lunedì 30 ottobre 2017
Io so' che Dio esiste - Jung
(da Jung parla – Interviste e incontri edito da Adelphi )
«Jung (…) definisce anche la sua posizione rispetto alle religioni. (la parola che userà in questo contesto sarà – in latino – “religere”).
Questa parola è latina, perché si tratta di segnare chiaramente la distanza nei confronti del lessico, e quindi della posizione, dei Padri della Chiesa, che invece parlano di “religare”. Il loro “religare” significa infatti esplicitamente che essi cercano e tendono a “ri-legarsi”, a “legarsi di nuovo”, a “riallacciarsi” – ma a che cosa? a chi? – Per loro, ovviamente, a Dio prima di tutto, il Dio della loro fede e delle loro credenze.
Jung invece attinge il suo religere, o relegere, da una fonte del tutto diversa, poiché lo trova espressamente in Cicerone, in cui significa “osservare, considerare, riconsiderare riflettere” (re-legere), ossia dedicare tutte le proprie cure e al tempo stesso un’attenzione aperta e interrogativa a un avvenimento che sopraggiunge, a un’azione intrapresa o alla condotta della vita.
L’etimologia è molto diversa, anche il contesto lo è, e la prospettiva ancor di più. Con questo relegere di Cicerone che Jung predilige, al quale tiene fortemente, ci si ritrova in un modo di procedere del tutto empirico (…)»
(IL MUSERO IMMAGINARIO DI C.G.Jung – di Christian Gaillard, Edizioni Moretti e Vitali, p.15)
http://www.jungitalia.it/2013/12/01/jung-e-il-suo-rapporto-con-la-religione/
Sulla Chiesa Cattolica e la Pietà - Oscar Wilde
«Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L’aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni”
«Il Credo di Cristo non ammette dubbi e che sia il vero Credo io non ho dubbi. Naturalmente il peccatore deve pentirsi. Ma perché? Semplicemente perché altrimenti sarebbe incapace di capire quanto ha fatto. Il momento della contrizione è il momento dell’iniziazione. Di più: è lo strumento con cui muta il proprio passato».
«La pietà è un sentimento meraviglioso, che prima non conoscevo […] Sapete quale nobile sentimento sia la pietà? Ringrazio Dio, sì, ogni sera ringrazio Dio in ginocchio di avermela fatta conoscere. Sono entrato in prigione con il cuore di pietra; non pensavo che al mio piacere… Ora il mio cuore si è aperto alla pietà. Ho capito che la pietà è il sentimento più profondo, più bello che esista. Ed ecco perché non serbo rancore verso chi mi ha condannato, né per nessuno dei miei detrattori: è merito loro se ho imparato cos’è la pietà».
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https://www.informarexresistere.fr/oscar-wilde-licona-gay-era-un-fervente-cattolico/
domenica 29 ottobre 2017
Contro chi lottiamo? - racconto sufi
Traduzione dallo spagnolo di Rita Napoli e Mario Fabi
La storia raccontata è di un vecchio anacoreta o eremita, vale a dire, una di quelle persone che per amore di Dio si rifugia nella solitudine del deserto, della foresta o in montagna per dedicarsi esclusivamente alla preghiera e alla penitenza.
Si lamentava sempre di aver troppo lavoro. La gente chiese come poteva essere che in quella solitudine ci fosse tanto lavoro.
Egli rispose: "Devo domare due falchi, badare a due aquile, mantenere quieti due conigli, stare attento ad un serpente, caricare un asino e sottomettere un leone."
Noi non vediamo animali nei pressi della grotta in cui vivi. Dove sono tutti questi animali?
Allora l'eremita diede una spiegazione che tutti capirono.
È perché questi animali li hanno tutti gli uomini, anche voi.
- I due falchi, si gettano su tutto quello che gli si presenta loro, buono e cattivo. Devo domarli affinché si fermino solo su una buona presa, SONO I MIEI OCCHI.
- Le due aquile con i loro artigli feriscono e annientano. Devo insegnare loro a mettersi solo al servizio e aiutino senza far male, SONO LE MIE DUE MANI.
- E i conigli vogliono andare dove vogliono, altri fuggono e schivano le cose difficili. Devo insegnare loro a essere tranquilli anche se c'è una sofferenza, un problema o qualsiasi cosa che non mi piace, SONO I MIEI PIEDI.
-La cosa più difficile è quello di stare attenti al serpente, anche se è chiuso in una gabbia di 32 canne. Sempre pronto a mordere ed avvelenare quelli che sono vicini non appena si apre la gabbia, se non la controllo strettamente, fa male, È LA MIA LINGUA.
-L'asino è molto testardo, non vuole compiere il suo dovere. Finge di essere stanco e non vuole portare il suo carico di tutti i giorni, È IL MIO CORPO.
-Infine, ho bisogno di domare il leone, vuole essere il re, vuole sempre essere il primo, è vanitoso e orgoglioso, È IL MIO CUORE.
sabato 28 ottobre 2017
Ribellarsi per sopravvivere - Osho
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venerdì 27 ottobre 2017
Solitudine e Moltitudine - Nietzsche
nella moltitudine lo divorano i molti.
Ora scegli.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
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La cena del mago - Shah
- Prima di cenare, disse - facciamo alcuni passatempi
L'idea piacque a tutti e il mago fece uno spettacolo di prima classe, dove prendeva conigli dai cappelli, bandiere che apparivano nell'aria e cose che si trasformavano in altre. La gente era affascinata. Il mago chiese: - Volete cenare ora o volete più intrattenimento?
Tutti chiesero più trucchi perché non avevano mai visto niente del genere. Così il mago si trasformò in una colomba, poi in un falco e poi in un drago. La gente impazziva di eccitazione.
Gli domandò di nuovo e chiesero di più e di più ricevettero. Poi chiese loro se volevano mangiare e dissero di si. Il mago allora fece credere loro che stessero mangiando distraendoli con molti trucchi mediante i suoi poteri. La cena immaginaria e i trucchi continuarono tutta la notte. Quando stava per albeggiare, alcuni dissero: - Dobbiamo andare al lavoro.
Allora gli fece immaginare che andavano a casa loro e si preparavano per andare al lavoro e che davvero facevano le loro solite attività. E così, ogni volta che qualcuno diceva che doveva fare qualcosa, il mago gli faceva pensare che lo stesse facendo e poi tornava alla cena del mago.
Col tempo, il mago aveva tessuto un tale incantesimo sulla gente del villaggio che tutti lavoravano per lui, mentre credevano di continuare con le loro vite. Quando si sentivano preoccupati, gli faceva pensare che fossero tornati a cena a casa loro, e questo gli dava piacere e li faceva dimenticare.
E che ne é stato del mago e della gente del villaggio? Questo non si può dire; è qualcosa di cui non si può parlare, perché lui è ancora occupato, e quasi tutte le persone sono ancora sotto il suo incantesimo.
"Cercatore della verità" di Idries Shah
mercoledì 25 ottobre 2017
Sforzi - Aivanhov
Con la scusa che esistono innumerevoli macchine, apparecchi o prodotti per evitare di compiere sforzi e per fare tutto al loro posto, i nostri contemporanei sprofondano sempre più nella pigrizia fisica e mentale. Quanti movimenti, quanti esercizi di resistenza o di volontà non vengono più eseguiti dalle persone da quando ci sono automobili, ascensori, lavatrici, calcolatrici, computer… e medicinali! Certo, apprezzo tutti questi progressi, poiché anch’io beneficio dei vantaggi che procurano. La questione è che se gli esseri umani non sono vigili, si abitueranno a non fare più sforzi, e aspetteranno sempre la scoperta di un nuovo apparecchio o di un nuovo prodotto che fornirà loro ancora altre comodità, fino alla completa paralisi della loro volontà. Ora, per il proprio corretto sviluppo, ciascuno deve fare degli sforzi ogni giorno e dunque non interrompere mai certe attività fisiche, ma soprattutto mentali, psichiche. In qualunque campo, non ci si deve mai lasciar andare alla comodità.
