritualità. Portano dritti alla psicopatia e agli ospedali psichiatrici. Chi ha una domanda da fare?
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 62
Gurdjieff: Ha capito che era una cosa ingenua quella che ha chiesto? Non legga mai libri di spiritualità. Portano dritti alla psicopatia e agli ospedali psichiatrici. Chi ha una domanda da fare?
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 62
Deve sempre ricordare il corpo - Gurdjieff
Dr. Blano: Mentre lavoro ho la sensazione della totale scomparsa del mio corpo fisico. Sento due cose distinte: una che è più vasta delle mie proporzioni solite e di cui non conosco i limiti. L'altra, più interna, più limitata, è capace di dirigermi e non ha una forma precisa, anche se è paragonabile al mio corpo.
Gurdjieff: Quello che lei ha appena detto non somiglia al nostro lavoro. Se continua così ha ottime probabilità di essere presto un candidato per un ospedale psichiatrico. È uno stato che spiritualisti e teosofi conoscono. Smetta immediatamente. Non deve dimenticare che lei è un corpo. Deve sempre ricordare il corpo. Non ha ancora un “Io”, nessun “me”. Non lo dimentichi. Così soltanto può avere un futuro. In seguito il suo corpo dovrà avere un vero “Io”, un vero “me”, come dovrebbe averlo ogni uomo normale. Adesso sente l’assenza del corpo, no?
Dr. Blano: Sì.
Gurdjieff: Beh, deve sentire il suo corpo dieci volte di più. Non è necessario lasciare il corpo. È necessario rafforzarlo. Esistono molte persone come lei: sono psicopatici.
Dr. Blano: Come posso intensificare la sensazione del corpo quando avverto che se ne sta andando?
Gurdjieff: Si lavi la testa sotto l’acqua fredda. Faccia ginnastica difficile. Per esempio, tenga le braccia lateralmente per quindici, venti minuti, una mezz'ora, mentre pensa “Io sono”, “Io voglio essere”. Lo pensi con il corpo. Senta il corpo. Mandi via tutte le associazioni psicopatiche; queste sono malattie, debolezze.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, 59-60
Gurdjieff: Quello che lei ha appena detto non somiglia al nostro lavoro. Se continua così ha ottime probabilità di essere presto un candidato per un ospedale psichiatrico. È uno stato che spiritualisti e teosofi conoscono. Smetta immediatamente. Non deve dimenticare che lei è un corpo. Deve sempre ricordare il corpo. Non ha ancora un “Io”, nessun “me”. Non lo dimentichi. Così soltanto può avere un futuro. In seguito il suo corpo dovrà avere un vero “Io”, un vero “me”, come dovrebbe averlo ogni uomo normale. Adesso sente l’assenza del corpo, no?
Dr. Blano: Sì.
Gurdjieff: Beh, deve sentire il suo corpo dieci volte di più. Non è necessario lasciare il corpo. È necessario rafforzarlo. Esistono molte persone come lei: sono psicopatici.
Dr. Blano: Come posso intensificare la sensazione del corpo quando avverto che se ne sta andando?
Gurdjieff: Si lavi la testa sotto l’acqua fredda. Faccia ginnastica difficile. Per esempio, tenga le braccia lateralmente per quindici, venti minuti, una mezz'ora, mentre pensa “Io sono”, “Io voglio essere”. Lo pensi con il corpo. Senta il corpo. Mandi via tutte le associazioni psicopatiche; queste sono malattie, debolezze.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, 59-60
Rimorso e Depressione - Gurdjieff
Dr. Aboulker: La ricerca del rimorso mi ha portato alla depressione. Devo star facendo l’esercizio nel modo sbagliato. Come dovrei cercare di trovare il rimorso?
Gurdjieff: Per fare esperienza del rimorso è necessario risvegliare la vera volontà di ricordare un vero scopo. Deve distruggere la tranquillità.
Dr. Aboulker: Ho sentito dei lampi di rimorso due o tre volte. Ma non so come farlo succedere. Quando lo cerco intenzionalmente, non ricatturo quella qualità ma trovo il genere che mi deprime.
Gurdjieff: Quando il rimorso viene senza amor proprio, ci dà il desiderio di qualcosa di meglio. Ma quando è mischiato all’amor proprio diventa un peso. L'effetto del vero rimorso è odio per sé stessi, ripugnanza verso sé stessi. Queste due cose costituiscono il vero rimorso di coscienza.
