Domanda: A proposito del lavoro e della fatica, mi sembra che ci sia una differenza tra gli sforzi per il lavoro e gli sforzi meccanici. Il lavoro esteriore consuma la nostra energia; l’altro lavoro, al contrario, dovrebbe farci accumulare energia. Ma è il contrario. Ci si stanca molto, si perde energia.
Gurdjieff: Nel frattempo lei la mantenga. Lei si nutre consapevolmente dell’elettricità che ha nel corpo e la trasforma. Ciò costituisce la sua forza. Non è lo stesso tipo di stanchezza. La fatica derivata dal vero lavoro ha un futuro; lei è stanco e questo le dà un risultato sostanziale, ricarica il suo accumulatore. Se continua, si accumulerà in lei una sostanza consistente che ricaricherà la sua batteria. Più si stanca più il suo organismo potrà elaborare questa sostanza.
Domanda: La fatica è favorevole o no agli sforzi di concentrazione?
Gurdjieff: Se è fatica ordinaria non ne vale la pena. Dipende dall’altro accumulatore. Non sarà in grado di fare nemmeno le cose quotidiane e perderà le forze che le rimangono. Ma per un altro genere di fatica c’è un’altra legge: più dà e più riceverà.
Domanda: Ho notato che la mattina, quando sono riposato, non riesco a lavorare. La sera, viceversa, dopo tutte le fatiche del giorno, ho più successo.
Gurdjieff: Perché una parte di lei è stanca e perché lei lavora senza quella parte. Lavora con uno o due centri. Deve lavorare con tutti e tre. Se un centro è stanco non prende parte al lavoro e lei non ottiene risultati. Pensa di poter lavorare meglio di notte, ma è soggettivo, dunque non conta niente. è di poco valore.
G.I.Gurdjieff - Incontri con Gurdjieff - 1941-1943, pp 69-70
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