Omraam Mikhaël Aïvanhov
La leggenda dei maghi neri di Atlantide
Solo un mito? Può darsi. Un mito, tuttavia, che reca una lezione valida anche per l'oggi: mai permettere ai maghi neri di governare il mondo. Essi lo faranno precipitare nell'abisso, come successe ad Atlantide, come può succedere anche all'attuale civiltà umana.
Thomas Cole, "Il corso di un impero"
https://federicafrancesconi.blogspot.it/2017/08/una-lettura-non-convensionale-della.html
La lotta dei maghi - Gurdjieff
[..] Gli allievi tornano ai loro posti e riprendono le loro occupazioni. Il Mago cammina nella stanza, andando da qualche allievo per esaminarne il lavoro e dare istruzioni adatte. Poco dopo dice qualcosa a tutti gli allievi e ritorna al suo trono.
Immediatamente gli allievi lasciano il loro lavoro e si mettono in fila, e al segnale del Mago fanno vari movimenti che somigliano a danze. L'assistente del Mago si aggira tra loro e corregge le loro posture e movimenti.
Queste ' danze sacre ' sono considerate essere uno dei soggetti principali di studio in tutte le scuole esoteriche d'Oriente, sia nell'antichità che al giorno d’oggi. I movimenti in cui consistono queste danze hanno un duplice scopo: esprimono e contengono un certo sapere e, allo stesso tempo, servono da metodo per raggiungere uno stato armonico dell'essere. Le combinazioni di questi movimenti esprimono diverse sensazioni, producono varie gradazioni di concentrazione del pensiero, creano sforzi necessari in diverse funzioni e mostrano i limiti possibili di forza individuale.
[..] Come tu hai visto, questo è quello che puoi mietere. Le azioni del presente determinano il futuro; tutto quello che è bene e tutto quello che è male; entrambi sono il risultato del passato. E’ il dovere di ogni uomo in ogni momento del presente preparare il futuro, migliorando il passato. Questa è la legge del fato. E ‘Possa la sorgente di tutte le leggi essere benedetta ’.
[..] Il Mago alza la mano destra in aria. Guarda verso l’alto e sussurra queste parole come in una preghiera:
‘Signore Creatore, a tutti i Suoi assistenti, aiutateci ad essere capaci a ricordarci di noi tutto il tempo per fare si che possiamo, evitare azioni involontarie perché solo attraverso di esse può il male manifestarsi.
Tutti cantano ‘Forze trasformatevi per essere ’.
Il Mago ancora li benedice con entrambe le mani e dice ‘Possa la riconciliazione, speranza, diligenza e giustizia essere sempre con voi tutti ’.
Tutti cantano ‘Amen’.
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/gurdjieff/maghi.htm
domenica 22 ottobre 2017
Il Raggio di Creazione e l'Uomo - Gurdjieff
[..]
La macchina chiamata Vita Organica sulla Terra non trasmette solo forze discendenti del Raggio di Creazione, ma crea anche dentro di sè certe forze che passano alla crescente Luna e l’aiutano a svilupparsi. La Luna si alimenta della Vita Organica, oltre alla ricezione di forze che passano per il Raggio. Per esempio, tutta la sofferenza inutile sulla Terra è alimento per la Luna, così come e emozioni negative.Nel nostro Sistema Solare ci sono sostanze che vengono emanate dal Sole e dai pianeti, allo stesso modo di quelle emanate dalla Terra, che entrano in contatto in certi punti del Sistema Solare. E questi punti possono riflettersi in immagini materializzate, che sono le immagini invertite dell’Altissimo – l’Assoluto. Posso dirle che esiste sempre un’immagine materializzata nella nostra atmosfera. Se le persone si concentrassero abbastanza per entrare in contatto con questa immagine, potrebbero riceverne l’essenza. Potrebbero stabilire una linea telepatica, come un telefono. (…) Se sette persone riuscissero concentrarsi abbastanza da mettersi in contatto con questa immagine, attraverso di essa potrebbero comunicare tra loro a qualunque distanza, perché sarebbero diventate una cosa sola. Potrebbero aiutarsi a vicenda.
L’Uomo non fu creato solo ai fini del Raggio, ma fu creato anche per gli scopi del Sole – come un esperimento nell’evoluzione di sè. Se questa auto-evoluzione dell’Uomo non si compie in un sufficiente numero di uomini, il Sole non riceverà ciò che desidera e non sarà soddisfatto. Rimettiamoci ad una delle molte parabole che troviamo nei Vangeli che si riferiscono a questa cosa:
Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna. Andò a cercarvi il frutto ma non ne trovò. “Taglialo! Perché deve occupare il terreno inutilmente?”. Il vignaiolo gli rispose: “Signore, lascialo ancora quest’anno, per darmi il tempo di scavare tutt’intorno e mettergli del concime. Se farà frutti, bene; se no poi lo taglieremo. (Luca: XIII, VI – IX)
Non bisogna capire letteralmente questa parabola. La si può capire psicologicamente e vedere che l’Uomo ha certe possibilità che possono giungere a dare frutto ma che, se non ne darà, sarà abbattuto.
Lunghi e persistenti sforzi in questa
direzione lo convinceranno della propria schiavitù. Le leggi alle quali
l’uomo è soggetto non possono essere studiate che lottando contro di
esse e sforzandosi di liberarsene. Ma occorre una grande conoscenza per
liberarsi di una legge, senza crearsene un’altra in sostituzione.
https://associazioneperankh.com/2017/08/14/il-raggio-di-creazione-la-quarta-via-cap-23/
Concentrazione delle energie - Aivanhov
Il virtuoso che interpreta un pezzo, lo studente che supera un esame, il funambolo che danza su una corda… Se tutte le loro energie non sono concentrate e in armonia, il virtuoso farà delle stonature, lo studente farfuglierà e il funambolo si romperà la schiena. Perché nel momento in cui nell’uomo s’introduce una biforcazione, una dissonanza, tutte le forze interiori mollano la presa, si disperdono, ed egli non è più supportato. Quante volte avete fatto esperienze di questo genere! Ma vi siete forse soffermati per trarne una conclusione più ampia che abbracci tutte le attività dell’esistenza? Se vi lasciate andare alla fretta, al disordine o all’agitazione, le forze e le entità benefiche che vi abitano vengono stroncate, paralizzate. Allora, più volte al giorno, fate una pausa di qualche minuto e sforzatevi di introdurre in voi l’armonia. Così, tutte le forze e le entità benefiche che fino a quel momento non avevano avuto occasione di manifestarsi, saranno mobilitate e si metteranno a vostra disposizione per aiutarvi a proseguire il vostro lavoro.
sabato 21 ottobre 2017
Faust - Goethe
Io sono una parte di quella forza
che eternamente vuole il male
e eternamente compie il bene.
Meraviglia - Aristotele
« Infatti
gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa
della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte
alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco,
giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi
riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia [thaumazon] riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito
è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un
insieme di cose che destano meraviglia. Cosicché, se gli uomini hanno
filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercarono il
conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità
pratica. » |
(Aristotele, Metafisica, I, 2, 982b, trad. Giovanni Reale.) |
giovedì 19 ottobre 2017
Il problema del centro vitale delle forze - Scaligero
La loro è una rinuncia all’autocoscienza che li caratterizza come Occidentali, e che per essi dovrebbe essere l’unico punto di partenza per qualsiasi impresa ascetica.
L’ascesi per un Occidentale non può non essere fondata sulla conoscenza del processo stesso della sua autocoscienza, ossia di ciò per cui egli è un determinato tipo interiore capace tra l’altro di rielaborare criticamente la Tradizione. L’Occidentale non dovrebbe dimenticare di avere la testa: la quale non può essere saltata per una estrosa presa di contatto con hara o con kundalini.
