[..] Tutti quanti scegliamo le vie magiche: il Superenalotto che ci cambia la
vita, la grande vincita, la fortuna, la sfortuna. Tutti quanti
preferiamo disegnare itinerari che ci mettono in condizione di essere
all’interno di cerchi magici, dove poi siamo manipolati: chi pone le
regole di quel cerchio ci fa fare quello che vuole lui, senza che
neanche ce ne accorgiamo. Il tonno Rio Mare, “così tenero che si taglia
con un grissino”, ha dietro un’operazione magica: trasformare un difetto
in una qualità. E’ magia. Un tonno non può essere tenero; se è tenero, è
perché lo fanno con le frattaglie pressate. Ma è “così tenero che
si taglia con un grissino”, e voi infatti lo comprate. Sono le
manipolazioni della pubblicità, e sono operazioni magiche: io vi
costringo ad accettare non le regole della natura, che imporrebbero di
capire cos’è un tonno, ma le mie regole.
[..] Il dogma non è credere in qualcosa, è non poter discutere di qualcosa, e
non accettare che ne discutano nemmeno gli altri. Nel momento in cui le
Chiese sono diventate potere, hanno imposto un meccanismo dogmatico anche a chi non lo voleva. C’è gente che è finita sul rogo, per questo. In Europa,
sono morte bruciate 600.000 streghe in trecento anni. Quando l’uomo
possiede una fede, trattasi di religione; quando una fede possiede
l’uomo, trattasi di setta. Una persona che ha una fede è libera, una
persona che ha un dogma no, non è libera. Non è la religione a operare
la manipolazione, ma la struttura. Non c’è scritto da nessuna parte che
una Chiesa debba essere una struttura, che debba avere un tesoro, degli
amministratori, dei beni, debba essere uno Stato, debba avere le Guardie
Svizzere. Maometto aveva vietato all’Islam di diventare una Chiesa,
aveva vietato di avere gli Imam. Gesù Cristo da nessuna parte ha detto
che doveva nascere una Chiesa strutturata. Le strutture, se nascono, nascono per il potere,
non per la fede. Alla fede non servono le strutture. Le cose buone le
fanno gli fanno gli uomini, gli esseri umani, non le strutture. Le
strutture – si chiamino massoneria, Chiesa, Stato – possono fare solo
cose negative.
Sono le strutture a manipolare, e voi trovate mille manipolazioni di
questo tipo. Il Credo è una preghiera che nasce da un’operazione politica.
Concilio di Nicea, 300 e rotti dopo Cristo, grande scontro tra eresia
ariana e versione ortodossa: l’eresia ariana diceva che Gesù Cristo era
un uomo, la Chiesa regolare diceva che Cristo era figlio di Dio, quindi
era Dio. Siccome i due vescovi che dovevano mettere a posto questo
complicato problema erano compagni di merende – si chiamavano Eusebio di
Nicomedia e Eusebio di Cesarea – fanno un compromesso: voi oggi
recitate una preghiera che è frutto di un compromesso. “Credo in Gesù
Cristo, generato, non creato”. Gli uomini generano, Dio crea. Quindi,
uomo: generato, non creato. E poi aggiungono: “Della stessa sostanza del
padre”, ma non specificano il padre. Cioè fanno un’operazione in base
alla quale ognuno può scegliere l’interpretazione più favorevole a sé.
Nessuno ve la spiega così, quella preghiera. Ve la fanno dire
automaticamente
[..] Al pensiero magico si contrappone il pensiero simbolico, quello che ti
spinge a chiederti “perché”. Il pensiero magico, che è funzionale a una
società consumistica, ti spinge a chiederti solo “come”, non perché. Il
perché è superato, non te lo devi chiedere. Tutti devono solo chiedersi
come. Nessuno si deve chiedere perché comprare qualcosa, ma solo come
comprarlo, come sbattersi per mettere insieme i soldi per comprare il
modello nuovo sei mesi dopo, e così via. Nei meccanismi di
manipolazione, il primo obiettivo è impedire alla gente di chiedersi
perché. La manipolazione avviene perché quel gradino ve lo fanno
saltare. Voi vi chiedete solo come, non perché. Ed è fondamentale, nel
pensiero magico: non ti devi chiedere perché diventare ricco, ma come
diventarlo. Non ti devi chiedere perché una donna si dovrebbe innamorare
di te: al mago, tu chiedi come una donna si possa innamorare di te.
