Ad una delle riunioni seguenti si parlò ancora una volta delle vie.
"Per un uomo di cultura occidentale, io dicevo, è naturalmente difficile credere e accettare l'idea che un fachiro ignorante, un monaco ingenuo, o uno yogi separato dal mondo possano essere sulla via dell'evoluzione, mentre un europeo colto, armato della sua 'scienza esatta' e degli ultimi metodi di investigazione, non ha alcuna possibilità e gira in un cerchio dal quale non può sperare di uscire".
"Sì, ed è perché la gente crede nel progresso e nella cultura, disse G., Ma non vi è nessun progresso di nessun genere. Ogni cosa è esattamente com'era migliaia e decine di migliaia di anni fa. La forma esteriore cambia. L'essenza non cambia. L'uomo resta esattamente lo stesso. Le persone colte e civilizzate vivono con gli stessi interessi dei selvaggi più ignoranti. La civiltà moderna è basata sulla violenza, la schiavitù e le belle frasi; ma tutte le belle frasi sulla civiltà ed il progresso non sono che parole".
Questo naturalmente produceva un'impressione particolarmente profonda su di noi, poiché veniva detto nel 1916, quando l'ultima dimostrazione della 'civiltà', una guerra quale il mondo non aveva mai visto,non faceva che crescere ed ampliarsi trascinando milioni di uomini nella sua orbita.
Mi ricordavo d'aver visto alcuni giorni prima, sulla Liteyny, due enormi camion carichi sino all'altezza di un primo piano di stampelle di legno nuove e neppure ancora verniciate. Non so perché, quei camion mi avevano particolarmente colpito. In quelle montagne di stampelle per gambe che non erano ancora state falciate, vi era un'ironia particolarmente cinica su tutte le illusioni in cui la gente si culla. Mio malgrado, immaginavo che camion esattamente simili stavano attraversando Berlino, Parigi, Vienna, Londra, Roma e Costantinopoli. E adesso tutte queste città che io conoscevo e che amavo, proprio perché erano così
diverse e contrastanti, mi erano diventate ostili, come erano ormai ostili le une alle altre, separate da nuove muraglie di odio e di crimini. Un giorno in cui eravamo riuniti, parlai di questi camion carichi di stampelle e dei pensieri che erano sorti in me.
"Ma che volete, disse G. Gli uomini sono macchine. Le macchine sono obbligatoriamente cieche, incoscienti, non possono essere altrimenti, e tutte le loro azioni devono corrispondere alla loro natura. Tutto accade. Nessuno fa nulla. Progresso e civiltà nel senso reale di queste parole, possono apparire soltanto al termine di sforzi coscienti. Non possono apparire come risultato di azioni incoscienti e meccaniche. Quali sforzi coscienti potrebbe fare una macchina? E se una macchina è incosciente, cento macchine lo sono pure, e mille e diecimila e milioni di macchine. Ora, l'attività incosciente di milioni di macchine deve necessariamente concludersi in sterminio e rovina. È precisamente nelle manifestazioni incoscienti e involontarie che sta tutto il male. Voi non capite ancora e non potete immaginare tutte le conseguenze di questo
flagello. Ma verrà il giorno in cui comprenderete".
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