Egli può giungere a hara o a kundalini, ma a condizione di controllare l’ordine di forze che si mette in moto in lui quando giunge a intuire tali temi, perché in tale intuire già la forza di hara o di kundalini affiora.
E questa è la via dell’Occidentale.
M.Scaligero
il Dio dei cristiani - Pascal
(Blaise Pascal, Pensieri, 556)
« Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Non dei filosofi e dei dotti. Certezza. Certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo. [...] »
(Blaise Pascal, Memoriale)
« Non posso perdonarla a Cartesio, il quale in tutta la sua filosofia avrebbe voluto poter fare a meno di Dio, ma non ha potuto evitare di fargli dare un colpetto al mondo per metterlo in moto; dopo di che non sa più che farne di Dio. »
(Blaise Pascal, Pensieri, 77)
« [...] Valutiamo questi due casi: se vincete, vincete tutto, se perdete non perdete nulla. Scommettete, dunque, che Dio esiste, senza esitare.[...] »
(Blaise Pascal, Pensieri, 233)
« È il cuore che sente Dio, e non la ragione. Ed ecco che cos'è la fede: Dio sensibile al cuore, e non alla ragione. »
(Blaise Pascal, Pensieri, 278)
« Quanta distanza c'è tra la nostra conoscenza di Dio e l'amarlo! »
(Blaise Pascal, Pensieri, 280)
« Conosciamo la verità non solo con la ragione, ma anche col cuore; ed è in questo secondo modo che conosciamo i principi primi, e inutilmente il ragionamento, che non vi ha parte, s'industria di combatterli. [...] »
(Blaise Pascal, Pensieri, 282)
Propria miseria e Dio - Blaise Pascal
La conoscenza di Dio senza la conoscenza della propria miseria genera l'orgoglio. La conoscenza della propria miseria senza la conoscenza di Dio genera la disperazione.
lunedì 16 ottobre 2017
Competizione o Cooperazione ?
sabato 14 ottobre 2017
Il Dubbio - Rumi
Quando aprì gli occhi, non vide nessuno e disse:
"È impossibile entrare nel mio palazzo. Chi potrebbe farlo?"
Dopo molte ricerche, trovò qualcuno che si nascondeva dietro una tenda. Gli disse:
"Chi sei e come ti chiami?"
-Ehl La gente mi chiama Satana!
'Perché mi hai svegliato?
“Perché è il tempo di preghiera e si deve andare alla moschea. Non dimenticate che il profeta ha detto che non dovrebbe essere tollerato alcun ritardo nella la preghiera.
Muaviya rispose: "È strano che tu richiami questo diritto, perché nulla di buono è mai venuto da te! É come se un ladro finga di voler venire qui a far la guardia!"
'In passato, Satana rispose, ero un angelo e nutrivo la mia anima con la mia preghiera. Fui allora compagno di altri angeli e questo è rimasto nella mia natura. È impossibile dimenticare il passato!
“Questo è vero, ma questo non ti ha impedito di serrare la Via a molti saggi. Non si può essere il fuoco senza bruciare! Dio ti ha fatto caldo e chi si avvicina a te, necessariamente brucia. La tua pretesa sapienza sembra il canto degli uccelli imitato dai cacciatori.
-Leva ogni dubbio dal tuo cuore, disse Satana, io sono una pietra di paragone per la verità e la falsità. Non riesco a deturpare il bello. La mia esistenza non è che uno specchio per il bello e il brutto. Sono come un giardiniere che taglia i rami morti. L'albero protesta: "Sono innocente Perché mi distruggi !?" e io rispondo ". Non perché sei tortuoso, ma perché sei secco e senza linfa. La tua natura, l'essenza del tuo seme è malata. Non sono mai stati incrociati con una buona essenza. Senza dubbio, la tua natura ne avrebbe guadagnato se ti avessero innestato un pollone con una buona essenza."
“Zitto! esclamò Muaviya, è inutile cercare di convincermi! "
Si rivolse a Dio e disse: "Mio Signore! Le sue parole sono come la nebbia! Aiutami! Lui è molto forte nell’argomentare e temo la sua astuzia."
Satana disse: "Colui che è preso da un dubbio maligno diventa sordo di fronte a migliaia di testimoni. Non lamentarti davanti a Dio per causa mia. Piangi piuttosto per la tua iniquità. Mi maledici senza ragione, ma è meglio che guardi te stesso!"
Muaviya rispose: "È la menzogna quella che fa nascere il dubbio nel cuore!"
“E hai tu un metodo per distinguere il vero dal falso? “
“La Verità dà la pace del cuore, ma la menzogna non lo commuove. È come un olio che è stato mescolato con l’acqua: non può più bruciare. Dimmi: Tu, il nemico di tutti quelli che vegliano, perché mi hai svegliato? Rispondimi e saprò se dici la verità!”
Satana cercò di eludere la risposta, ma Muaviya lo esortò a spiegarsi e finì per confessare: "Ti dirò la verità. Ti ho svegliato per farti andare puntuale alla moschea. Beh, se tu fossi arrivato in ritardo il tuo pentimento avrebbe inondato l’universo. Le lacrime versate dai tuoi occhi e il pentimento di qualcuno per il quale la preghiera è un piacere è ancora più forte della preghiera. Ti ho svegliato, quindi, affinchè il tuo pentimento non ti permettesse di avvicinarti di più a Dio!"
Muaviya esclamò: "Ora dici la verità! Eri soltanto un ragno in cerca di mosche. E mi hai scambiato per una mosca! "
IL DUBBIO tratto dal Matnawi Di Yalal Al Din Rumi *
Traduzione di Rita Napoli e Mario Fabi
Galaxy Express 999
Galaxy, Galaxy...
corre il treno corre nella notte va
e volera' nel blu fra luna e stelle
un ragazzo coraggioso partira'
e trovera' la Verita'
e vincera'
e vincera'
Galaxy, solo Galaxy
ti fara' vedere l'universo Galaxy
solo Galaxy, sempre Galaxy
come un sogno questo treno viaggera'
e solo Galaxy, sempre Galaxy
nella notte vola e va
Galaxy, Galaxy
Galaxy, Galaxy...
il futuro e' la' che aspetta solo te
l'eternita' sara' per tutti noi
quel ragazzo coraggioso e' gia' un eroe
e vincera', si' vincera'
adesso va
adesso va
Galaxy, solo Galaxy
ti fara' vedere l'universo Galaxy
solo Galaxy, sempre Galaxy
come un sogno questo treno viaggera'
e solo Galaxy, sempre Galaxy
nella notte vola e va
Galaxy, solo Galaxy
ti fara' vedere l'universo Galaxy
solo Galaxy, sempre Galaxy
come un sogno questo treno viaggera'
e solo Galaxy, sempre Galaxy
nella notte vola e va
Galaxy, solo Galaxy
ti fara' vedere l'universo Galaxy
solo Galaxy, sempre Galaxy
come un sogno questo treno viaggera'
e solo Galaxy, sempre Galaxy
nella notte vola e va
Galaxy, solo Galaxy
ti fara' vedere l'universo ....
Le nuove avventure di Pinocchio
Quando diventerai un bimbo come noi?
Pan di mollica, scansa fatica, dove vai?
“Sono un burattino e non mi fermo mai”
Con le mie scarpe di zuppa e pan bagnato
Il vestitino di carta colorato
Farò i dispetti a chi sarà cattivo
E sarò buono con chi mi dice bravo
Faccio festa per 30 giorni al mese
E il calendario per me lo sai non ha sorprese
Natale, pasqua, befana e ferragosto
Sempre domenica è per me
E se domenica non è
È festa uguale lo so
“Ma perché per noi no?”
Che ne so!
