domenica 29 aprile 2018

Bisogna abituarsi a ricordarsi di sé coscientemente - Gurdjieff

Gurdjieff: Lo stato è una cosa e il ricordo di sé un’altra cosa. È un affare della testa. Si ricorda di sé spesso, o sì dimentica di sé spesso?

G.B.: Entrambi. Lo faccio spesso durante il giorno. A volte decido di farlo riposando in modo adeguato; e dimentico. Inoltre, molto spesso, lo faccio senza averlo deciso prima.

Gurdjieff: In altre parole, si dimentica di ricordarsi di sé quando è necessario; ma quando è inutile si ricorda di sé automaticamente. Questo non è per niente il nostro scopo. Bisogna abituarsi a ricordarsi di sé coscientemente. Non avrà successo a meno che non svolga il compito di ricordarsi di sé con la sua intera presenza — per esempio, alle quattro, alle cinque e alle sei, e dica “Io sono”.

Madame D.: Non capisco come sia possibile ricordarsi di sé nella vita. Già nel ricordo di sé nelle migliori condizioni, nel fermarmi, nel calmarmi, raggiungo con così tanta difficoltà una cosa così piccola, che posso dire che non mi ricordo mai di me nella vita.

Gurdjieff: Allora non fa niente coscientemente. Tutto quel che fa, lo fa automaticamente.

Madame D.: Allora cosa devo fare, Monsieur?

Gurdjieff: Si dia un compito: “Tutto o niente”. Se non può farlo, lei è niente. Deve riuscirci.

Madame D.: L'ho fatto.

Gurdjieff: Bisogna prendere come compito il ricordo di sé.

Madame D.: Ma come ricordare sé stessi se anche nelle condizioni migliori non l’ottengo?

Gurdjieff: Peggiori sono le condizioni, migliore è il risultato. È per questo che bisogna fare. Non consideri le condizioni; consideri il momento della decisione. Ogni tre ore, deve assolutamente ricordarsi di sé. Entrare in sé; sentire che esiste con tutta la sua presenza e questo — questo è il suo compito. Poi, lo rompa tutto. Non ci si può sempre ricordare di sé. Quel che conta è farlo coscientemente. Con una decisione automatica non vale niente.


G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1944-1946, 70-71

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