Dr. Aboulker: Una volta, quando l’ho sentito, ne sono stato nauseato, letteralmente.
Gurdjieff: Deve sentirne molto per uccidere il suo nemico. Quando sente questa depressione, dovrebbe fare l'esercizio dell’“Io sono”, e poi non dovrà più temere di diventare depresso. Solo attraverso questo impulso può trascendere la sua nullità. Dovrebbe gioire che un impulso abbia risvegliato in lei una vera volontà di cambiare. Non deve fare tante cerimonie con l’amor proprio. L’amor proprio è il suo più grande nemico. Bisogna punirsi senza pietà contro questa lurida creatura. Non solo lei, ma tutti. Il sentimento di rimorso può rimediare a tutte le cose, a tutti gli errori dei suoi genitori, dei suoi educatori, dei suoi compagni d’infanzia. Deve acquisire la libertà interiore che la renderà degno di diventare un candidato per l’uomo futuro. Mio caro dottore, questo è quel che le consiglio ed è una cosa molto difficile. Non è gradevole, ma non è colpa mia. Se desidera avere un futuro, provi questo nel presente. Più ne fa esperienza, più possibilità ha per il futuro. Deve riuscire a portare il rimorso di coscienza fino a un punto in cui diventa odio di sé e odio del suo passato, dei suoi genitori, del modo in cui è stato allevato. Maledica tutto. Chieda al suo ideale di aiutarla a portare il fardello e diventarne degno. Da un lato maledice il suo passato; dall’altro, in nome del suo futuro, dà la sua parola — contro questa maledizione — di aiutarli [i genitori] quanto più può. Deve raggiungere un punto in cui la coscienza parla in lei senza pietà.
Madame Etievan: Ho avuto esperienza della stessa depressione del dottore, ma non ce l’ho più. Mi trovo a essere com’ero prima.
Gurdjieff: Ho un sospetto: forse si sta abituando a ciò automaticamente. Anche questo è male, un'idea fissa. Non ci si può abituare al rimorso; deve penetrare sino al sé interiore. Se ci si abitua, lo rende automatico; diventa esterno, senza peso, lo fa solo con la sua testa. Sta sprecando il suo tempo. Ricominci in modo più spietato. Deve farlo con i tre centri, non solo con la testa.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 37-39
Gurdjieff: Per fare esperienza del rimorso è necessario risvegliare la vera volontà di ricordare un vero scopo. Deve distruggere la tranquillità.
Dr. Aboulker: Ho sentito dei lampi di rimorso due o tre volte. Ma non so come farlo succedere. Quando lo cerco intenzionalmente, non ricatturo quella qualità ma trovo il genere che mi deprime.
Gurdjieff: Quando il rimorso viene senza amor proprio, ci dà il desiderio di qualcosa di meglio. Ma quando è mischiato all’amor proprio diventa un peso. L'effetto del vero rimorso è odio per sé stessi, ripugnanza verso sé stessi. Queste due cose costituiscono il vero rimorso di coscienza.
Dr. Aboulker: Una volta, quando l’ho sentito, ne sono stato nauseato, letteralmente.
Gurdjieff: Deve sentirne molto per uccidere il suo nemico. Quando sente questa depressione, dovrebbe fare l'esercizio dell’“Io sono”, e poi non dovrà più temere di diventare depresso. Solo attraverso questo impulso può trascendere la sua nullità. Dovrebbe gioire che un impulso abbia risvegliato in lei una vera volontà di cambiare. Non deve fare tante cerimonie con l’amor proprio. L’amor proprio è il suo più grande nemico. Bisogna punirsi senza pietà contro questa lurida creatura. Non solo lei, ma tutti. Il sentimento di rimorso può rimediare a tutte le cose, a tutti gli errori dei suoi genitori, dei suoi educatori, dei suoi compagni d’infanzia. Deve acquisire la libertà interiore che la renderà degno di diventare un candidato per l’uomo futuro. Mio caro dottore, questo è quel che le consiglio ed è una cosa molto difficile. Non è gradevole, ma non è colpa mia. Se desidera avere un futuro, provi questo nel presente. Più ne fa esperienza, più possibilità ha per il futuro. Deve riuscire a portare il rimorso di coscienza fino a un punto in cui diventa odio di sé e odio del suo passato, dei suoi genitori, del modo in cui è stato allevato. Maledica tutto. Chieda al suo ideale di aiutarla a portare il fardello e diventarne degno. Da un lato maledice il suo passato; dall’altro, in nome del suo futuro, dà la sua parola — contro questa maledizione — di aiutarli [i genitori] quanto più può. Deve raggiungere un punto in cui la coscienza parla in lei senza pietà.