Pinocchio ma dove vai
Pinocchio che cosa fai
Pinocchio la fantasia
È solo una bugia
Son piccolino, lo so, ma mi intrufolo dappertutto
Non ho paura però un po’ me la faccio sotto
Sono una peste dei grandi me ne infischio
E un terremoto farò se no non provo gusto
Che confusione laggiù spostatevi che mi impiccio
Io mi diverto di più se termina in un pasticcio
A lavorare, a scrivere e a studiare
Ci mando gli altri senza me
Io sto in vacanza e sai perché
Un burattino non può
“Ma perché lui non può?”
Perché no!
Pinocchio ma dove vai
Pinocchio che cosa fai
Pinocchio la fantasia
È solo una bugia
Natale, pasqua, befana e ferragosto
Sempre domenica è per me
E se domenica non è
È festa uguale lo so
“Ma perché per noi no?”
Che ne so!
Naso di legno cuore di stagno burattino
Quando diventerai un bimbo come noi?
Pan di mollica scansa fatica dove vai?
“Sono trottolino…sono piccolino…
Sono un burattino e non mi fermo mai!”
Conoscenza e Silenzio
martedì 10 ottobre 2017
Energia sessuale - Castaneda
[..] La castità è uno dei requisiti di base per un guerriero. Accumulare
energia sessuale è il primo passo verso il corpo etereo, il viaggio
nella consapevolezza e la libertà totale. Gli atti sessuali ci
indeboliscono. Tutto il sesso, inclusa la masturbazione - tranne quando
l'atto non è legato all'ordine sociale -, è un prosciugamento
energetico. Il corteggiamento è la parte più prosciugante della
procreazione, può impegnare l80% e più della nostra energia.
[..] Per i guerrieri l'unica energia che possediamo è l'energia sessuale,
creatrice di vita. L'energia sessuale è qualcosa di estrema importanza
che deve essere controllata e usata con molta cautela. Controllo vuol
dire risparmio e ricanalizzazione di energia. Il sesso è un problema di
energia. Le persone che sono il risultato di un coito noioso e che
dunque nascono stanche e annoiate è bene che non abbiano rapporti
sessuali, in modo da poter accumulare la poca energia a disposizione.
Se i guerrieri vogliono avere la forza sufficiente a vedere, devono diventare avari con la propria energia sessuale.
L'interesse per il sesso indebolisce, rende difficile radunare la conoscenza.
[..]
Gli stregoni non hanno nessuna ideologia sul sesso, tuttavia
raccomandano il celibato e la castità; non per ragioni morali, ma perché
non abbiamo sufficiente energia.
Gli sciamani sostengono che siamo tutti "scopate noiose" nel senso che
siamo stati concepiti in uno stato di noia parziale o totale. Quindi la
nostra energia è ad un livello mediocre e per questo è meglio che non la
spendiamo sprecandola.
La maggior parte di noi è stata concepita nel pieno della noia
coniugale. Gli stregoni credono che l'ammontare di energia che i
genitori espellono quando concepiscono è essenziale nel determinare se
si può fare o no del sesso. Il concepimento è qualcosa di molto
importante: se la madre non è stata in grado di avere un orgasmo al
momento del concepimento, il risultato è "una scopata noiosa". In tali
condizioni non c'è energia. Per coloro che sono stati concepiti in tali
circostanze è dunque raccomandato il celibato. Se una persona, invece, è
sufficientemente equipaggiata per fare sesso senza prosciugare la sua
energia, allora può fare sesso.
L'energia sessuale è l'energia più potente. Il 90% della nostra energia
è impiegata nella presentazione di se stessi, di cui l'88% per essere
attraenti verso il sesso opposto. Se allontaniamo la nostra energia da
questo comportamento, essa va a vantaggio della nostra percezione.
Tuttavia, se siamo ossessionati dal sesso, è meglio farlo. Il celibato
deve essere una scelta personale, non può essere imposto. La nostra
fissazione sul sesso è imposta, principalmente, dai media. L'energia
sessuale sta diminuendo - gli uomini e le donne stanno iniziano a
diventare sempre più sterili.
Il Fuoco dal Profondo di Carlos Castaneda
http://fuoridimatrix.blogspot.it/2016/05/sciamanismo-tolteco-ed-energia-sessuale.html
Pensiero magico e Pensiero Simbolico - Carpeoro
[..] Il dogma non è credere in qualcosa, è non poter discutere di qualcosa, e non accettare che ne discutano nemmeno gli altri. Nel momento in cui le Chiese sono diventate potere, hanno imposto un meccanismo dogmatico anche a chi non lo voleva. C’è gente che è finita sul rogo, per questo. In Europa, sono morte bruciate 600.000 streghe in trecento anni. Quando l’uomo possiede una fede, trattasi di religione; quando una fede possiede l’uomo, trattasi di setta. Una persona che ha una fede è libera, una persona che ha un dogma no, non è libera. Non è la religione a operare la manipolazione, ma la struttura. Non c’è scritto da nessuna parte che una Chiesa debba essere una struttura, che debba avere un tesoro, degli amministratori, dei beni, debba essere uno Stato, debba avere le Guardie Svizzere. Maometto aveva vietato all’Islam di diventare una Chiesa, aveva vietato di avere gli Imam. Gesù Cristo da nessuna parte ha detto che doveva nascere una Chiesa strutturata. Le strutture, se nascono, nascono per il potere, non per la fede. Alla fede non servono le strutture. Le cose buone le fanno gli fanno gli uomini, gli esseri umani, non le strutture. Le strutture – si chiamino massoneria, Chiesa, Stato – possono fare solo cose negative.
Sono le strutture a manipolare, e voi trovate mille manipolazioni di questo tipo. Il Credo è una preghiera che nasce da un’operazione politica. Concilio di Nicea, 300 e rotti dopo Cristo, grande scontro tra eresia ariana e versione ortodossa: l’eresia ariana diceva che Gesù Cristo era un uomo, la Chiesa regolare diceva che Cristo era figlio di Dio, quindi era Dio. Siccome i due vescovi che dovevano mettere a posto questo complicato problema erano compagni di merende – si chiamavano Eusebio di Nicomedia e Eusebio di Cesarea – fanno un compromesso: voi oggi recitate una preghiera che è frutto di un compromesso. “Credo in Gesù Cristo, generato, non creato”. Gli uomini generano, Dio crea. Quindi, uomo: generato, non creato. E poi aggiungono: “Della stessa sostanza del padre”, ma non specificano il padre. Cioè fanno un’operazione in base alla quale ognuno può scegliere l’interpretazione più favorevole a sé. Nessuno ve la spiega così, quella preghiera. Ve la fanno dire automaticamente
[..] Al pensiero magico si contrappone il pensiero simbolico, quello che ti spinge a chiederti “perché”. Il pensiero magico, che è funzionale a una società consumistica, ti spinge a chiederti solo “come”, non perché. Il perché è superato, non te lo devi chiedere. Tutti devono solo chiedersi come. Nessuno si deve chiedere perché comprare qualcosa, ma solo come comprarlo, come sbattersi per mettere insieme i soldi per comprare il modello nuovo sei mesi dopo, e così via. Nei meccanismi di manipolazione, il primo obiettivo è impedire alla gente di chiedersi perché. La manipolazione avviene perché quel gradino ve lo fanno saltare. Voi vi chiedete solo come, non perché. Ed è fondamentale, nel pensiero magico: non ti devi chiedere perché diventare ricco, ma come diventarlo. Non ti devi chiedere perché una donna si dovrebbe innamorare di te: al mago, tu chiedi come una donna si possa innamorare di te. Quel perché lo dovresti chiedere a te stesso, non al mago.
