venerdì 9 dicembre 2016

Assenza di unità nell'uomo - Gurdjieff

   Nel novembre del 1915 avevo già afferrato alcuni punti fondamentali dell'insegnamento psicologico di G.
   Il primo, quello sul quale insisteva maggiormente, era l’assenza di unità nell'uomo.
   "Il più grande errore, egli diceva, è credere che l'uomo abbia un'unità permanente. Un uomo non è mai uno. Continuamente egli cambia. Raramente rimane identico, anche per una sola mezz'ora. Noi pensiamo che un uomo chiamato Ivan sia sempre Ivan. Ma non è così. Ora è Ivan, in un altro momento è Pietro, e un minuto più tardi Nicola, Sergio, Matteo, Simone, anche se tutti pensiamo che sia sempre Ivan. Sapete che Ivan non può commettere certe azioni, mentire per esempio, ed ora scoprite che Ivan ha mentito e siete tutti sorpresi che lui, Ivan, abbia potuto fare questo. Infatti, Ivan non può mentire, è Nicola che ha mentito ed a ogni occasione Nicola mentirà nuovamente, perché Nicola non può fare a meno di mentire. Rimarrete stupiti rendendovi conto della moltitudine di questi Ivan e Nicola che vivono in un solo uomo. Se imparerete ad osservarvi non avrete più bisogno di andare al cinema".
   "Tutto ciò, domandai, ha qualcosa a che fare con la coscienza delle diverse parti ed organi del corpo? Credo di capire ciò che avete detto, perché ho sovente sentito la realtà di queste coscienze. So che non soltanto ogni organo, ma ogni parte del corpo avente una distinta funzione, ha una coscienza sua propria; vi è una coscienza della mano destra e una coscienza della mano sinistra. È questo che volete dire?".
   "Non del tutto, disse G. Anche queste coscienze esistono, ma sono relativamente innocue. Ognuna di esse conosce il suo posto e sa quello che deve fare. Le mani sanno di dover lavorare, i piedi di dover camminare. Ma questi Ivan, Pietro, Nicola, sono del tutto diversi: si chiamano tutti 'IO', ossia si considerano come padroni e nessuno di loro vuole riconoscerne un altro. Ciascuno di essi è il Califfo per un'ora, fa ciò che gli piace senza riguardi per nessuno: saranno poi gli altri a farne le spese. Nessun ordine regna fra di loro. Colui che si impone è il padrone. Distribuisce frustate da tutte le parti senza tener conto di nulla. Il momento seguente però, quando un altro avrà preso la frusta, toccherà a lui riceverne i colpi. E cosi vanno le cose per tutta la vita. Immaginate un paese in cui ciascuno possa essere re per cinque minuti, e durante questi cinque minuti fare del suo regno tutto ciò che vuole. Ecco la nostra vita".


P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff, pp 62-63

 

 

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