Mi resi conto che anche questo bonzo in verità non aveva parlato d‘altro. Tutti uguali, questi veggenti, monaci o no! Tutti presi solo a cercare risposte sulla materialità della vita, come fossero intonati sui loro clienti per i quali i soldi sono l’unica grande ossessione, l’unico scopo dell’esistenza.
Rientrammo in macchina a Bangkok, attraverso la solita città cinese con le sue migliaia di botteghe, una accanto all’altra; ciascuna con dietro il banco o dietro la cassa un cinese che alla sorte chiede solo di essere ricco. Mi rendevo conto che fino a quel momento nessuno degli indovini che avevo visto aveva mai usato la parola felicità, come se questa fosse inesistente, o irrilevante. O forse irraggiungibile? Strano che importi così poco a tanta gente!
Tiziano Terzani - Un indovino mi disse, p 113
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