sabato 17 dicembre 2016

Immortalità dell'uomo e raggio di creazione - Gurdjieff

   Durante una riunione, alla quale era stata invitata molta gente nuova che non aveva ancora ascoltato G., fu posta questa domanda: "L'uomo è o non è immortale?".
   "Cercherò di rispondere a questa domanda, disse G., ma vi avverto che ciò non potrà essere fatto in modo pienamente soddisfacente con gli elementi che la scienza e il linguaggio ordinari mettono a nostra disposizione.
   "Voi domandate se l'uomo è immortale o no.
   "Io risponderò sì e no.
   "La questione ha vari aspetti. Innanzitutto, che cosa significa immortale? Parlate dell'immortalità assoluta o ammettete diversi gradi? Se per esempio dopo la morte del corpo sussistesse qualche cosa che viva ancora per un certo tempo, conservando la sua coscienza, questo può essere chiamato immortalità o no? In altri termini, quanto tempo, secondo voi, una tale sopravvivenza dovrebbe durare per essere chiamata immortalità? Ciò non implica allora la possibilità di una immortalità 'differente' per ciascun uomo? e tante altre questioni. Dico questo unicamente allo scopo di mostrare quanto siano vaghe parole come 'immortalità' e quanto facilmente possano confonderci. Infatti non vi è niente di immortale, Dio stesso è mortale. Ma c'è una grande differenza tra l'uomo e Dio e naturalmente Dio 'è mortale in un modo diverso dall'uomo. Sarebbe molto meglio se alla parola 'immortalità' sostituissimo le parole ‘esistenza dopo la morte’. In questo caso posso rispondere che l'uomo ha la possibilità di un'esistenza dopo la morte. Ma la possibilità è una cosa e la realizzazione della possibilità è una cosa del tutto diversa.
   "Cerchiamo ora di vedere da che cosa dipende questa possibilità e che cosa significa la sua realizzazione".
   G. ricapitolò in brevi parole quanto era stato detto sulla struttura dell'uomo e del mondo. Riprodusse lo schema del raggio di creazione (qui) e quello dei quattro corpi dell'uomo (qui). Ma a proposito dei corpi dell'uomo introdusse un particolare cui non aveva ancora accennato. Ricorse ancora una volta al paragone orientale dell'uomo, con una carrozza, un cavallo, un cocchiere ed un padrone e riprendendo lo schema aggiunse:
   "L'uomo è una organizzazione complessa. È formato di quattro parti che possono essere collegate, non collegate o mal collegate. La carrozza è attaccata al cavallo per mezzo delle stanghe, il cavallo al cocchiere per mezzo delle redini, il cocchiere al suo padrone per mezzo della voce di lui. Ma il cocchiere deve udire e comprendere la voce del padrone, deve sapere come si guida; e il cavallo deve essere addestrato a obbedire alle redini. Per quanto riguarda la relazione del cavallo con la carrozza, esso deve essere attaccato nel modo giusto. Così, tra le quattro parti di questa complessa organizzazione esistono tre collegamenti, tre legami (vedi fig. a in basso). Se uno solo di essi presenta qualche difetto, l'insieme non può comportarsi come un tutto unico. I legami non sono dunque meno importanti dei 'corpi'. Lavorando su di sé, l'uomo lavora simultaneamente sui 'corpi' e sui ‘legami’. Ma si tratta in tal caso di due lavori diversi.
   "Il lavoro su di sé deve cominciare dal cocchiere. Il cocchiere è l'intelletto. Al fine di poter intendere la voce del padrone, il cocchiere anzitutto non deve essere addormentato, deve svegliarsi. Può anche darsi che il padrone parli una lingua che il cocchiere non capisce. Il cocchiere deve imparare questa lingua. Quando l'avrà imparata capirà il suo padrone. Ma questo non basta, deve anche imparare a guidare il cavallo, ad attaccarlo, a nutrirlo, a curarlo, a tenere in efficienza la carrozza, perché non gli servirebbe a nulla capire il padrone se poi non fosse in grado di fare qualcosa. Il padrone da l'ordine di partire, ma il cocchiere è incapace di partire perché il cavallo non è stato nutrito, non è stato attaccato ed egli stesso non sa dove sono le redini. Il cavallo sono le nostre emozioni. La carrozza è il corpo. L'intelletto deve imparare a comandare le emozioni. Le emozioni trascinano sempre il corpo. È in questo ordine che deve essere condotto il lavoro su di sé. Ma, notate bene: il lavoro 'sui corpi', ossia sul cocchiere, il cavallo e la carrozza, è una cosa; il lavoro sui 'legami', cioè sulla 'comprensione del cocchiere' che lo unisce al suo padrone, sulle 'redini' che lo uniscono al cavallo, sulle 'stanghe' e le 'bardature' che uniscono la Carrozza al cavallo, è tutt'altra cosa.
   "Accade qualche volta che i corpi siano buoni e in ordine, ma che i 'legami' non si producano. A che serve allora l'insieme di questa organizzazione? Come succede per i corpi non sviluppati, la totalità dell'organizzazione è allora inevitabilmente comandata dal basso, ossia non dalla volontà del padrone, ma in modo accidentale.
   "In un uomo che abbia due corpi, il secondo corpo è attivo in rapporto al corpo fisico; questo significa che nel 'corpo astrale' la coscienza ha il pieno potere sul corpo fisico". G. mise il segno ( + ) sul corpo astrale, e il segno (—) sul corpo fisico (fig. c).
   "In un uomo che ha tre corpi, il terzo, cioè il 'corpo mentale', è attivo in rapporto al 'corpo astrale' ed al corpo fisico. Questo vuoi dire che nel 'corpo mentale' la coscienza ha il pieno potere sul 'corpo astrale' e sul corpo fisico". G. mise il segno ( + ) sul corpo mentale e il segno (—) sul corpo astrale e sul corpo fisico riuniti da una graffa (fig. c).
   "In un uomo che ha quattro corpi, il corpo attivo è il quarto. Ciò significa che la coscienza nel quarto corpo ha pieno potere sul corpo mentale, sul corpo astrale e sul corpo fisico".
   G. mise il segno ( + ) sul quarto corpo ed il segno (—) sugli altri tre riuniti (fig. C).
   "Come vedete, disse, vi sono quattro situazioni completamente differenti. In un caso tutte le funzioni sono comandate dal corpo fisico. È lui che è attivo; in rapporto a lui, tutto il resto è passivo (fig. b). In un altro caso
il secondo corpo ha potere sul corpo fisico. Nel terzo caso, il 'corpo mentale' ha potere sul 'corpo astrale' e sul corpo fisico. Nell'ultimo caso, il quarto corpo ha potere sui primi tre. Abbiamo già visto che
nell'uomo che ha soltanto il corpo fisico, può stabilirsi, tra le sue diverse funzioni, esattamente la stessa specie di relazione che fra i diversi corpi. Le funzioni fisiche possono comandare il sentimento, l'intelletto e la coscienza. Il sentimento può comandare le funzioni fisiche, l'intelletto può comandare le funzioni fisiche ed il sentimento. E la coscienza può comandare le funzioni fisiche, il sentimento e l'intelletto.
   "Nell'uomo con due, tre e quattro corpi, il corpo più attivo vive più a lungo, ossia è 'immortale' in rapporto ad un corpo inferiore". Disegnò nuovamente il diagramma del raggio di creazione e a lato della terra pose il corpo fisico dell'uomo.


