Tanto gli riusciva facile chiacchierare
con tutti, vivere con tutti, imparare da tutti, altrettanto rimaneva
consapevole, tuttavia, che qualcosa lo separava da loro; e questo
qualcosa era la sua qualità di Samana. Vedeva gli uomini vivere alla
maniera di bimbi o di bestie, sì che a un tempo era costretto ad
amarli e a disprezzarli. Li vedeva affannarsi, soffrire e farsi i
capelli grigi, per cose che a lui parevano di nessun conto: denaro,
piccoli piaceri, piccoli onori, e li vedeva litigarsi e
accapigliarsi, li vedeva lamentarsi di dolori sui quali il Samana
sorride, e soffrire per privazioni di cui il Samana nemmeno
s'accorge.
[..]
Hermann Hesse, Siddharta, pp 106,108-109
«Non tutti gli uomini sono intelligenti»
disse Kamala.
«No,» disse Siddharta «non si
tratta di questo. Kamaswami è tanto intelligente quanto lo son io,
eppure non ha alcun rifugio in se stesso. Altri lo posseggono,
eppure in quanto a ragione sono bambini. La maggior parte degli
uomini, Kamala, sono come una foglia secca, che si libra e si rigira
nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come
stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c'è vento
che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.
Fra i tanti sapienti e i Samana che ho conosciuto ce n'era uno di
questa specie, un uomo perfettissimo, che non potrò mai
dimenticare. È quel Gotama, il Sublime, il predicatore della nuova
scienza. Migliaia di giovani ascoltano ogni giorno la sua dottrina,
seguono a tutte le ore le sue prescrizioni, eppure sono tutti foglie
secche, non hanno in se stessi la dottrina e la legge.
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