domenica 11 dicembre 2016

L'uomo numero 1 2 3 4 5 6 e 7 - Gurdjieff

   "Una volta ancora, prendiamo l'idea dell'uomo. Nel linguaggio di cui parlo, al posto della parola 'uomo' sono usate sette parole, ossia: uomo n. 1, uomo n. 2, uomo n. 3, uomo n. 4, uomo n. 5, uomo n. 6, uomo n. 7. Con queste sette idee, noi saremo in grado di comprenderci allorché parleremo dell'uomo.
   "L'uomo n. 7 è giunto al più completo sviluppo possibile per l'uomo, e possiede tutto ciò che l'uomo può possedere, come volontà, coscienza, un 'Io' permanente e immutabile, individualità, immortalità, e una quantità di altre proprietà che nella nostra cecità e nella nostra ignoranza noi ci attribuiamo. Solo fino a un certo punto possiamo capire l'uomo n. 7 e le sue proprietà, così come le tappe graduali per avvicinarci a lui, cioè capire il processo di sviluppo che ci è possibile.
   "L'uomo n. 6 segue da vicino l'uomo n. 7. Differisce da lui solo per qualcuna delle sue proprietà che non sono ancora diventate permanenti.
   "L'uomo n. 5 è anch'egli un tipo d'uomo a noi inaccessibile, perché
ha raggiunto l’unità.
   "L'uomo n. 4 si trova ad un grado intermedio: ne parlerò in seguito.
   "Gli uomini n. 1, 2, 3, costituiscono l'umanità meccanica: restano al livello in cui sono nati. L’uomo n. 1 ha il centro di gravità della sua vita psichica nel centro motore. È l'uomo del corpo fisico, in cui le funzioni dell'istinto e del movimento predominano sempre sulle funzioni del sentimento e del pensiero.
   "L’uomo n. 2 è allo stesso livello di sviluppo, ma il centro di gravità della sua vita psichica si trova nel centro emozionale; è dunque l'uomo in cui le funzioni emozionali predominano su tutte le altre, è l'uomo del sentimento, l'uomo emozionale.
   "L'uomo n. 3 è anch'esso allo stesso livello di sviluppo, ma il centro di gravità della sua vita psichica, è nel centro intellettuale; in altri termini, è un uomo in cui le funzioni intellettuali predominano sulle funzioni emozionali, istintive, motorie; è l'uomo che ragiona, che ha una teoria per tutto ciò che fa, che parte sempre da considerazioni mentali.
   "Ogni uomo nasce n. 1, n. 2, n. 3.
   "L’uomo n. 4 non è nato n. 4, egli è nato 1, 2, 3 e non diventa 4 che in seguito a sforzi di carattere ben definito. L'uomo n. 4 è sempre il prodotto di un lavoro di scuola. Non può nascere tale né svilupparsi accidentalmente: le influenze ordinarie dell'educazione, della cultura, ecc, non possono produrre un uomo n. 4. Il suo livello è superiore a quello dell'uomo n. 1, 2 e 3; egli ha un centro di gravità permanente che è fatto delle sue idee, del suo apprezzamento del lavoro, e della sua relazione con la scuola. Inoltre, i suoi centri psichici hanno già
incominciato a equilibrarsi; in lui, un centro non può più avere una preponderanza sugli altri, come per gli uomini delle tre prime categorie. L'uomo n. 4 comincia già a conoscersi, comincia a sapere dove va.
   "L'uomo n. 5 è già il prodotto di una cristallizzazione; egli non può più cambiare continuamente, come gli uomini n. 1, 2 e 3. Ma si deve notare che l'uomo n. 5 può essere sia il risultato di un lavoro giusto come il risultato di un lavoro sbagliato. Egli può essere diventato n. 5 dopo essere stato n. 4 e può essere diventato n. 5 senza essere stato n. 4. In questo caso, non potrà svilupparsi oltre, non potrà diventare n. 6 e 7. Per diventare n. 6 egli dovrà prima rifondere completamente la sua essenza, già cristallizzata. Dovrà perdere intenzionalmente il suo essere di uomo n. 5. Ora questo non può essere portato a compimento che attraverso sofferenze terribili. Per fortuna, tali casi di falso sviluppo sono molto rari.
   "La divisione dell'uomo in 7 categorie permette di spiegare molte cose che non potrebbero essere comprese altrimenti. Questa divisione è una prima applicazione all'uomo del concetto della relatività. Cose apparentemente identiche, possono essere del tutto differenti, secondo la categoria di uomini da cui dipendono o in relazione alla quale si considerano.
   "Secondo questa concezione, tutte le manifestazioni interiori od esteriori dell'uomo, tutto ciò che gli è proprio, tutte le sue creazioni, sono ugualmente divise in sette categorie.
   "Possiamo dunque dire che vi è un sapere n. 1 basato sull'imitazione, gli istinti o imparato a memoria, meccanicamente, per ripetizione. L'uomo n. 1, se è un uomo n. 1 nel pieno senso di questo termine, acquisisce tutto il suo sapere come una scimmia o un pappagallo.
   "Il sapere dell'uomo n. 2 è semplicemente il sapere di ciò che gli piace. L'uomo n. 2 non vuole sapere nulla di ciò che non gli piace. Sempre e in tutto egli vuole qualcosa che gli piaccia. Oppure, se è un uomo malato, è attratto da tutto ciò che gli dispiace, è affascinato dalle proprie ripugnanze, da tutto ciò che provoca in lui l'orrore, lo spavento e la nausea.