   "Questo è l'uomo ordinario, disse, l'uomo numero 1, 2, 3 e 4. Ha soltanto il corpo fisico. Questo corpo muore, di lui non rimane più nulla. Il corpo fisico è composto di elementi terrestri e dopo la morte ritorna alla terra. È polvere e ritorna polvere. Non si può parlare di alcun genere di immortalità per un uomo di questo tipo. Ma se un uomo possiede il secondo corpo (egli pose il secondo corpo sul diagramma parallelamente ai pianeti), questo secondo corpo è composto di elementi del mondo planetario e può sopravvivere alla morte del corpo fisico. Non è immortale nel senso completo della parola, perché dopo un certo periodo di tempo muore a sua volta, ma in ogni caso non muore contemporaneamente al corpo fisico.
   "Per un uomo che possieda il terzo corpo (egli pose il terzo corpo sul diagramma parallelamente al sole), questo corpo, composto di elementi del sole, può esistere dopo la morte del 'corpo astrale'.
   "Il quarto corpo è composto di elementi del mondo delle stelle, cioè di elementi che non appartengono al sistema solare e di conseguenza, se si è cristallizzato nei limiti del sistema solare, non vi è nulla nell'ambito di questi limiti che lo possa distruggere. Questo significa che un uomo che possiede il quarto corpo è immortale nei limiti del sistema solare.
   "Vedete perché è impossibile rispondere di punto in bianco alla domanda: l'uomo è immortale o no? Un uomo è immortale, un altro non lo è, un terzo si sforza di raggiungere l'immortalità, un quarto immagina di essere immortale e tuttavia non è che un pezzo di carne".


P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff, pp 103-108

 

 

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