Quel perché lo dovresti chiedere a te stesso, non al mago.
[..] Sulla libertà, abbiamo costruito un dogma del piffero. La libertà non è
poter fare tutto quello che vuoi. La libertà è sapere quello che
veramente vuoi. Potete pensare una donna meno libera di una che voglia
diventare madre? Sicuramente, dopo che fa dei figli, una donna può
sembrare meno libera. Ma non è vero che sia meno libera, se l’ha scelto
lei. In una democrazia
si può essere meno liberi che in una monarchia. Il problema è a monte,
ma non si risolve col dogma. Va risolto a livello individuale: sta nel
chiedere il perché a stessi, e non il come al mago. Noi concepiamo una
società dove calpestare i nostri diritti è normale, è fisiologico,
perché siamo permeati di pensiero magico. Prima di combattere gli
effetti, esaminiamo le cause. La manipolazione non nasce come un fungo
in un prato, è il frutto di una costruzione di società: qualcuno decide
che può stare meglio se gli altri stanno peggio. Ma nemmeno nel potere c’è libertà. La libertà è nell’essere, nella realizzazione di se stessi, nei modi e coi tempi di ciascuno.
Abbiamo costruito una società del pensiero magico, basata sulla
velocità: se una cosa la capisci dopo, sei ritardato. Ma siamo sicuri
che capire subito sia un valore? Siamo certi che chi capisce dopo non
capisca meglio? Il nostro concetto di tempo non è legato a cose che
abbiamo deciso noi, sono altri che hanno deciso che dobbiamo fare in
fretta. E questo, perché noi non dobbiamo avere tempo per pensare, per
scegliere. Sono meccanismi assolutamente magici. La prima cosa che ci
dev’essere sottratta è il tempo. La seconda è la linearità del
desiderio. Nei supermercati, a mezzogiorno diffondono profumo di pane
per stimolarci a comprare di più. Fa tutto parte del pensiero magico:
stabilisco il cerchio, che è la mia area commerciale, decido che tu devi
comprare più roba e quindi utilizzo il meccanismo di manipolazione, che
è l’odore del pane. Dobbiamo conoscere, non esistono scorciatoie: più
cose uno conosce, più è in grado di capire all’interno di quali cerchi
magici si trova, come ne può uscire e come può evitare di entrarne in altri. Ma la conoscenza ha bisogno di tempo. E noi quanto tempo dedichiamo a conoscere?
Internet può essere una fonte di conoscenza, ma richiede tempo (e ce ne
sottrae) perché ormai è diventato talmente vasto da essere dispersivo.
In più, Internet elimina la conoscenza casuale. Se da Napoli vai a
Milano in auto, Bologna la vedi. Se ci vai in aereo, te la perdi. Voglio
il passo del Paradiso dove si parla dell’aquila? Digito, e mi compare
direttamente quel passo. Senza Internet, no: te la devi leggere, la
Divina Commedia. E intanto che leggi, conosci. Non bisogna fare di
niente un valore assoluto. Via i paraocchi: tutto, interpretato in
chiave assoluta, ci preclude delle possibilità. Se Internet ci preclude
la possibilità di leggere la Divina Commedia, allora non va bene. Ognuno
di noi, tanti anni fa, teneva un diario, che conservava per anni. Avete
mai provato a scoprire su Facebook cos’avete scritto un anno fa? In
pratica, il sistema vi si blocca: pensate a cosa vi toglie, tutto
questo. Poi, per conoscere, la seconda cosa che conta, oltre al tempo,
qual è? La memoria. Senza memoria non si conosce nulla. Per conoscere,
archiviamo dati che poi colleghiamo. Se non archiviamo, non possiamo
collegare.
http://www.libreidee.org/2015/04/carpeoro-pensiero-magico-cosi-il-potere-ci-tiene-prigionieri/
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