[..] Nelle società industriali, in cui si è in grado di ovviare alle inclemenze atmosferiche (regolando il regime delle acque, riscaldando le case, producendo industrialmente viveri, fornendo macchine per ogni necessità e via dicendo), ci si persuade di non dipendere affatto dal destino, cioè dai capricci di dei e spiriti, da
imperscrutabili decreti, ma di essere capaci di decidere in larga misura della sorte umana, e magari di riuscire a vincere malattie e morte. E a questo punto, le divinità e gli spiriti, la sfera del sacro, non occorrono più o assumono importanza secondaria. La religione, in tal caso, resta destinata unicamente agli “ingenui” che continuano ad aver fede nell’aldilà o che sono legati alle tradizioni. Insomma, si riduce all’esteriorità del culto. Nei nostri paesi, pochi vanno in chiesa, pochi pregano - ma molti continuano ad aver paura della morte e a pensare che "qualcosa" esiste al di fuori di noi.
Mircea Eliade
Francesco Saba Sardi, Il grande libro delle religioni, p 22
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