[..] Sulla libertà, abbiamo costruito un dogma del piffero. La libertà non è poter fare tutto quello che vuoi. La libertà è sapere quello che veramente vuoi. Potete pensare una donna meno libera di una che voglia diventare madre? Sicuramente, dopo che fa dei figli, una donna può sembrare meno libera. Ma non è vero che sia meno libera, se l’ha scelto lei. In una democrazia si può essere meno liberi che in una monarchia. Il problema è a monte, ma non si risolve col dogma. Va risolto a livello individuale: sta nel chiedere il perché a stessi, e non il come al mago. Noi concepiamo una società dove calpestare i nostri diritti è normale, è fisiologico, perché siamo permeati di pensiero magico. Prima di combattere gli effetti, esaminiamo le cause. La manipolazione non nasce come un fungo in un prato, è il frutto di una costruzione di società: qualcuno decide che può stare meglio se gli altri stanno peggio. Ma nemmeno nel potere c’è libertà. La libertà è nell’essere, nella realizzazione di se stessi, nei modi e coi tempi di ciascuno.
Abbiamo costruito una società del pensiero magico, basata sulla velocità: se una cosa la capisci dopo, sei ritardato. Ma siamo sicuri che capire subito sia un valore? Siamo certi che chi capisce dopo non capisca meglio? Il nostro concetto di tempo non è legato a cose che abbiamo deciso noi, sono altri che hanno deciso che dobbiamo fare in fretta. E questo, perché noi non dobbiamo avere tempo per pensare, per scegliere. Sono meccanismi assolutamente magici. La prima cosa che ci dev’essere sottratta è il tempo. La seconda è la linearità del desiderio. Nei supermercati, a mezzogiorno diffondono profumo di pane per stimolarci a comprare di più. Fa tutto parte del pensiero magico: stabilisco il cerchio, che è la mia area commerciale, decido che tu devi comprare più roba e quindi utilizzo il meccanismo di manipolazione, che è l’odore del pane. Dobbiamo conoscere, non esistono scorciatoie: più cose uno conosce, più è in grado di capire all’interno di quali cerchi magici si trova, come ne può uscire e come può evitare di entrarne in altri. Ma la conoscenza ha bisogno di tempo. E noi quanto tempo dedichiamo a conoscere?
Internet può essere una fonte di conoscenza, ma richiede tempo (e ce ne sottrae) perché ormai è diventato talmente vasto da essere dispersivo. In più, Internet elimina la conoscenza casuale. Se da Napoli vai a Milano in auto, Bologna la vedi. Se ci vai in aereo, te la perdi. Voglio il passo del Paradiso dove si parla dell’aquila? Digito, e mi compare direttamente quel passo. Senza Internet, no: te la devi leggere, la Divina Commedia. E intanto che leggi, conosci. Non bisogna fare di niente un valore assoluto. Via i paraocchi: tutto, interpretato in chiave assoluta, ci preclude delle possibilità. Se Internet ci preclude la possibilità di leggere la Divina Commedia, allora non va bene. Ognuno di noi, tanti anni fa, teneva un diario, che conservava per anni. Avete mai provato a scoprire su Facebook cos’avete scritto un anno fa? In pratica, il sistema vi si blocca: pensate a cosa vi toglie, tutto questo. Poi, per conoscere, la seconda cosa che conta, oltre al tempo, qual è? La memoria. Senza memoria non si conosce nulla. Per conoscere, archiviamo dati che poi colleghiamo. Se non archiviamo, non possiamo collegare.
http://www.libreidee.org/2015/04/carpeoro-pensiero-magico-cosi-il-potere-ci-tiene-prigionieri/
lunedì 9 ottobre 2017
Vedere - Castaneda
Carlos Castaneda, Una Realtà Separata
sabato 7 ottobre 2017
Obbedienza
Dovete essere obbedienti con il vostro maestro. Dall'esercizio di tale obbedienza trarrete la capacità di capire come sia disonesta la vostra mente.
Lamentarsi e apparentemente pentirsi della disobbedienza può anche venir considerato atto meritorio. Lo è soltanto per gli immeritevoli: per chi non riesce a mirare più in alto.
Se vi è stato dato un orario e arrivate al posto dov'è il vostro maestro in anticipo siete avidi.
Se arrivate in ritardo siete disobbedienti.
Se il maestro prescrive che per un certo tempo non dovete studiare, ed anche se in apparenza vi trascura, vi sarà un motivo.
Questo lo si é fatto spesso quando lo studio diventa vizio per una persona. Tentate di indurre il maestro ad agire diversamente nel vostri riguardi costituisce un atto di disobbedienza.
Sholavi racconta:
Incontrai per la prima volta la mia Guida quando avevo sedici anni. Egli acconsentì a farmi da maestro e mi diede tre lezioni. Non lo vidi più e nemmeno ebbi sue notizie fino a quando non ebbi quarantun anni.
In quell'occasione le prime parole che mi rivolse furono: "Ora puoi incominciare il tuo lavoro".
OBBEDIENZA di Umm el•Hasan * da la Strada dei sufi
Inno al coraggio
La mia famiglia è un esempio del coraggio di andare oltre al velo dell’apparenza e di guardare al cuore delle persone.
Credo che ciascuno di noi nasca con il coraggio, se non altro per lo sforzo chiesto per venire alla luce, a volte però gli eventi della vita ci fanno credere di non averne o di essere deboli e inutili, cosa avrei dovuto pensare io, secondo voi, per come sono messo fisicamente? Ma io credo, e lo dimostro ogni giorno lottando per vivere, che ciascuno di noi sia un prodigio di bellezza, di vitalità e di coraggio.
Credo che se ciascuno si amasse e si accettasse per ciò che è ci sarebbe molta più serenità nel mondo e più amore vero. La verità è che il coraggio più grande che ci viene chiesto è di saper amare e apprezzare le cose semplici, di guardare a tutto come ad una meraviglia, come fanno i bambini. Guardare dal basso dell’umiltà e della semplicità sempre verso l’alto, sapete come cambia la prospettiva delle cose vista dal basso di una carrozzina? Sono fortunato perchè in metropolitana non sono ad altezza “ascella assassina”, fa niente se non posso sempre scegliere a che fermata scendere perchè non sono tutte accessibili, fa niente se ci metto un tempo lungo per scendere le scale con il montascale, il percorso alternativo mi permetterà di godere di altre cose belle che altrimenti avrei ignorato, il tempo lento mi permetterà di cogliere dettagli che sfuggono nella frenesia, questo è il punto di vista di chi coglie ogni attimo come un dono di cui godere.
Questo è il punto di vista di chi vive ogni giorno con il coraggio di scegliere di guardare il mondo con gli occhi del cuore, perchè “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
https://matteonassigh.com/2017/10/03/inno-al-coraggio/
Ho fatto l’esame di maturità parlando col pensiero
Sognare un mondo migliore
Vedere oltre il visibile
Io vorrei che molte persone capissero questo perchè io possa dire che la mia vita è stata utile.
https://matteonassigh.com/2017/05/07/vedere-oltre-il-visibile/
venerdì 6 ottobre 2017
Padre, Figlio e Spirito Santo
Il mio rifugio è il Figlio.
La mia protezione è lo Spirito Santo.
Gloria a te santa Trinità.
Amen
http://www.orthodox-christian-comment.co.uk/sign_of_the_cross_and_its_meaning.htm
mercoledì 4 ottobre 2017
Il Maestro e Margherita - Michail Bulgakov
"Un miracolo che ognuno deve salutare con commozione". Così Eugenio Montale accoglieva nel 1967 il romanzo postumo che consacrava di colpo Bulgakov, fino ad allora sconosciuto, tra i grandi scrittori russi del Novecento, e forniva un quadro indimenticabile della Russia di Stalin. Nella Mosca degli anni '30 arriva Satana in persona e sotto le spoglie di un esperto di magia nera, accende una girandola di eventi tragicomici.
