Si verifica spesso, oggi, tra noi che circolino molti che, proprio
perché squilibrati, o sul punto di perdere l’equilibrio, o depressi, o
decentrati, o esaltati, si dedicano all’Esoterismo. Vi sono tuttavia
altri, normali o intellettualmente dotati, che però con leggerezza
inspiegabile in individui che presumono di pensare, si dedicano a
esercizi yoghici o a tecniche similari, senza veramente afferrare il
senso di ciò che fanno, ossia che cosa tali pratiche valgano gnoseologicamente e significhino in rapporto alla propria costituzione interiore.
La loro è una rinuncia all’autocoscienza che li caratterizza come
Occidentali, e che per essi dovrebbe essere l’unico punto di partenza
per qualsiasi impresa ascetica.
L’ascesi per un Occidentale non
può non essere fondata sulla conoscenza del processo stesso della sua
autocoscienza, ossia di ciò per cui egli è un determinato tipo
interiore capace tra l’altro di rielaborare criticamente la Tradizione.
L’Occidentale non dovrebbe dimenticare di avere la testa: la quale non
può essere saltata per una estrosa presa di contatto con hara o con
kundalini.
Egli può giungere a hara o a kundalini, ma a condizione
di controllare l’ordine di forze che si mette in moto in lui quando
giunge a intuire tali temi, perché in tale intuire già la forza di
hara o di kundalini affiora.
E questa è la via dell’Occidentale.
M.Scaligero
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