lunedì 13 novembre 2017

Esercizi sullla non immaginazione - Gurdjieff

Pom: Posso fare una domanda?

Gurdjieff: Se lo desidera. Questa e la prima volta che parla, vero?

Pom: Vorrei sapere cosa fare per impedire, al di fuori del lavoro che dura per un certo periodo di tempo, alla mia immaginazione di prendere il largo?

Gurdjieff: Bene, per questo le darò un consiglio molto semplice e molto ordinario. Anche lei è sulla strada giusta. Quello che sto per dirle è una cosa molto semplice. Comprendere logicamente non le darà assolutamente nulla. Tra un po’ capirà che l’unico consiglio adatto è quello che le sto dando ora. Durante il suo tempo libero, conti: uno, due, tre, quattro, cinque, sei, fino a cinquanta. Poi: cinquanta, quarantanove, quarantotto, quarantasette, quarantasei, eccetera, finché non torna al punto di partenza. Tutto il tempo. E se lo fa sette volte, cinque o dieci minuti, si sieda, si rilassi e dica a sé stesso: “Io sono”, “lo desidero essere”, “Io posso essere”, “Non usare tutto questo per essere malvagio, ma buono”, “Aiuterò il mio prossimo quando sarò. lo sono”. Dopodiché, conti ancora. Ma consciamente, non automaticamente. Lo faccia durante tutto il tempo libero che ha. La prima volta le sembrerà assurdo. Ma quando lo avrà fatto per due o tre settimane, mi ringrazierà con tutto il cuore. Ha capito?

Pom.: Molto bene.

Gurdjieff: Non le do nient’altro. Conosco mille altre cose, ma ora le do solo questa semplice cosa. [Agli altri] E questo lo salverà. La sua intera vita cambierà e fino all’ora della sua morte mi ringrazierà, non mi dimenticherà mai. Faccia quello che le ho detto, e questo è tutto.


[..]
Jac: Monsieur Gurdjieff, poco fa sono stato molto colpito dalla domanda di Pom e dalla sua risposta. Nella mia vita, che di solito è molto attiva e molto triviale, osservo quanto poco spazio ci sia per il lavoro. Fin troppo spesso mi sento perso. Il che è normale. Ma quel che è meno normale è che sono attaccato, identificato con questo trambusto, questa trivialità che si addice così esattamente a me, al me ordinario, l’individuo che è più forte in me. E le chiedo se non dovrei forse applicare al mio caso il suggerimento che ha dato a Pom, perché credo che contenga qualcosa di chiaro e semplice che mi tirerà fuori dalla gabbia per scoiattoli in cui giro tutto il tempo.

Gurdjieff: Non la aiuterebbe per nulla. È difficile contare a quel modo: uno, due, tre, fino a cinquanta. Le darò qualcosa di ancora più semplice. Ha una famiglia. Un padre? Una madre? Un fratello?

Jac: E una sorella.

Gurdjieff: Anche una sorella: cinque persone. A partire da domani mattina, prenda questo come compito: ogni dieci minuti, poco meno o poco più, circa dieci minuti — è lo stesso per me se sono otto o dodici — ricordi suo padre, dieci minuti dopo sua madre, eccetera. Se ne ricordi e li rappresenti a sé stesso. E quando ha finito con tutti e quattro, dieci minuti dopo, “Io sono”, “Io desidero essere”, con il sentire tutta la sua presenza. E dieci minuti dopo ricominci: suo padre, sua madre, eccetera. E in tal modo dovrebbe trascorrere il suo tempo. È più semplice così. Capisce? Ad ogni modo, deve avere una idea fissa. Ogni volta che pensa a sua madre, pensi che lei è qui, con orecchini d’argento alle sue orecchie, di poco valore; e dia la sua parola a sé stesso che quando sarà cresciuto e guadagnerà dei soldi si darà il compito di comprare per lei orecchini d’oro. [A Madame Et.] Il dieci per cento per me. [A far] Mi ha capito?


G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, pp 140-141, 147-148

Nessun commento:

Posta un commento