sabato 7 ottobre 2017

Ho fatto l’esame di maturità parlando col pensiero

Il 26 settembre ho concluso gli studi al Liceo delle Scienze Umane «Cardano» di Milano, sostenendo l’esame di maturità che non avevo fatto a giugno perché malato. Dinanzi alla commissione ho discusso la mia tesina, «L’uomo di fronte al dolore». È stato un momento bello, decisamente #lamiabuonanotizia, perché ho potuto spiegare cosa ho imparato in questi anni di liceo. Ho imparato tantissimo.
 La scuola non è dove impari le cose a memoria, ma dove impari a conoscerle in profondità. E io sono stato davvero fortunato a incontrare professori che me l’hanno insegnato. Non sempre è stato facile per me studiare, perché la mia salute è molto fragile e non posso fare niente senza l’aiuto degli altri. Posso solo pensare. E il liceo mi ha dato la possibilità di pensare molto. Con l’aiuto di tante persone che ringrazio perché la mia diversità non è stata vista come un limite. Io sono la testimonianza che la vita può essere sempre bella, anche quando il corpo è molto limitato, perché l’amore supera il limite dei limiti.
 Spesso dico questa frase, perché questa è l’essenza della mia presenza e sono contento di essere riuscito a dimostrarlo con l’aiuto della mia meravigliosa famiglia. Non è stato facile. Ma insieme abbiamo fatto un capolavoro di vita: ciò che sembrava sfortuna è diventato forza e coraggio. Siamo noi che costruiamo la nostra felicità. La vita - anche la vita a scuola - è una grande occasione per imparare, conoscere, capire, amare, sentire: tutti, adulti e ragazzi, dovrebbero vederla così, senza pensare solo alle verifiche che fanno paura, o sostenere di continuo che la scuola sia noiosa. La scuola mi ha fatto conoscere persone stupende, compagni di classe che non mi hanno mai visto come un «poverino» e che anzi mi hanno capito moltissimo, anche se non riuscivano sempre a parlarmi perché io comunico solo scrivendo. 
 Ho notato il cambiamento del loro sguardo ed è questo che vorrei che avvenisse in tutti, un cambiamento di sguardo che permetta a noi persone disabili di essere noi stessi, unici, senza dover per forza adeguarci ai canoni imposti dalla società. Se la scuola riuscisse a modificare lo sguardo sulla disabilità tutta la società evolverebbe e molti problemi dovuti all’intolleranza, ai pregiudizi, alla paura del diverso, diminuirebbero. Per questo con i miei genitori, le educatrici e tanti amici abbiamo ora costituito l’Associazione «Nassigh CxC» di cui sono presidente, che si propone di «prendersi cura di chi cura» le persone disabili. Questo sarà il mio lavoro e il mio impegno per il futuro.
 *(Matteo Nassigh, 19 anni, di Milano, dalla nascita soffre di una disabilità gravissima che gli permette di comunicare solo con un linguaggio apposito. Al suo esame orale di maturità, pochi giorni fa, hanno assistito docenti, amici, e anche il dirigente scolastico provinciale Marco Bussetti. Tutti commossi quando al termine della sua tesina ha citato Ungaretti: «Non sono mai stato tanto attaccato alla vita». Alla fine ha detto: «Se non ci sono altre domande posso parlarvi della mia risposta al dolore? Lo so, lo colgo dagli sguardi di chi mi vede per la prima volta: guardandomi si è portati a pensare che io sia un “povero disabile”. È la reazione istintiva di tutti. Poi però quando inizio a comunicare i volti cambiano. Capiscono che non ho un deficit intellettivo. E che la mia condizione fisica obbedisce al cosiddetto “principio della conservazione dell’energia”, come dice la mia prof. di fisica. Io sono pensiero: il mio corpo è immobile e io... penso sempre». Matteo si è diplomato con il massimo dei voti: 100/100. Il blog di Matteo si chiama Pensieri di luce. Vita a rotelle di uno con le rotelle pensanti
 http://www.corriere.it/buone-notizie/17_ottobre_02/nassigh-ho-fatto-l-esame-maturita-parlando-col-pensiero-66eb3aa4-a76b-11e7-8b29-3c19760df94c.shtml?refresh_ce-cp

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