Madame Etievan: Ho avuto esperienza della stessa depressione del dottore, ma non ce l’ho più. Mi trovo a essere com’ero prima.
Gurdjieff: Ho un sospetto: forse si sta abituando a ciò automaticamente. Anche questo è male, un'idea fissa. Non ci si può abituare al rimorso; deve penetrare sino al sé interiore. Se ci si abitua, lo rende automatico; diventa esterno, senza peso, lo fa solo con la sua testa. Sta sprecando il suo tempo. Ricominci in modo più spietato. Deve farlo con i tre centri, non solo con la testa.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 37-39
Giuda era un grande iniziato - Gurdjieff
Dr. Aboulker: Ho provato a sentire il rimorso di coscienza, ma ne vengo sopraffatto. Non posso dimenticare che è stato a causa del rimorso che Giuda sì è impiccato.
Gurdjieff: Perché parla di Giuda in questo caso? Cosa sa di Giuda? Era un grande iniziato. Era il secondo discepolo dopo San Giovanni Battista. Tutto ciò che è stato detto su di lui è falso. Se vuol saperlo, è stato anche il maestro di Cristo.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 37
Gurdjieff: Perché parla di Giuda in questo caso? Cosa sa di Giuda? Era un grande iniziato. Era il secondo discepolo dopo San Giovanni Battista. Tutto ciò che è stato detto su di lui è falso. Se vuol saperlo, è stato anche il maestro di Cristo.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 37
Lei è un pezzetto di merde di cane - Gurdjieff
Gerbeau: Si può avere una conoscenza più sottile della propria essenza? Le mie sensazioni si mescolano con una sorta di immaginazione e con sensazioni molto diverse, spesso completamente opposte. Come posso riuscire a farlo meglio?
Gurdjieff: Lei ha un esercizio.
Gerbeau: Non riesco proprio a farlo bene.
Gurdjieff: Forse perché sta pensando ad altre cose; filosofia, fantasia: non ha ancora nessuna essenza. Lei è un cagnetto, un pezzetto di merde di cane.
Gerbeau: È perché la mia attenzione è naturalmente attratta verso cose molto sottili.
Gurdjieff: Si limiti a due per due che fa quattro. Va troppo avanti. Ecco perché questi fraintendimenti.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 33-34
Gurdjieff: Lei ha un esercizio.
Gerbeau: Non riesco proprio a farlo bene.
Gurdjieff: Forse perché sta pensando ad altre cose; filosofia, fantasia: non ha ancora nessuna essenza. Lei è un cagnetto, un pezzetto di merde di cane.
Gerbeau: È perché la mia attenzione è naturalmente attratta verso cose molto sottili.
Gurdjieff: Si limiti a due per due che fa quattro. Va troppo avanti. Ecco perché questi fraintendimenti.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 33-34
Sincerità - Gurdjieff
Denise: La sincerità è compatibile con la spontaneità?
Gurdjieff: Possono andare di pari passo ma è auspicabile che non vadano di pari passo. La spontaneità non è controllata. Non si deve essere sinceri con gli altri ma con sé stessi. Non deve avere fiducia in nessuno, né in sua sorella, né in suo fratello. Lei dev'essere sincera con sé stessa. Quando è sincera con un altro, mette tutte le carte sul tavolo. L'altro le metterà i piedi in testa. Questa sincerità è una malattia. Magari lei dentro non ha niente, ma l’altro immagina che abbia qualcosa. Lo lasci immaginare.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 24
Gurdjieff: Possono andare di pari passo ma è auspicabile che non vadano di pari passo. La spontaneità non è controllata. Non si deve essere sinceri con gli altri ma con sé stessi. Non deve avere fiducia in nessuno, né in sua sorella, né in suo fratello. Lei dev'essere sincera con sé stessa. Quando è sincera con un altro, mette tutte le carte sul tavolo. L'altro le metterà i piedi in testa. Questa sincerità è una malattia. Magari lei dentro non ha niente, ma l’altro immagina che abbia qualcosa. Lo lasci immaginare.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 24
Cagne e Crisi - Gurdjieff
Madame Dubeau: Il mio modo di ragionare a volte mi fa pensare che tutto questo sia un sogno. Quando non ho il desiderio di lavorare, mi dico fra me e me che tutto questo non è vero.
