martedì 3 ottobre 2017

Foglie secche e stelle fisse - Hermann Hesse


Tanto gli riusciva facile chiacchierare con tutti, vivere con tutti, imparare da tutti, altrettanto rimaneva consapevole, tuttavia, che qualcosa lo separava da loro; e questo qualcosa era la sua qualità di Samana. Vedeva gli uomini vivere alla maniera di bimbi o di bestie, sì che a un tempo era costretto ad amarli e a disprezzarli. Li vedeva affannarsi, soffrire e farsi i capelli grigi, per cose che a lui parevano di nessun conto: denaro, piccoli piaceri, piccoli onori, e li vedeva litigarsi e accapigliarsi, li vedeva lamentarsi di dolori sui quali il Samana sorride, e soffrire per privazioni di cui il Samana nemmeno s'accorge.

[..]

«Non tutti gli uomini sono intelligenti» disse Kamala.
«No,» disse Siddharta «non si tratta di questo. Kamaswami è tanto intelligente quanto lo son io, eppure non ha alcun rifugio in se stesso. Altri lo posseggono, eppure in quanto a ragione sono bambini. La maggior parte degli uomini, Kamala, sono come una foglia secca, che si libra e si rigira nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino. Fra i tanti sapienti e i Samana che ho conosciuto ce n'era uno di questa specie, un uomo perfettissimo, che non potrò mai dimenticare. È quel Gotama, il Sublime, il predicatore della nuova scienza. Migliaia di giovani ascoltano ogni giorno la sua dottrina, seguono a tutte le ore le sue prescrizioni, eppure sono tutti foglie secche, non hanno in se stessi la dottrina e la legge.

Hermann Hesse, Siddharta, pp 106,108-109

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