"La religione, diceva sempre, è un concetto relativo, essa corrisponde al livello di un essere umano; la religione di un uomo può benissimo non convenire ad un altro, ossia la religione di un uomo di un certo livello di essere non si adatta ad un uomo di un altro livello di essere.
"Bisogna comprendere che la religione dell'uomo n. 1, non è la religione dell'uomo n. 2 e che quella dell'uomo n. 3, è pure un'altra religione. Le religioni degli uomini n. 4, n. 5, n. 6, n. 7 sono completamente differenti dalle religioni degli uomini n. 1, 2 e 3.
"In secondo luogo, la religione è: fare. Un uomo non pensa, non sente, soltanto la propria religione, egli la 'vive' più che può; altrimenti non si tratta di religione, ma di fantasia o filosofia. Che gli piaccia o no, egli mostra la sua attitudine verso la religione con i propri atti e non può mostrarla che con i propri atti. Di conseguenza se i suoi atti sono in contraddizione con ciò che è richiesto da una data religione, egli non può affermare di appartenere a quella religione. La grande maggioranza delle persone che si dicono cristiane non hanno diritto alcuno a questo titolo, perché non soltanto non seguono i comandamenti della propria religione, ma pare che non suppongano nemmeno che questi comandamenti debbano essere seguiti.
"La religione cristiana proibisce l'omicidio; e tutti i progressi che abbiamo fatto sono progressi della tecnica dell'omicidio, dell'arte della guerra. Come possiamo dunque dirci Cristiani?
"Nessuno ha il diritto di chiamarsi Cristiano, se non adempie nella sua vita i precetti del Cristo. Un uomo può dire che desidera essere Cristiano, se si sforza di osservare questi precetti. Se non ci pensa neppure, o se ne ride, se li rimpiazza con qualcosa di sua invenzione, o semplicemente li dimentica, non ha alcun diritto di dirsi Cristiano.
"Ho preso l'esempio della guerra perché è il più evidente. Ma senza parlare della guerra, tutto nella nostra vita è così. Le persone si dicono Cristiane, ma senza comprendere che non solo non vogliono, ma che non possono esserlo, perché, per essere Cristiani, non basta desiderarlo, bisogna anche esserne capaci.
"L'uomo, in sé stesso, non è uno, non è Io, è 'noi', o per parlare più rigorosamente, è 'essi'. Tutto deriva da questo. Supponiamo che un uomo voglia, secondo il Vangelo, porgere la guancia sinistra dopo essere stato battuto sulla guancia destra. Ma è uno solo dei suoi 'io' che prende questa decisione, sia nel centro intellettuale come nel centro emozionale. Un 'io' lo vuole, un 'io' se ne ricorda — gli altri non ne sanno niente. Immaginiamo che la cosa avvenga realmente: un uomo è stato schiaffeggiato. Pensate che egli porgerà la guancia sinistra? Mai. Egli non avrà nemmeno il tempo di pensarci. Schiaffeggerà a sua volta l'uomo che l'ha colpito, oppure chiamerà una guardia, oppure fuggirà; il suo centro motore reagirà ben prima che l'uomo si renda conto di cosa sta facendo, come ne ha l'abitudine, come gli è stato insegnato a fare.
"Per poter porgere la guancia sinistra bisogna essere stati istruiti per molto tempo, bisogna essersi allenati con perseveranza perché, se la guancia è offerta meccanicamente, questo non ha ancora nessun valore; l'uomo porge la sua guancia perché non può fare altrimenti".
P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la
testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff,
pp 332-333
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