domenica 11 dicembre 2016

Il mondo e i mondi - Gurdjieff

   "Prendiamo per esempio un'altra parola, la parola 'mondo'. Ciascuno la comprende a modo suo. Ognuno, quando dice o ascolta la parola 'mondo', ha le sue associazioni particolari, del tutto incomprensibili per gli altri. Ogni 'concezione del mondo', ogni forma di pensiero abituale, comporta le proprie associazioni, le proprie idee.
   "Per un uomo che ha una concezione religiosa del mondo, un cristiano per esempio, la parola 'mondo' richiama immediatamente tutta una serie di idee religiose, e si associa necessariamente all'idea di Dio, all'idea della creazione del mondo e della fine del mondo, di questo mondo 'peccatore', e così di seguito.
   "Per un seguace della filosofia Vedanta, il mondo prima di tutto sarà illusione, 'Maya'.
   "Un teosofo penserà ai differenti 'piani', fisico, astrale, mentale, ecc.
   "Uno spiritista penserà al mondo dell'aldilà, al mondo degli spiriti.
   "Un fisico vedrà il mondo dal punto di vista della struttura della materia, sarà un mondo di molecole, di atomi, di elettroni.
   "Per l'astronomo, il mondo sarà un mondo di stelle e di galassie.
   "E poi ancora: il mondo dei fenomeni e quello del noumeno; il mondo della quarta dimensione e di altre dimensioni; il mondo del bene e quello del male; il mondo materiale e il mondo immateriale; il rapporto di forze tra le diverse nazioni de! mondo; se l'uomo può essere 'salvato' nel mondo, eccetera.
   "Le persone hanno del mondo migliaia di idee diverse, ma manca loro quell'idea generale che permetterebbe di comprendersi l'un l'altro e di determinare subito da quale punto di vista essi intendono considerare il mondo.
   "È impossibile studiare un sistema dell'universo senza studiare l'uomo. Allo stesso tempo è impossibile studiare l'uomo senza studiare l'universo. L'uomo è un'immagine del mondo. Egli è stato creato dalle medesime leggi che crearono l'insieme del mondo. Se un uomo conoscesse e comprendesse se stesso, conoscerebbe e comprenderebbe il mondo intero, tutte le leggi che creano e che governano il mondo. E inversamente, con lo studio del mondo e delle leggi che lo governano, apprenderebbe e comprenderebbe le leggi che governano anche
lui. A questo riguardo, certe leggi sono comprese e assimilate più facilmente con lo studio del mondo oggettivo, e certe altre non possono essere comprese che attraverso lo studio di sé. Lo studio del mondo e lo studio dell'uomo devono quindi essere condotti parallelamente, l'uno aiutando l'altro.
   "Per quello che è il senso della parola 'mondo', bisogna comprendere in primo luogo che vi è una molteplicità di mondi, e che noi viviamo non in un mondo unico, ma in parecchi mondi. Questa idea è difficile da afferrare, perché nel linguaggio ordinario, la parola 'mondo' è usata generalmente al singolare. E se il plurale 'mondi' è usato, lo è solamente per sottolineare comunque la stessa idea o esprimere l'idea di mondi differenti, esistenti parallelamente gli uni agli altri. Il linguaggio abituale non comporta l'idea di mondi contenuti gli uni negli altri. D'altronde, l'idea che noi viviamo in mondi differenti implica precisamente dei mondi contenuti gli uni negli altri, coi quali noi siamo in relazioni differenti
   "Se cerchiamo la risposta alla domanda: che cos'è il mondo o i mondi nei quali viviamo, dobbiamo prima di tutto domandarci qual è il mondo che ci concerne più intimamente o immediatamente.
   "A ciò possiamo rispondere che diamo sovente nome di mondo al mondo degli uomini, all'umanità della quale noi facciamo parte. Ma l'umanità è parte integrante della vita organica sulla terra. Per conseguenza, sarà giusto dire che il mondo più vicino a noi è la vita organica sulla terra, il mondo delle piante, degli animali e degli uomini.
   "Ma la vita organica è compresa nel mondo. Che cosa è dunque il mondo per la vita organica? Il mondo per la vita organica è il nostro pianeta, la terra.
   "Ma anche la terra è nel mondo. Che cosa è dunque il 'mondo' per la terra? Il mondo per la terra è il mondo dei pianeti, del sistema solare di cui la terra fa parte.
   "Cos'è il 'mondo' per tutti i pianeti presi insieme? Il sole, o l'influenza della sfera solare o il sistema solare di cui i pianeti fanno parte.
   "Per il sole a sua volta 'il mondo' è il mondo delle stelle o la Via Lattea, un ammasso enorme di sistemi solari.
   "E più lontano ancora, da un punto di vista astronomico, è del tutto possibile presumere l'esistenza di una moltitudine di mondi a distanze enormi gli uni dagli altri, nello spazio di 'tutti i mondi'. Questi mondi presi insieme saranno il 'mondo' per la Via Lattea.
   "E adesso, passando a conclusioni filosofiche, noi possiamo dire che 'tutti i mondi' devono formare, in qualche modo sconosciuto a noi e incomprensibile, una 'Totalità' o una 'Unità' (come una mela è un'unità). Questa Totalità o questa Unità, questo Tutto, che può essere chiamato 'l'Assoluto' o 'l'Indipendente', perché, includendo tutto in se stesso, non dipende da nulla, è 'mondo' per 'tutti i mondi'. Logicamente è possibile concepire uno stato di cose in cui il Tutto formi una sola Unità. Una tale Unità sarà certamente l'Assoluto, ossia l'Indipendente,
poiché essendo Tutto non può che essere indivisibile e infinito.
   "L'Assoluto, vale a dire quello stato di cose in cui l'Insieme costituisce un Tutto, è lo stato primordiale, fuori dal quale, per divisione e differenziazione, sorse la diversità dei fenomeni che noi osserviamo.
   "L'uomo vive in tutti i mondi, ma in modi differenti.
   "Ciò significa che egli è prima di tutto influenzato dal mondo più vicino, con il quale vive in contatto immediato, giacché ne fa parte. I mondi più lontani, anch'essi influiscono sull'uomo, sia direttamente, sia attraverso i mondi intermedi, ma la loro azione diminuisce in ragione diretta della loro lontananza o dall'aumento della differenza tra essi e gli uomini. Come vedremo più tardi, l'influenza diretta dell'Assoluto non raggiunge l'uomo. Ma l'influenza del mondo immediatamente consecutivo, quella del mondo delle stelle, è già del tutto evidente nella vita dell'uomo, benché la 'scienza' certamente non ne sappia nulla".
   Con queste parole G. terminò la sua esposizione.


P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff, pp 86-88

 

 

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