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Con la testa non si può sentire - Gurdjieff
Gurdjieff: Lei inciampa proprio all’inizio per una cosa da niente. Con la testa non si può avere alcuna emozione. La testa è una cosa, l’emozione è un’altra. L’emozione è una funzione del corpo. Con la testa si possono solo fare constatazioni, non si può sentire. Sono seduto. Ho un dolore. Qui ho caldo, ho freddo. Sono cose che constato con la testa, se mi concentro in modo particolare. Ma se penso di poter fare più di questo vuol dire che mi sto identificando. Allora mi accorgo che qui sono in questo modo, là in quello, come un intero in qualcos’altro. Non si nota mai niente con la testa, la testa è in grado di constatare qualcosa solo attraverso l’attenzione, un’attenzione speciale. La testa è un apparato, svolge il ruolo di polizia. Ma il centro di gravità della presenza è nel plesso solare, che è il centro del sentire, è li che le cose accadono. La testa è come una macchina da scrivere, capisce? La sua domanda prova che lei non lavora come sto dicendo, deve trovare il modo di lavorare così. Non con la testa, la testa non può lavorare in alcun modo. Deve lavorare con la sensazione e con il sentire. La testa può accorgersi se questi sono insieme o separati, ma essa non è parte dell’organismo, è separata. Il corpo può morire, e anche la testa, ma la testa può morire e il corpo può continuare a vivere. La testa non è niente, è una funzione, un apparato, una macchina da scrivere. Quando lei si concentra sulla testa, può constatare quello che succede in lei, ma di per sé la testa non è nulla, è estranea all’organismo. Lei vuole sentire con la testa e non sarà mai in grado di farlo, la testa è aliena. rispetto al corpo. La testa è la polizia, un guardiano, che guarda come va tutto quanto. Osserva che le funzioni della sua presenza stiano lavorando. Mi capisce?
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, pp 97-98
non può amare, non può fare niente - Gurdjieff
Gurdjieff: No. Deve continuare. Perché usa la parola “vero”? Non può ancora avere un “vero amore”. Un aspetto del vero amore è quello di odiare nel modo giusto, in modo obiettivo, non l’oggetto che ha di fronte ma le sue manifestazioni. Non può ancora usare la parola “vero”. Mentre aspetta continui ad accumulare materiale, ma smetta di dire “vero”. Non si deve attribuire questo valore alle cose, non può amare, non può fare niente. Non ha ancora la sensazione e io ho bisogno che invece ce l’abbia. Quando sarà capace di avere un impulso io allora la soddisferò, le dirò come usarlo, come incanalarlo, come realizzarlo. Il lavoro che le ho dato le è stato di aiuto, dunque non è necessario cambiarlo.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, pp 93-94
Ha acquisito un’individualità - Gurdjieff
Ora, se ha le corna, riesce a vederle e a stupirsene. Prima non riusciva a vedere niente. Ora ha un’individualità che prima non aveva. [Rivolgendosi agli altri] Ha acquisito un’individualità. Prima non ne aveva nessuna. Era un pezzo di carne. Avrebbe potuto lavorare mille anni, non avrebbe mai ottenuto alcun risultato. È un compagno di Madame Franc, entrambi potete essere iniziati alla prima iniziazione. Sembra una piccola cosa ma è una cosa grande, una garanzia per il futuro. Mi congratulo anche con lei. Per la prima volta in tre anni sono interiormente felice, felice per i miei sforzi. Perché non è un caso che ce ne siano già due. Ora lei non è più un promesso sposo, non è più Mechin, è il mio fratello minore. [A Madame Franc] Lei è mia sorella. Ne parleremo separatamente in seguito.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, p 90
Dare come mezzo - Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Secondo la Regola d Oro, ciascuno di noi dovrebbe dare e fare agli altri ciò che vorrebbe ricevere. Il dubbio è che in questo modo, la rivelazione cristiana e il prossimo vengano usati come mezzi, e non come fini, gratuitamente. Il dubbio è che il dare rappresenti un modo molto efficace per ottenere di più.
Andrea Colamedici, Maura Gancitano, Tu non sei Dio, p 64
Autosuggesione - Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Ad ogni modo, lo scopritore dell’effetto placebo basò il proprio metodo di autosuggestione cosciente (metodo Coue') sull’idea che se credi che qualcosa sia positivo, lo sarà. Pare che l’intuizione gli fosse arrivata dopo aver osservato che quando dava ai propri clienti i medicinali dicendo con convinzione «Vedrà, le farà certamente bene», gli efletti dei farmaci risultavano più immediati ed evidenti. L’impostazione di pensiero di Coué non metteva al centro la verità, ma gli effetti della tecnica.
Andrea Colamedici, Maura Gancitano, Tu non sei Dio, pp 60-61
New Thought - Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Si trattata di una visione rivisitata della dottrina cristiana, con un fondamento teologico debole, che puntava più sulle sensazioni che sulla metafisica. Una visione dello Spirito come essenza del tutto, di Dio come Infinita Intelligenza, dell’uomo come essenza divina, del pensiero come punto di contatto con Dio, del pensiero positivo come autostrada verso la guarigione. In alcuni casi veniva conservata la figura di Gesù, mentre in altri veniva mantenuta sullo sfondo solo l’idea di Dio o dello Spirito.
L'idea dell’uomo come Dio e della preghiera come strumento affermativo per ottenere la guarigione — cioè non come esperienza che si conclude in se stessa, ma come azione finalizzata a un guadagno — nasce qui, come anche la diffusione di massa dell’idea di un risveglio spirituale.
Andrea Colamedici, Maura Gancitano, Tu non sei Dio, pp 59-60
su Gurdjieff - Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Raccontava ai propri seguaci il modo disfunzionale in cui pensavano e si comportavano, e mise in atto una serie di giochi, scherzi e tecniche per fare in modo che potessero recuperare la libertà.
[..] G. non aveva attinto il suo insegnamento dai libri, o fabbricato il suo sistema partendo da elementi raccolti nel corso dei suoi viaggi; né era un pensatore o un filosofo ispirato come Rudolf Steiner; si tratta dunque di un insegnamento fino ad allora ignoto in Occidente.
Secondo un’autorità in materia, René Alleau, «in quella guerra occulta che precedette il primo conflitto mondiale, in cui i servizi segreti e la polizia politica ebbero un ruolo capitale, Tifiis e Mosca costituirono dei punti nevralgici ove la rivalità delle sette aveva libero corso. Fu in quegli ambienti martinisti e pitagorici, e non in Tibet né nei monasteri orientali che G. ricevette una formazione iniziatica. [..] A causa del carattere iniziatico del suo insegnamento, fino al 1924 G. vietava assolutamente ai suoi discepoli di prendere appunti scritti sulle sue chiacchierate e sulle sue lezioni, cosicché oggi è difficile giudicarne il vero contenuto leggendo le opere tardive e postume del maestro o le sole opere di Ouspensky.
[..] Sebbene Gurdjieff sia stato un personaggio controverso, ciò che fa davvero impressione è quel che è accaduto dopo la sua morte, provocato da chi ha lavorato nel suo nome senza possedere le sue conoscenze.
Andrea Colamedici, Maura Gancitano, Tu non sei Dio, pp 53-56
martedì 3 ottobre 2017
Oroscopi - Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Andrea Colamedici, Maura Gancitano, Tu non sei Dio, pp 52-53
Un corso in miracoli - Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Andrea Colamedici, Maura Gancitano, Tu non sei Dio, p 51
Teosofia ed esotismo - Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Andrea Colamedici, Maura Gancitano, Tu non sei Dio, p 45
Forse le persone come noi non possono amare - Hermann Hesse
Hermann Hesse, Siddharta, pp 109-110
Foglie secche e stelle fisse - Hermann Hesse
A che serve il digiuno? - Hermann Hesse
Ognuno può compier opera di magia - Hermann Hesse
così bambino, così risvegliato - Hermann Hesse
Il vampirismo è una scienza - Gurdjieff
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, p 83
Non deve mai credere - Gurdjieff
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, p 73
Non deve saperlo nessuno - Gurdjieff
Gurdjieff: Qui c’è una regola: qui la nostra vita è eccezionale. Quello che diciamo qui, quello che facciamo, non deve saperlo nessuno.
