giovedì 12 gennaio 2017

Essere sempre occupati con qualcosa - Osho

Il secondo: la mente è un processo, non una cosa. La parola “mente” è sbagliata, è una nozione falsa. Quando diciamo “mente” sembra che in noi ci sia qualcosa come una mente. Non c’è nulla di simile! La mente non è una cosa, è un processo. Quindi sarebbe meglio chiamarla “mentare” e non mente. In sanscrito abbiamo una parola, chitta, che significa mentare: non mente, ma mentare, indica un processo.

Un processo non può mai essere silenzioso. Un processo sarà sempre teso; processo significa tumulto. E la mente è sempre in movimento dal passato al futuro. Il passato grava su di lei come un peso, quindi si deve muovere nel futuro.Questo movimento costante è fonte di altra tensione al tuo interno. Se ne diventi troppo consapevole, impazzisci.

Ecco perché siamo sempre occupati con qualcosa; non vogliamo restare disoccupati. Se sei disoccupato, diventi consapevole del processo interiore, del “mentare”, e questo origina tensioni strane e del tutto particolari. Per questo tutti vogliono essere occupati, in un modo o nell’altro. Se non c’è null’altro da fare, rileggi lo stesso giornale più volte. Come mai? Non puoi stare seduto in silenzio? È difficile, perché se ti siedi in silenzio diventi consapevole della tensione assoluta di questo processo al tuo interno.

Ecco perché tutti cercano una via di fuga. L’alcool può dartela: ti rende inconsapevole. Il sesso può dartela: per un istante ti dimentichi completamente di te. La televisione, la musica, qualsiasi cosa con cui puoi dimenticarti di te ed essere così occupato da esistere, senza essere presente, è una via di fuga. Questa continua fuga da se stessi di fatto è dovuta a questo processo che chiamo “mentare”: se non sei occupato a fare alcunché (e questa assoluta disoccupazione è meditazione), se sei assolutamente disoccupato, diventerai consapevole dei tuoi processi interiori. E la mente è il processo essenziale, dentro di te.


Osho, I segreti della trasformazione, pp 54-55

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