giovedì 22 dicembre 2016

Il ricordo di sé - Osho

L’altro consiste nel non pensare nulla riguardo al mondo, ma continuare soltanto a ricordarsi che tu sei. Gurdjieff usava questo secondo metodo, che deriva dalla tradizione sufì, dall’Islam. I sufì ci lavorarono sopra molto profondamente.
Ricorda: “Io sono”, qualsiasi cosa tu stia facendo. Stai bevendo dell’acqua, stai mangiando il tuo cibo, ricorda: “Io sono”. Continua a mangiare e continua a ricordare: “Io sono, io sono”. Non dimenticartene! E’ difficile perché tu pensi di sapere già di essere dunque che bisogno c’è di continuare a ricordarlo? Tu non te lo ricordi mai, ma è una tecnica molto, molto potente. Mentre stai camminando ricordati: “Io sono”. Lascia che ci sia il camminare, continua a camminare, ma sii costantemente centrato in questo ricordare a te stesso: “Io sono, io sono, io sono”. Non dimenticartene. Tu mi stai ascoltando: fallo qui. Mi stai ascoltando: non essere così immenso, coinvolto, identificato. Qualsiasi cosa io stia dicendo, ricordati, continua a ricordarti. C’è l’ascolto, ci sono le parole, qualcuno sta parlando, tu sei: “Io sono, io sono, io sono”. Fa che questo “io sono” sia un fattore costante di consapevolezza. E’ molto difficile. Tu non riesci a ricordartene neppure per un solo minuto. Provaci. Mettiti l’orologio davanti agli occhi, e fissa le lancette che si muovono: un secondo, due secondi, tre secondi, continua a guardarlo. Fa’ due cose, guarda il movimento della lancetta che segna i secondi e ricordati continuamente: “Io sono, io sono”. A ogni secondo continua a ricordarti: “Io sono”. Nel giro di cinque o sei secondi sentirai di averlo dimenticato. All’improvviso ti ricorderai:”Sono passati diversi secondi e non me ne sono ricordato”. Ricordarsene anche per un solo intero minuto è un miracolo, e se ci riesci, la tecnica fa per te. Allora praticala. Per suo tramite sarai in grado di andare al di là dei sogni e di sapere che i sogni sono sogni. Come funziona? Se per tutto il giorno riesci a ricordarti: “Io sono”, questo penetrerà anche il tuo sonno. E quando starai sognando, ti ricorderai continuamente: “Io sono”. Se riuscirai a farlo, all’improvviso il sogno diventerà solo un sogno. Allora non potrà più ingannarti, non potrà più essere percepito come realtà. Il meccanismo è questo: il sogno è percepito come realtà perché ti manca il ricordo di te stesso: ti manca l’”io sono”. Se non c’è alcun ricordo del sé, il sogno diventa realtà. Se non ti ricordi di te stesso, anche la realtà, la cosiddetta realtà diventa solo un sogno. Questa è la differenza tra sogno e realtà. Per una mente meditativa, o per la scienza della meditazione, questa è l’unica differenza. Se tu sei, l’intera realtà è solo un sogno. Se tu non sei, sognare diventa la realtà. Nagarjuna dice: Ora io sono, perché il mondo non è. Mentre non ero, il mondo era. Solo uno può esistere”. Ciò non significa che il mondo sia scomparso. Nagarjuna non sta parlando di questo mondo, sta parlando del mondo del sognare. Puoi esistere tu o possono esistere i sogni non possono esistere entrambi. Il primo passo sarà quindi continuare a ricordare: “Io sono” costantemente, semplicemente: “Io sono”. Non dire: “Rama”, non dire: “Shyam”. Non usare alcun nome, perché tu non sei quello. Usa semplicemente: “Io sono”. Provalo in qualsiasi attività e poi sentilo. Più diventi reale dentro, più il mondo circostante diventa irreale. La realtà diventa “io”, e il mondo diventa irreale. E’ reale il mondo o è reale l’io”: non possono esserlo entrambi. Ora tu senti di essere solo un sogno, quindi il mondo è reale. Sposta l’accento:
diventa reale e il mondo diventerà irreale. Gurdjieff lavorò continuamente con questo metodo. Il suo discepolo principale, P:D. Ouspensky, riferisce che quando Gurdjieff stava lavorando su di lui con questo metodo, e lui praticò per tre mesi continuamente questo ricordarsi “io sono, io sono”, dopo tre mesi ogni cosa si fermò. Si fermarono pensieri, sogni, ogni cosa. Dentro rimase solo una nota, come una musica eterna: “Io sono, io sono, io sono, io sono”. Ma questo non era più uno sforzo, era un’attività spontanea che continuava: “Io sono”. Gurdjieff chiamò allora Ouspensky fuori di casa. Era stato tenuto in casa per tre mesi e non gli era stato permesso di uscire. Dunque Gurdjieff disse: “Vieni con me”. Risiedevano in una città russa, Tifls. Gurdjieff lo chiamò fuori e scesero in strada Ouspensky scrive nel suo diario: “Per la prima volta potrei capire cosa intendeva Gesù quando diceva che l’uomo è addormentato. L’intera città mi sembrava addormentata. La gente si spostava nel sonno; i negozianti vendevano nel loro sonno. I clienti compravano nel loro sonno. L’intera città era addormentata. Guardai Gurdjieff: solo lui era sveglio.
L’intera città era addormentata. Si arrabbiavano, litigavano, si amavano, compravano, vendevano, facevano di tutto”. Ouspensky dice: “Ora potevo vedere i loro volti, i loro occhi:
erano addormentati. Non erano lì. Mancava il loro centro interiore; non c’era”. Ouspensky disse a Gurdjieff: “Non voglio tornarci più in città. Che cosa è successo alla città?
Sembrano tutti addormentati, drogati”. Gurdjieff rispose: “Non è successo niente alla città.
E’ successo qualcosa a te. Sei stato disintossicato. La città è la stessa. E’ lo stesso posto dove andavi in giro tu tre mesi fa, ma non potevi vedere che le altre persone erano addormentate, perché anche tu lo eri. Ora puoi vederlo perché sei giunto a una certa qualità di consapevolezza. Ricordandoti continuamente per tre mesi: ‘io sono’, sei diventato in minima parte consapevole. Sei diventato consapevole! Una parte della tua consapevolezza è andata oltre il sognare. Ecco perché puoi vedere che sono tutti addormentati, morti, che si muovono, drogati, come ipnotizzati”. Ouspensky dice: “Non potevo sopportare quel fenomeno: tutti addormentati! Qualsiasi cosa stessero facendo non erano responsabili. Non lo erano! Come avrebbero potuto esserne responsabili?”.
Ritornerò indietro e domandò a Gurdjieff: “Che cos’è questo? Sono forse stato ingannato in qualche modo? Mi hai fatto qualcosa in modo da farmi apparire l’intera città come addormentata? Non riesco a credere ai miei occhi”. Ma questo accadrà a chiunque. Se riesci a ricordare te stesso, saprai che nessuno si ricorda di se stesso, ed è in questo modo che ognuno continua a muoversi. L’intero mondo è addormentato. Comincia perciò mentre sei sveglio. In qualsiasi momento te ne ricordi, comincia: “Io sono” Non intendo che tu debba ripetere le parole “io sono”, piuttosto devi averne la sensazione. Mentre fai il bagno, senti: “Io sono”. Lascia che ci sia la sensazione della doccia fredda e tu stattene in disparte, sentendola e ricordando: “Io sono”. Ricorda, non ti sto dicendo di ripetere verbalmente: “Io sono”. Puoi ripeterlo, ma quella ripetizione non ti darà consapevolezza.
Anzi, la ripetizione può creare più sonno.
[...]
Perciò questo “io sono”, il ricordarsi che “io sono”, non è un mantra verbale. Non deve essere ripetuto verbalmente. Percepiscilo! Sii sensibile al tuo essere.
Quando tocchi la mano di qualcuno non toccare solo la sua mano, senti anche il tuo toccare, senti anche te stesso senti che tu sei qui in questo contatto, totalmente presente.
Mentre mangi, non mangiare solamente: senti anche te stesso che sta mangiando. Questo sentire, questa sensibilità deve penetrare sempre più profondamente nella tua mente. Un giorno, all’improvviso, tu sei sveglio nel tuo centro, funzionante per la prima volta. E allora l’intero mondo diventa un sogno, e puoi sapere che il tuo sognare è solo un sognare. E, una volta che lo sai, il sognare si arresta: può continuare solo se è sentito come reale, è fermato se è sentito come irreale. E una volta che il sognare si arresta in te, sei un uomo diverso. L’uomo vecchio è morto; l’’uomo dormiente è morto. Non sei più l’essere umano che eri: per la prima volta diventi consapevole, per la prima volta, nell’intero mondo che è addormentato, tu sei sveglio. Diventi un Buddha, un risvegliato. Con questo risveglio non c’è più miseria, dopo questo risveglio non c’è più morte, per mezzo di questo risveglio non c’è più paura. Per la prima volta diventi libero da tutto. Essere liberi dal sonno, essere liberi dal sognare, significa essere liberi da tutto. Ottieni la libertà. L’odio, la rabbia, l’avidità scompaiono. Tu diventi solo amore. Non amante: diventi solo amore!