   "Il sapere dell'uomo n. 3 è un sapere fondato su un pensare soggettivamente logico, su parole, su una comprensione letterale. È il sapere dei topi di biblioteca, degli scolastici. Per esempio, sono uomini n. 3 quelli che hanno contato quante volte ritorna ogni lettera dell'alfabeto arabo nel Corano, e hanno basato su ciò tutto un sistema di interpretazione.
   "Il sapere dell'uomo n. 4 è di una specie completamente differente. È un sapere che viene dall'uomo n. 5 il quale l'ha ricevuto dall'uomo n. 6, il quale l'ha attinto alla sorgente dell'uomo n. 7. Tuttavia è chiaro che l'uomo n. 4 assimila di questa conoscenza solo ciò che è in rapporto con le sue possibilità. Ma a confronto del sapere degli uomini n. 1, 2 e 3, il sapere dell'uomo n. 4 ha incominciato a liberarsi dagli elementi soggettivi. L'uomo n. 4 è in cammino verso il sapere
oggettivo.
   "Il sapere dell'uomo n. 5 è un sapere totale e indivisibile. L'uomo n. 5 possiede un Io indivisibile e tutta la sua conoscenza appartiene a questo 'Io'. Non può esserci un 'io' che sappia qualche cosa senza che un altro 'io' ne sia informato. Ciò che egli sa, lo sa con la totalità del suo essere. Il suo sapere è più vicino al sapere oggettivo di quanto può esserlo quello dell'uomo n. 4.
   "Il sapere dell'uomo n. 6 rappresenta l’integralità del sapere accessibile all'uomo; ma può ancora essere perduto.
   " II sapere dell'uomo n. 7 è del tutto suo e non può più essergli tolto; questo è il sapere oggettivo e interamente pratico di Tutto.
   "Per quanto riguarda l'essere, succede esattamente la stessa cosa. Vi è l'essere dell'uomo n. 1, vale a dire di colui che vive con i suoi istinti e le sue sensazioni; vi è l’essere dell'uomo n. 2 che vive dei suoi sentimenti e delle sue emozioni; l’essere dell'uomo n. 3, l'uomo della ragione, il teorico, e così di seguito. Si comprende in tal modo perché il sapere non può mai essere molto lontano dall'essere. Gli uomini n. 1, 2, 3 non possono in ragione del loro essere possedere il sapere degli uomini 4, 5 e oltre. Qualsiasi cosa gli sia data, la interpretano a modo loro e non potrebbero fare altrimenti che ricondurla
al livello inferiore, che è il loro.
   "Lo stesso genere di divisione in 7 categorie è applicabile a tutto ciò che è in rapporto con l'uomo. Vi è un'arte n. 1, che è quella dell'uomo n. 1, un'arte di imitazione, di vana apparenza, oppure grossolanamente primitiva e sensuale, come la musica e le danze dei popoli primitivi. Vi è un'arte n. 2, un'arte del sentimento; un'arte n. 3 che è intellettuale, inventata; e vi deve essere un'arte n. 4, n. 5, ecc.
   "Esattamente allo stesso modo, vi è una religione dell'uomo n. 1, vale a dire una religione fatta di riti, di forme esteriori, di sacrifici e di cerimonie brillanti che possono essere talvolta di imponente splendore o al contrario di carattere lugubre, selvaggio, crudele, ecc. E vi è la religione dell'uomo n. 2: la religione della fede, dell'amore, degli slanci, dell'adorazione e dell'entusiasmo, che non tardano a trasformarsi in una religione di persecuzione, di oppressione e di sterminio degli 'eretici' e dei 'pagani'. Vi è una religione dell'uomo n. 3, intellettuale e teorica, una religione di prove e di argomenti, fondata su ragionamenti, interpretazioni e deduzioni logiche. Le religioni n. 1, 2 e 3 sono
realmente le sole che noi conosciamo, tutte le confessioni a noi note appartengono all'una o all'altra di queste tre categorie. Per ciò che riguarda le religioni dell'uomo n. 4, 5, 6 e 7, non le conosciamo e non le possiamo conoscere fino a che resteremo ciò che siamo.
   "Se invece di prendere la religione in generale, noi consideriamo il Cristianesimo, allora vedremo che allo stesso modo esiste un Cristianesimo n. 1, in altre parole un paganesimo sotto nome cristiano. Il Cristianesimo n. 2 è una religione di sentimento, talvolta molto pura, ma priva di forza, talvolta ebbra di sangue ed atroce, che conduce all'inquisizione, alle guerre di religione. Il Cristianesimo n. 3 di cui le differenti forme di protestantesimo offrono esempi, si fonda su teorie, su argomenti, su tutta una dialettica, ecc. Poi vi è un Cristianesimo n. 4 del quale gli uomini n. 1, 2, 3, non hanno la minima idea.
   "Di fatto il Cristianesimo n. 1, 2, 3 non è che un'imitazione esteriore. Solo l'uomo n. 4 si sforza di diventare un Cristiano, e solo l'uomo n. 5 può realmente essere un Cristiano. Perché per essere un Cristiano bisogna avere l’essere di un Cristiano, vale a dire vivere conformemente ai precetti del Cristo.
   "Gli uomini n. 1, 2, 3 non possono vivere conformemente ai precetti del Cristo, perché per essi tutto 'accade'. Oggi è una cosa, domani un'altra. Oggi essi sono pronti a dare la loro ultima camicia, domani a fare a pezzi un uomo, perché rifiuterà di donare loro la sua. Sono mossi a caso dagli avvenimenti, vanno alla deriva. Non sono padroni di se stessi e per conseguenza non possono decidere di essere cristiani, ed esserlo realmente.


P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff, pp 82-86

 

 

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