La leggenda, come la favola, è una sua riduzione. In particolare, la prima è l'applicazione del mito a persone ed eventi umani. Un personaggio dotato di straordinarie valenze, un personaggio che "sa" o che "può", un capo, un sovrano, uno stregone, un mago, un guerriero, un eroe, mi appaiono dotati di qualità sovrumane, e io attribuisco loro le caratteristiche della divinità, li elevo al di sopra della sfera umana. La favola, invece, è una sorta di schema, di promemoria, ancora una volta un filo di Arianna che mi permette di ricostruire il mito, la cosmogonia. Aggiungo che la favola si presta a un'utilizzazione, che anzi è l'utilizzazione del mito, per esempio a esaltazione di sovrani e potenti. Il sovrano si dichiara, assai spesso, inviato dal cielo, figlio di dei, prescelto dalle potenze superne per portare il bene agli uomini (ma anche il male, punendoli o schiacciandoli a proprio piacimento). Il sovrano, in altre parole, si traveste con gli abiti del mito, inventa una favola che gli serve da giustificazione. A ben guardare, il potere non è che favola.
Mircea Eliade
Francesco Saba Sardi, Il grande libro delle religioni, pp 23-24
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