Lei ritiene che gli stessi atteggiamenti religiosi sussistano
in tutte le culture, comprese quelle moderne, che almeno
in apparenza sono laiche?
Bisogna intendersi
sul significato di “laico”. Il laico ritiene che tutto
si possa spiegare senza far ricorso al sacro. Vita e morte,
a suo avviso, sono frutto di fenomeni chimico-fisici, e se
qualcosa sfugge alla nostra comprensione è solo perché
ancora non si sono svelati i segreti del mondo naturale, ma
prima o poi si riuscirà a penetrarli. In tal modo, il mondo
viene desacralizzato, o per meglio dire il sacro viene
accantonato, viene nascosto travestito da profano. Il laico ritiene di poter tutto
“spiegare”, oggi o in un futuro ancora
inimmaginabile. Invece il “primitivo”,
legato alla concezione del sacro, almeno
all’inizio non “spiega” nulla: si limita a
costatare. In un secondo tempo l’uomo
pretende di penetrare, con la mente, nella
sfera del sacro, la “esplora” convinto
dell’identità di una parte di sé con dei e
spiriti, e organizza l’aldilà proiettandovi i
propri principi sociali, con una gerarchia di
dei e spiriti, con figure divine che
corrispondono ai suoi re, sacerdoti, strutture
familiari e costumanze, oppure a
concetti astratti (bellezza, forza eccetera); in
una fase ancora successiva, resosi conto
dell’enorme divario tra umanità e divinità
(legate tuttavia dalla “parentela”,
l’una essendo la creazione dell’altra, e la
prima possedendo una scintilla divina,
l’anima), tenderà eventualmente a creare una teologia (cioè una descrizione di dio), magari in termini astratti, senza
attribuire più all’aldilà aspetti umani, ma
immaginando remotissimi,
imperscrutabili, inavvicinabili dei. Potrà anche
accadere che miri a far confluire tutte le
divinità in una sola, un dio unico. Sarà allora
il monoteismo (dio unico) contrapposto al
politeismo (molteplicità di dei). E
accaduto in Occidente, non però in India né
in Giappone, anche se in tutte le società
agricole e industriali esiste per lo meno il
concetto di una divinità suprema.
Mircea Eliade
Francesco Saba Sardi, Il grande libro delle religioni, pp 20-21
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