« La vita » continuò « è come una spada a due tagli. Nel tuo paese, pensate che la vita sia solo per il piacere. C'è un detto da voi, "la ricerca della felicità", e questo dimostra che la tua gente non comprende la vita. La felicità non è nulla, è solo l'altra faccia dell'infelicità. Ma nel tuo paese, ormai quasi in tutto il mondo, la gente vuole solo la felicità. Anche altre cose sono importanti: soffrire è importante perché anche la sofferenza è parte della vita, una parte necessaria. Senza soffrire non si può crescere, ma quando si soffre, si pensa solo a se stessi, si compiange se stessi, si desidera non soffrire perché la sofferenza fa desiderare di fuggire dalla cosa che ci fa star male. Quando si soffre, si prova solo autocommiserazione. Ma non è così per un vero uomo. Il vero uomo prova anche la felicità, a volte, la felicità vera; ma quando sente la vera sofferenza, non cerca dentro di sé di respingerla. L'accetta perché sa che è propria dell'uomo. Si deve soffrire per conoscere la verità su se stessi; si deve imparare a soffrire volontariamente. Quando arriva la sofferenza, l'uomo deve renderla intenzionale, deve sentirla con tutto il suo essere; deve volere che essa lo aiuti a diventare consapevole, che lo aiuti a comprendere.
Tu hai sofferto solo fisicamente, nel corpo, a causa della gamba. Anche questa sofferenza può aiutarti se conosci il modo di usarla per te stesso. Ma la tua sofferenza è stata come quella di un animale, non è stata importante. Con altre, sofferte nella totalità del proprio essere, c'è la possibilità di capire che tutti soffrono in questo mondo, c'è anche la possibilità di capire come nella vita si dipenda dalla Natura, da altre persone, da ogni cosa, per un aiuto. Non si può vivere soli. La solitudine - non l'isolamento, che è un male - dico la solitudine, può essere un bene per l'uomo, è essenziale alla vita, ma è anche necessario imparare a non vivere soli perché la vita reale dipende da altri esseri umani e non solo da se stessi. Ora, tu sei ancora un ragazzo, non puoi capire le mie parole, ma ricorda questo; ricordalo per i momenti in cui non mi ringrazierai per averti salvato la vita ».
Fritz Peters, La mia fanciullezza con Gurdjieff, pp 108-109
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