Osho, Il libro dei segreti




Gurdjieff dice: Continua a ricordare colui che osserva - il ricordo del sé. Buddha dice: "Dimenticate l'osservatore guardate solamente quello che viene osservato". Se dovete scegliere tra Buddha e Gurdjieff, mi permetto di suggerire di scegliere Buddha. Con Gurdjieff  esiste il pericolo di diventare troppo consapevoli del sé - piuttosto che diventare consapevoli puoi diventare cosciente del sé, puoi anche diventare egoista. Questo l’ho sentito in molti discepoli di Gurdjieff, che sono diventati molto, molto egoisti.  Gurdjieff non era un egoista - è stato uno dei rari uomini illuminati di questa epoca, ma il metodo ha un pericolo intrinseco, è molto difficile distinguere tra coscienza di sé e ricordo di sé, è così sottile che è quasi impossibile fare qualsiasi distinzione, per le masse ignoranti, è quasi sempre la coscienza di sé, che prenderà possesso, ma non sarà mai il ricordo di sé.
La stessa parola "sé" è pericolosa – puoi diventare sempre più fisso nell'idea del sé, e l'idea del sé ti isola dal resto dell’esistenza.
Buddha dice di dimenticare il sé, perché il sé non esiste, il sé è solo nella grammatica, nel linguaggio - non è esistenziale. Basta osservare il contenuto, via via che osservi, esso inizia a scomparire, e una volta scomparso, osserva la tua rabbia - e osservandola la vedrai scomparire - e troverai il silenzio. Non c'è alcun sé, nessun osservatore, e nulla da osservare; ma solo silenzio. Questo silenzio è portato dalla Vipassana, il metodo creato da Buddha per risvegliarsi.


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