Il
26 settembre ho concluso gli studi al Liceo delle Scienze Umane
«Cardano» di Milano, sostenendo l’esame di maturità che non avevo fatto a
giugno perché malato. Dinanzi alla commissione ho discusso la mia
tesina, «L’uomo di fronte al dolore». È stato un momento bello,
decisamente #lamiabuonanotizia, perché ho potuto spiegare cosa ho
imparato in questi anni di liceo. Ho imparato tantissimo.
La scuola non è dove impari le cose a memoria, ma
dove impari a conoscerle in profondità. E io sono stato davvero
fortunato a incontrare professori che me l’hanno insegnato. Non sempre è
stato facile per me studiare, perché la mia salute è molto fragile e
non posso fare niente senza l’aiuto degli altri. Posso solo pensare. E
il liceo mi ha dato la possibilità di pensare molto. Con l’aiuto di
tante persone che ringrazio perché la mia diversità non è stata vista
come un limite. Io sono la testimonianza che la vita può essere sempre
bella, anche quando il corpo è molto limitato, perché l’amore supera il
limite dei limiti.
Spesso dico questa frase, perché
questa è l’essenza della mia presenza e sono contento di essere riuscito
a dimostrarlo con l’aiuto della mia meravigliosa famiglia. Non è stato
facile. Ma insieme abbiamo fatto un capolavoro di vita: ciò che sembrava
sfortuna è diventato forza e coraggio. Siamo noi che costruiamo la
nostra felicità. La vita - anche la vita a scuola - è una grande
occasione per imparare, conoscere, capire, amare, sentire: tutti, adulti
e ragazzi, dovrebbero vederla così, senza pensare solo alle verifiche
che fanno paura, o sostenere di continuo che la scuola sia noiosa. La
scuola mi ha fatto conoscere persone stupende, compagni di classe che
non mi hanno mai visto come un «poverino» e che anzi mi hanno capito
moltissimo, anche se non riuscivano sempre a parlarmi perché io comunico
solo scrivendo.
Ho notato il cambiamento del loro sguardo ed
è questo che vorrei che avvenisse in tutti, un cambiamento di sguardo
che permetta a noi persone disabili di essere noi stessi, unici, senza
dover per forza adeguarci ai canoni imposti dalla società. Se la scuola
riuscisse a modificare lo sguardo sulla disabilità tutta la società
evolverebbe e molti problemi dovuti all’intolleranza, ai pregiudizi,
alla paura del diverso, diminuirebbero. Per questo con i miei genitori,
le educatrici e tanti amici abbiamo ora costituito l’Associazione «Nassigh CxC»
di cui sono presidente, che si propone di «prendersi cura di chi cura»
le persone disabili. Questo sarà il mio lavoro e il mio impegno per il
futuro.
*(Matteo Nassigh, 19 anni, di Milano, dalla nascita soffre di una
disabilità gravissima che gli permette di comunicare solo con un
linguaggio apposito. Al suo esame orale di maturità, pochi giorni fa,
hanno assistito docenti, amici, e anche il dirigente scolastico
provinciale Marco Bussetti. Tutti commossi quando al termine della sua
tesina ha citato Ungaretti: «Non sono mai stato tanto attaccato alla
vita». Alla fine ha detto: «Se non ci sono altre domande posso parlarvi
della mia risposta al dolore? Lo so, lo colgo dagli sguardi di chi mi
vede per la prima volta: guardandomi si è portati a pensare che io sia
un “povero disabile”. È la reazione istintiva di tutti. Poi però quando
inizio a comunicare i volti cambiano. Capiscono che non ho un deficit
intellettivo. E che la mia condizione fisica obbedisce al cosiddetto
“principio della conservazione dell’energia”, come dice la mia prof. di
fisica. Io sono pensiero: il mio corpo è immobile e io... penso sempre».
Matteo si è diplomato con il massimo dei voti: 100/100. Il blog di
Matteo si chiama Pensieri di luce. Vita a rotelle di uno con le rotelle pensanti
http://www.corriere.it/buone-notizie/17_ottobre_02/nassigh-ho-fatto-l-esame-maturita-parlando-col-pensiero-66eb3aa4-a76b-11e7-8b29-3c19760df94c.shtml?refresh_ce-cp
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