Domanda: Ma non dico niente di ciò che facciamo.
Gurdjieff: Questa regola… riguarda anche le idee. Ciò che le interessa perde valore se lo dà a qualcun altro, e lei si sente svuotato. Tenga le nuove idee per sé. Nella vita si possono usare come strumenti, ma senza identificarvisi. Tutto quello che dice con le parole esce da lei.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, pp 72-73
Sul distacco - Gurdjieff
Gurdjieff: Hanno lo stesso valore. Lei si attacca con un centro o con un altro. Deve vederla in questo modo, senza filosofeggiare. Non ha né un ideale né uno scopo, è un meccanismo. Dovrebbe avere contatto con qualcosa ma non ha contatto con niente, così ogni cosa ha un contatto con lei e lei ne è schiavo. Deve abituarsi a prepararsi per il lavoro. Un determinato momento del giorno deve essere consacrato al lavoro, non faccia nient’altro. Sacrifichi questo e se ancora non può lavorare allora non faccia niente. Pensi al lavoro. Legga qualcosa di collegato al lavoro e lasci che le associazioni collegate al lavoro finiscano. Non è ancora lavoro questo. Ma almeno così cerca di stabilire un momento che in futuro sarà riservato per lavorare. Sta preparando il terreno, consacri questo tempo al lavoro. Accetti l’idea che un certo tempo deve essere stabilito per il lavoro e se le viene dato un compito, o se ne stabilisce uno per sé, lo farà durante questo tempo. Il posto sarà già pronto. È solo facendo che l‘uomo comprende. Vedrà i risultati che verranno. Lei dice che sta lavorando, lo pensa davvero. Ma qui nessuno ancora lavora. È un gioco da bambini, poco più che un solletico. Nel vero lavoro il sudore cola lungo la fronte, fino ai talloni.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, pp 71-72
Sul sonno - Gurdjieff
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, pp 70-71
Su stanchezza e Lavoro - Gurdjieff
Gurdjieff: Nel frattempo lei la mantenga. Lei si nutre consapevolmente dell’elettricità che ha nel corpo e la trasforma. Ciò costituisce la sua forza. Non è lo stesso tipo di stanchezza. La fatica derivata dal vero lavoro ha un futuro; lei è stanco e questo le dà un risultato sostanziale, ricarica il suo accumulatore. Se continua, si accumulerà in lei una sostanza consistente che ricaricherà la sua batteria. Più si stanca più il suo organismo potrà elaborare questa sostanza.
Domanda: La fatica è favorevole o no agli sforzi di concentrazione?
Gurdjieff: Se è fatica ordinaria non ne vale la pena. Dipende dall’altro accumulatore. Non sarà in grado di fare nemmeno le cose quotidiane e perderà le forze che le rimangono. Ma per un altro genere di fatica c’è un’altra legge: più dà e più riceverà.
Domanda: Ho notato che la mattina, quando sono riposato, non riesco a lavorare. La sera, viceversa, dopo tutte le fatiche del giorno, ho più successo.
Gurdjieff: Perché una parte di lei è stanca e perché lei lavora senza quella parte. Lavora con uno o due centri. Deve lavorare con tutti e tre. Se un centro è stanco non prende parte al lavoro e lei non ottiene risultati. Pensa di poter lavorare meglio di notte, ma è soggettivo, dunque non conta niente. è di poco valore.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, pp 69-70
lunedì 2 ottobre 2017
Mistici e scienza - Florenskij
Pavel Aleksandrovič Florenskij, Sul misticismo di M.M. Speranskij, 1906
domenica 1 ottobre 2017
L'arte regia - Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Scriveva Meyrink:
Più l’ umanità attuale si interessa di argomenti occulti, più i giusti concetti sembrano farsi confusi.[..]
La colpa è della superficialità, dell'assenza di principi metafisici e dell’ indifferenza verso tutti i campi che non abbiano a che vedere col denaro, ma anche del deprecabile fatto che chiunque può, senza la minima qualificazione, pubblicare un libro dopo l’altro, seminandoli nel mondo come un’erba cattiva che sommergerà le rare piante pregiate del giardino incantato della segreta conoscenza.
«cui interessa di argomenti occulti»
Cosa sono gli argomenti occulti? Sono l’insieme di testi e tecniche che rispondono all’esigenza di fare esperienza di uno strato più profondo della realtà, celato (dal latino occultus, “nascosto”) dietro le apparenze del mondo ordinario. Gli argomenti occulti non rientrano nei bisogni primari dell’essere umano, ossia non sono necessari alla sopravvivenza dell’individuo. Ma — seguendo l’incitazione di Pompeo navigare necesse est, vivere non necesse (“navigare è necessario, vivere non è necessario”) -- per loro portata si pongono al di sopra dei bisogni primari. In altre parole, per chi percepisce dentro di sé la “chiamata spirituale” gli argomenti occulti rappresentano quel navigare tanto più importante del mero vivere.
«più i giusti concetti sembrano farsi confusi»
La spiritualità contemporanea ha reso quasi incomprensibile l’idea che esistano giusti concetti. È presente piuttosto un’unica grande didattica, semplicistica e consolatoria, che attraverso numerose sotto-didattiche appiattisce ogni tentativo di osservare se stessi e i misteri dell’Universo in una serie limitata e limitante di affermazioni (quasi sempre auto-assolutorie) e frasi fatte.
Il giusto concetto — una rappresentazione del reale che raccoglie e aggrega sapientemente i particolari — è invece l’applicazione coerente dell’intelletto, facoltà umana che nel corso dei secoli è via via uscita di scena; per la spiritualità consolatoria non esistono giusti concetti perché non esistono sbagliati concetti.
Semmai, esistono concetti troppo complessi, troppo "mentali”, che non lasciano spazio alla sensazione e al sentimento. Tutto è Bene, Tutto è Uno e Tutto, quindi, è Perfetto, in un’escalation di banalizzazione del reale che ha l’arroganza di prendere in esame qualunque cosa, a partire dai testi sacri di ogni epoca, che vengono tritati e macellati, pre-cotti e pre-masticati, in modo da essere comprensibili a tutti e applicabili nella vita quotidiana.
È un approccio che non tiene conto delle differenze ma mette qualunque ingrediente nel grande calderone della divulgazione e in questo modo confonde l‘interlocutore, che utilizza il linguaggio senza attenzione e consapevolezza, mescolando gli ingredienti culturali nella convinzione che, in fondo, ogni tradizione intenda dire pressoché la stessa cosa e che quindi sia più che lecito giocare al piccolo alchimista.
«La colpa è della superficialità»
Meyrink individua quattro grandi colpevoli, il primo dei quali è a nostro avviso il più importante. La superficialità, infatti, è la caratteristica della nostra epoca. Non è di per sé una caratteristica negativa: è l’abuso che se ne fa a essere pericoloso. Conoscere la superficie serve a orientarsi. a prendere le misure, a riconoscere i punti in cui è più sicuro appoggiare i piedi, ma il cammino interiore si nutre di complessità, di zone d’ombra, di profondità, di livelli e sfaccettature, di facce nascoste e di dimensioni ulteriori.
La superficialità oggi si manifesta attraverso la condivisione e adesione senza controllo delle fonti, la comparazione forzosa di filosofie, religioni e autori, l’idea che la risposta a una domanda si trovi in un libro, possa essere divulgata alle masse, sia già stata detta.
[..]
La spiritualità contemporanea, invece, esiste principalmente in funzione del denaro, in un meccanismo di iperproduzione editoriale e formativa che approfitta di una riflessione critica sul senso del denaro e della ricchezza per lucrare senza sosta.
