"Voi pensate sovente in un modo molto ingenuo, diceva. Voi già credete di poter 'fare'. È vero che sbarazzarsi di questa convinzione è la cosa più difficile per un uomo; ma non comprendete tutta la complessità della vostra struttura interiore, e non vi rendete conto che ogni sforzo, oltre ai risultati desiderati, supposto che ve ne siano, produce migliaia di risultati inattesi, sovente indesiderabili. Infine, dimenticate costantemente (ed è questo l'errore più grave), che non cominciate dal principio, con una bella macchina pulita e nuova. Dietro ognuno di voi vi sono anni di vita falsa o stupida. Avete sempre ceduto alle vostre debolezze, avete sempre chiuso gli occhi sui vostri errori, cercando di evitare tutte le verità sgradevoli, mentendo costantemente a voi stessi, giustificandovi, biasimando gli altri, e così di seguito. Tutto ciò non ha potuto che nuocere alla vostra macchina. La macchina è sporca, arrugginita in molti punti e il suo cattivo funzionamento ha fatto sorgere dei dispositivi artificiali.
"Questi dispositivi artificiali interferiscono ad ogni istante con le vostre buone intenzioni.
"Essi vengono detti 'ammortizzatori'.
" 'Ammortizzatori' è un termine che richiede una spiegazione speciale. Ognuno sa che cosa sono i respingenti dei vagoni ferroviari: degli apparecchi che ammortizzano gli urti. Nell'assenza di questi ammortizzatori, i minimi urti di un vagone contro un altro potrebbero essere molto sgradevoli e pericolosi. Gli ammortizzatori attenuano gli effetti di questi urti e li rendono impercettibili.
"Dispositivi esattamente analoghi esistono nell'uomo. Essi non sono creati dalla natura, ma dall'uomo stesso, benché in modo involontario. La causa della loro apparizione è l'esistenza nell'uomo di molteplici contraddizioni; contraddizioni nelle sue opinioni, nei suoi sentimenti, nelle sue simpatie, in ciò che dice, in ciò che fa. Se un uomo dovesse sentire, durante la sua intera vita tutte le contraddizioni che sono in lui, non potrebbe agire né vivere così tranquillamente. Continuamente si produrrebbero degli attriti in lui, e le sue inquietudini non gli darebbero pace. Noi non sappiamo vedere quanto i differenti 'io' che compongono la nostra personalità sono contraddittori e ostili gli uni agli altri. Se un uomo potesse sentire tutte queste contraddizioni, sentirebbe ciò che è realmente. Sentirebbe che è pazzo. E non è gradevole per nessuno sentirsi pazzo. In più, un tale pensiero priva l'uomo della fiducia in sé stesso e indebolisce la sua energia, esso lo frustra nel 'rispetto di sé stesso'. In un modo o in un altro, bisogna dunque che egli controlli questo pensiero o lo bandisca. Egli deve, o distruggere le sue contraddizioni, o cessare di vederle e di sentirle. L'uomo non può distruggere le sue contraddizioni. Ma se gli 'ammortizzatori' si formano in lui, può smettere di sentirle; non sentirà più gli urti che risultano da punti di vista contraddittori, da emozioni e parole contraddittorie.
"Gli 'ammortizzatori' si formano per gradi, lentamente. Un gran numero di essi sono creati artificialmente dall'educazione. Altri devono la loro esistenza all'influenza ipnotica dell'ambiente. L'uomo è circondato da persone che parlano, pensano, sentono, vivono tramite i loro 'ammortizzatori'. Imitandoli nelle loro opinioni, nelle loro azioni e nelle loro parole, crea involontariamente in sé stesso degli "ammortizzatori" analoghi, che gli rendono la vita più facile. Perché è molto duro vivere senza 'ammortizzatori'. Ma essi gli impediscono ogni possibilità di sviluppo interiore, sono fatti per smorzare i colpi, ma i colpi, e solo i colpi, possono tirar fuori un uomo dallo stato nel quale vive, cioè svegliarlo; gli 'ammortizzatori' cullano il sonno dell'uomo, e gli danno la gradevole e pacifica sensazione che tutto va bene, che le contraddizioni non esistono, e che può dormire in pace. Gli 'ammortizzatori' sono dei dispositivi che permettono all’uomo di aver e sempre ragione; essi gli impediscono di sentire la sua coscienza.
P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff, pp 172-173
Nessun commento:
Posta un commento