venerdì 10 novembre 2017

I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce - Luca 16,1-8

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,1-8.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.
Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.
L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno.
So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo:
Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.
Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». 




Meditazione del giorno:

San Giovanni Maria Vianney (1786-1859), sacerdote, curato d'Ars
Pensieri scelti del Santo curato d'Ars

Raccogliamo tesori eterni

Il mondo passa; e noi con lui. I re, gli imperatori, tutto passa. Ci si inabissa nell'eternità da cui non si torna più. Non c'è che una sola cosa da fare: salvare la propria povera anima. I santi non erano attaccati ai beni della terra; non pensavano che a quelli del cielo. La gente del mondo, al contrario, non pensa che al presente.

Occorre fare come i re. Quando stanno per essere deposti dal trono, mandano avanti i loro tesori; questi tesori li aspettano. Così un buon cristiano manda tutte le sue buone opere alla porta del cielo. (...)

La terra è un ponte per oltrepassare l'acqua; non serve che a sostenere i piedi... Siamo in questo mondo, ma non siamo di questo mondo, poiché diciamo ogni giorno: "Padre nostro che sei nei cieli..." Bisogna dunque che attendiamo la ricompensa quando saremo "a casa nostra" nella casa paterna.



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