Non fui troppo sorpreso quando venni a sapere che il titolo del primo libro di Gurdjieff era Beelzebub's Tales to His Grandson or An Impartial Objective Criticism of Man: l'idea che il critico fosse il diavolo - o Belzebù non mi stupì. Quando Gurdjieff affermava che Cristo, Buddha, Maometto e altri profeti simili a loro erano « messaggeri degli dei » che in definitiva avevano fallito, potevo accettare la teoria implicita che fosse giunto il momento di offrire anche al diavolo la sua opportunità.
Come adolescente, non mi ero fatto un'opinione così positiva del mondo da trovar difficile accettare il verdetto di Gurdjieff « tutto è confuso » o « rovesciato », il che significava dire, nella mia personale traduzione, che tutto era un gran pasticcio. Ma se i già citati profeti avevano, per qualche ragione, « fallito », quale sicurezza poteva mai esserci che Gurdjieff (o Belzebù) fosse avviato al successo?
Fritz Peters, La mia fanciullezza con Gurdjieff, pag 136
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