[..]
Continuava Meyrink:
Per ritenersi abilitati a parlare della vera magia, dell’Arte Regia, bisogna aver dedicato a essa l’intera esistenza, essere per nascita uno di quegli inviati spirituali le cui tempie portano le favolose corna di un Mosè.Meyrink non riusciva ad astenersi dal tentativo di rintracciare un’origine temporale dei meccanismi che vedeva in atto: è probabile che l’interesse nei confronti degli argomenti occulti sia nato grazie ai circoli di Madame Blavatsky, che è stata in grado di intercettare un interesse nascete da parte della — anche questa nascente -- società di massa. E forse in ciò risiede qualcosa di totalmente nuovo nella storia della spiritualità: il proselitismo.
Da quando, nell’ultimo quarto di secolo passato, la russa H. P. Blavatsky fondò la Società Teosofica chiamando a raccolta in favore dell’arte quasi scomparsa della magia, è nato un movimento spirituale che (se non viene diretto all’ultimo momento sulla buona strada) può essere il preludio di un nuovo e tenebroso Medioevo, con le sue superstizioni, i suoi isterismi e le sue follie.
[..]
Il pericolo che Meyrink evidenziava era che questo momento potesse portare a una superstizione di massa, alla riemersione di vecchi isterismi, di credenze che — lontane dall’avere radici nell’esoterismo e nella spiritualità antica -- avrebbero avuto qualcosa in comune con la credenza popolare e con la religione. È davvero successo questo?
Peggio ancora.[..]
Si tratta in questo caso di una caricatura della vera magia, di una maschera grottesca che nasconde il volto autentico della spiritualità immortale, di un ripugnante spettro che erra per il mondo, avvolto nel malconcio pastrano di una pseudo-scienza.
Tutti gli impostori avvizziti nel rancido balsamo della vanità e dell’auto-immensamente hanno sentito dire ai teosofi che esiste una campana che annuncia l’immortalità e già sanno tutti esattamente dove si trova, e i miserabili che li hanno creduti si precipitano in un deserto di sabbia senza fine, verso una campana che sono persuasi di aver sentito da lontano.Ciò che il monaco, così come lo yogi, così come il sadhu, così come il sufi, così come le sacerdotesse cercavano per tutta la vita, e che sapevano di non sapere, e che non osavano pronunciare trova oggi spazio nei discorsi da bar, nei seminari del fine settimana, nei post su Facebook. È tutto chiaro, ogni cosa è illuminata.
Non c’è umiltà né estro nel pensiero di aver già trovato tutte le risposte, di aver già dimostrato tutto. E forse questa vanità non è molto diversa dallo scientismo, dal pregiudizio religioso, e in generale dall’atteggiamento di chi pensa di appartenere alla chiesa giusta. «Si accontentano delle domande che danno risposte inutili», chiosava Meyrink.
Il cercatore spirituale, invece, non sente mai di essere arrivato, ma si trova sempre in movimento, in viaggio, in ostante attenzione. Deve possedere un intento impeccabile, ed essere sempre disposto a imparare.
Non interpreterebbe mai la realtà sulla base di una griglia, di una tassonomia.
Non ha il successo come meta, né il mondo ordinario come orizzonte.
L’uomo, dalla nascita alla morte,Al contrario, nel mondo spirituale contemporaneo non si fanno che trovare teorie e cosmogonie che vengono credute immediatamente vere. Non hanno la potenza immaginativa dei racconti tradizionali, e pretendono qualcosa di simile alla dimostrazione scientifica. Non c'è spazio per l’allegoria o per il dubbio, solo per il consenso.
passa come un’ombra.
Cosa è esistito prima? Non ne sa niente.
Che cosa ci sarà dopo?
Non ne sa ugualmente nulla.
Il cercatore procede a tentoni, non corre a bordo di una Ferrari, non cerca la consolazione, non ha tutte le risposte, ma ha sempre presente il fatto che siamo transeunti. La caducità, il suo posto nel cosmo, la sua possibilità di parteciparvi, ma al contempo la piccolezza che rappresenta. Il fatto che non è Dio, tutt’altro.
E che non sa niente di niente.
Il cammino del cercatore è lento, pericoloso, un percorso nel quale è possibile -- ed è molto frequente — convincersi di essere in viaggio quando si è bloccati in un fosso, nelle sabbie mobili, o si è finiti morti, bruciati.
Qual è lo scopo della spiritualità immortale? Trasformare l’animale, cioè prendere prima di tutto atto del fatto che siamo bestie, che abbiamo pulsioni grossolane, che siamo merda. Che siamo polvere. Che siamo niente. Trasformare l’animale che «si prende tutto, anche il cafiè, e che mi rende schiavo delle mie passioni», come cantava Franco Battiato.
Per quanto ciò possa apparire incredibile, nient’altro che trasformare a poco a poco l’animale umano “coperto di pelli animali” e cacciato dal Paradiso nell’uomo originario e luminoso che, secondo le leggende, i racconti e i libri sacri, ha superato la morte.La spiritualità immortale cerca di portare lo Spirito nella materia, di realizzare ciò che, secondo la tradizione - le leggende, i racconti e i libri sacri - può diventare l‘uomo. «Ecce Homo», il Superuomo, l’Uomo Nuovo, colui che ha superato la morte, la carne, la dimensione bestiale. «Certamente, è più difficile che suonare il piano». scriveva Meyrink. E in questo modo si rivolgeva a coloro che iniziano il percorso di lavoro su di sé come si intraprende un corso di cucina o di ricamo, cioè senza l'urgenza di abbandonare tutto, di spogliarsi totalmente, di partire senza mai tornare indietro.
Coloro a cui pare che esistano cose più importanti, o quasi altrettanto importanti nella vita, abbandonino subito: non farebbero che impoverire la loro esistenza, il loro corpo ne perderebbe e il loro spirito non ci guadagnerebbe nulla.Anche l’atteggiamento attivo nei confronti della vita è molto diverso dalla “semi-passività” con cui il cercatore, secondo Meyrink, deve compiere i primi passi. Niente a che vedere con l’aumento, l’accumulo, il guadagno, niente a che vedere con il pirata che tenta il saccheggio dei reami invisibili; il cercatore è invece più simile al pellegrino, a colui che ha abbandonato tutto e che per procedere nel cammino non ha bisogno di niente. Colui che rifiuta ogni attaccamento, che si allontana da ogni desiderio, che prima di tutto cerca la libertà.
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E se è vero che oggi l’essere umano è diverso, che il mondo in cui vive è diverso dall’ambiente settecentesco e che, come ha dichiarato Rama Krishna «le antiche vie sono sepolte», rimane fermo, immutabile e atemporale il suo scopo, cioè trasformarsi, andare, come ha scritto Sri Aurobindo solo pochi decenni fa, «oltre l’uomo».
Il lavoro del cercatore è un lavoro di sottrazione. La costante ricerca di una via d’uscita, della pietra filosofale, della chiave per sfuggire alla dissoluzione.
Ciò che oggi si fa chiamare spiritualità non prende neppure in considerazione questa ricerca, ma spinge a conquistare sempre di più, ad aggiungere diplomi, qualità, abilità, a fare curriculum. Se ricordasse che siamo transeunti, che non siamo niente, che polvere siamo e polvere ritorneremo, e che nessuno può dirci davvero cosa accadrà dopo la morte, le sue fondamenta si sbriciolerebbero. Non c’è niente di sbagliato nelle tecniche di coaching, nel training autogeno, nel counseling e in generale in tutto ciò che ha come obiettivo la guarigione da blocchi fisici ed emotivi. Il punto è che ciò non e spiritualità, ma psicologia.
Andrea Colamedici, Maura Gancitano, Tu non sei Dio, pp 27-40