"Tra gli scopi formulati, il più giusto è senz'altro quello di essere padrone di sé, perché, senza questo, nient'altro è possibile. E, in confronto a questo scopo, tutti gli altri non sono che sogni infantili, desideri di cui un uomo non potrebbe fare alcun uso, anche se fossero esauditi.
"Qualcuno ha detto, per esempio, che voleva aiutare gli altri. Per essere capaci di aiutare gli altri, occorre innanzitutto imparare ad aiutare sé stessi. Un gran numero di persone, di fronte all'idea di portare un aiuto agli altri, si lasciano prendere da ogni sorta di pensieri e di sentimenti, semplicemente per pigrizia. Sono troppo pigri per lavorare su sé stessi, però li lusinga il pensare di essere capaci di aiutare gli altri. È un modo di essere ipocrita e falso verso sé stessi. Quando un uomo si vede realmente qual è, non gli viene in mente di aiutare gli altri — si vergognerebbe di questo pensiero. L'amore per l'umanità, l'altruismo, sono delle belle parole, ma non hanno senso che quando un uomo è capace, seguendo la sua propria scelta e la sua propria decisione, di amare o di non amare, d'essere altruista o egoista. Allora la sua scelta ha un valore. Ma se non ha scelta, se non può fare diversamente, se è soltanto ciò che il caso ha fatto o sta facendo, oggi altruista, domani egoista e di nuovo altruista dopodomani, che valore può avere? Per aiutare gli altri, un uomo deve imparare per prima cosa ad essere egoista, un egoista cosciente. Soltanto un egoista cosciente può aiutare gli altri. Così come siamo, non possiamo fare nulla. Un uomo decide di essere egoista, ed ecco che regala la sua ultima camicia. Avendo poi deciso di dare la sua camicia, prende quella dell'uomo al quale voleva darla. Oppure, avendo deciso di dare la sua camicia, vuole dare quella di un altro e va su tutte le furie se l'altro gliela rifiuta. E così va la vita.
"Per fare ciò che è difficile, occorre innanzitutto imparare a fare ciò che è facile. Non si può cominciare dal più difficile.
P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la
testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff,
pp 116-117
Nessun commento:
Posta un commento