Gurdjieff: Ha in sé diverse cagne. Come “Monsieur Gurdjieff” non posso aiutarla. Potrei come dottore. Però non ho il diritto di esercitare in Francia. Seguo solo pazienti inglesi e americani.
Madame Dubeau: Allora posso anche arrendermi.
Gurdjieff: Deve superare questa crisi. Ora, se ha riconosciuto la sua nullità, può prendere una vera decisione per cambiare qualcosa. Se avessi una pillola per calmarla, non gliela darei. Deve ringraziare la natura che questa crisi abbia avuto inizio, e che abbia avuto inizio così presto. Philippe ha una crisi simile due volte all’anno.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 23-24
Gurdjieff: Ha in sé diverse cagne. Come “Monsieur Gurdjieff” non posso aiutarla. Potrei come dottore. Però non ho il diritto di esercitare in Francia. Seguo solo pazienti inglesi e americani.
Madame Dubeau: Allora posso anche arrendermi.
Gurdjieff: Deve superare questa crisi. Ora, se ha riconosciuto la sua nullità, può prendere una vera decisione per cambiare qualcosa. Se avessi una pillola per calmarla, non gliela darei. Deve ringraziare la natura che questa crisi abbia avuto inizio, e che abbia avuto inizio così presto. Philippe ha una crisi simile due volte all’anno.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, pp 23-24
Come si può pregare? - Gurdjieff
Mademoiselle Dollinger: Nel lavoro si può essere aiutati dalla preghiera? E come si può pregare?
Gurdjieff: Può solo pregare con i suoi tre centri, che è di per sé un esercizio. Quel che mi interessa non è la sua preghiera ma la sua concentrazione, con i tre centri. La sua preghiera non va più in là della sua atmosfera [aura]. Quando la sua preghiera potrà arrivare fino in America, allora sarà in grado di pregare per il Presidente.
Mademoiselle Dollinger: Come si può pregare con i tre centri?
Gurdjeff: Adesso deve fare una cosa seria. Impari, per il bene del futuro, a concentrarsi non solo con un unico centro, ma con tutti e tre. Deve pensare, percepire e sentire. È importante. Per questo ci sono diversi esercizi: preghi, canti, qualunque cosa voglia — si masturbi persino — ma con i tre centri. [Boby ride] Perché ride? Quando uno usa un'espressione forte per farvi capire, non è mai di cattivo gusto. Io uso la parola “merda”, o la parola “masturbazione”, perché sono già fisse in me. Posso usarle senza doverle cercare. Una delle parole del mio vocabolario, alla Madame di S. non piace: “sverginare”. A volte sono capace di parlare molto liberamente, con gli estranei.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 21
Gurdjieff: Può solo pregare con i suoi tre centri, che è di per sé un esercizio. Quel che mi interessa non è la sua preghiera ma la sua concentrazione, con i tre centri. La sua preghiera non va più in là della sua atmosfera [aura]. Quando la sua preghiera potrà arrivare fino in America, allora sarà in grado di pregare per il Presidente.
Mademoiselle Dollinger: Come si può pregare con i tre centri?
Gurdjeff: Adesso deve fare una cosa seria. Impari, per il bene del futuro, a concentrarsi non solo con un unico centro, ma con tutti e tre. Deve pensare, percepire e sentire. È importante. Per questo ci sono diversi esercizi: preghi, canti, qualunque cosa voglia — si masturbi persino — ma con i tre centri. [Boby ride] Perché ride? Quando uno usa un'espressione forte per farvi capire, non è mai di cattivo gusto. Io uso la parola “merda”, o la parola “masturbazione”, perché sono già fisse in me. Posso usarle senza doverle cercare. Una delle parole del mio vocabolario, alla Madame di S. non piace: “sverginare”. A volte sono capace di parlare molto liberamente, con gli estranei.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, p 21
domenica 8 aprile 2018
Arte e Musica - Gurdjieff
“L’arte antica ha un certo contenuto interiore. Nel passato, l’arte aveva lo stesso scopo che hanno attualmente i libri: quello di conservare e trasmettere una certa conoscenza. Nei tempi antichi non si scrivevano libri, ma si incorporava la conoscenza nelle opere d’arte. Se soltanto sapessimo leggerle potremmo trovare molte idee nelle antiche opere d’arte pervenute fino a noi. Lo stesso discorso vale per tutte le altre arti compresa la musica. Le persone dei tempi antichi vedevano l’arte in questo modo”
http://www.gurdjieffitalia.it/movimenti-di-gurdjieff/
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