[..] Emile Coué, farmacista francese vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo trentennio del Novecento, noto come l’ideatore del pensiero positivo e della visualizzazione e ispiratore del training autogeno di Johannes Heinrich Schult, della sofrologia, dell’analisi transazionale e della programmazione neurolinguistica. Coué fu l’iniziatore di un modo di pensare riassumibile con la frase: «Noi siamo ciò che facciamo di noi stessi, e non ciò che la sorte ci fa». Un’idea di miglioramento fatta di desideri contingenti, di benessere e di successo, quasi mai di trascendenza; Coué parlava di padronanza di se stessi tramite l’autosuggestione cosciente, e non di un modo per congiungersi al divino. Come possa essere considerato un esponente di spicco del New Thought, è davvero curioso.
Ad ogni modo, lo scopritore dell’effetto placebo basò il proprio metodo di autosuggestione cosciente (metodo Coue') sull’idea che se credi che qualcosa sia positivo, lo sarà. Pare che l’intuizione gli fosse arrivata dopo aver osservato che quando dava ai propri clienti i medicinali dicendo con convinzione «Vedrà, le farà certamente bene», gli efletti dei farmaci risultavano più immediati ed evidenti. L’impostazione di pensiero di Coué non metteva al centro la verità, ma gli effetti della tecnica.
Andrea Colamedici, Maura Gancitano, Tu non sei Dio, pp 60-61
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