domenica 11 dicembre 2016

La Legge del Tre o delle Tre Forze - Gurdjieff

   Alla riunione seguente, tutti avevamo molte domande, soprattutto sulle influenze dei differenti mondi, e in particolare: perché l'influenza dell'Assoluto non arriva fino a noi?
   "Prima di questi problemi, cominciò G., e delle leggi della trasformazione dell'Unità in Pluralità, dobbiamo esaminare la legge fondamentale che crea tutti i fenomeni nella loro diversità o l'Unità di tutti gli universi.
   "È la legge del Tre, la legge dei Tre Principi o delle Tre Forze. Secondo questa legge, ogni fenomeno su qualsiasi scala e in qualsiasi mondo esso abbia luogo, dal piano molecolare al piano cosmico è il risultato della combinazione o dell'incontro di tre forze differenti e opposte. Il pensiero contemporaneo riconosce l'esistenza di due forze e la necessità di queste per la produzione di un fenomeno: forza e resistenza, magnetismo positivo e negativo, elettricità positiva e negativa, cellule maschili e femminili, e così di seguito; e neppure constata sempre e ovunque, l'esistenza di queste due forze. Per quanto riguarda la terza forza, il pensiero moderno non se n'è mai preoccupato, o se gli è capitato per caso di sollevare questa questione, nessuno se ne è accorto.
   "Secondo la vera, esatta conoscenza, una forza o due forze non possono mai produrre un fenomeno. La presenza di una terza forza è necessaria, perché è unicamente col suo aiuto che le prime due possono produrre un fenomeno, su qualsiasi piano.
   "La dottrina delle tre forze sta alla radice di tutti i sistemi antichi. La prima forza può essere chiamata attiva o positiva; la seconda passiva o negativa; la terza neutralizzante. Ma questi sono soltanto dei nomi. In realtà queste tre forze sono tutte egualmente attive; esse appaiono come attive, passive o neutralizzanti solamente nel loro punto di incontro, cioè soltanto nel momento in cui entrano in relazione le une con le altre. Le prime due forze si lasciano più o meno comprendere, e la terza può essere qualche volta scoperta sia nel punto dell'applicazione delle forze, sia nel loro 'ambiente', sia nel loro 'risultato'. Ma in genere è difficile osservare e comprendere la terza forza. La ragione si deve ricercare nei limiti funzionali della nostra attività psicologica ordinaria e nelle categorie fondamentali della nostra percezione del mondo dei fenomeni, cioè nella nostra sensazione dello spazio e del tempo, che risulta da queste limitazioni. Gli uomini non possono né percepire né osservare direttamente la terza forza, non più di quanto possano percepire spazialmente la 'quarta dimensione'.
   "Ma studiando se stesso, studiando le manifestazioni del proprio pensiero, della propria coscienza, della propria attività, delle proprie abitudini, dei propri desideri, ecc, l'uomo può imparare ad osservare e a vedere in sé l'azione delle tre forze. Supponiamo ad esempio che un uomo voglia lavorare su se stesso per cambiare certe caratteristiche, per raggiungere un più alto grado d'essere. Il suo desiderio, la sua iniziativa, sarà la forza attiva. L'inerzia di tutta la sua vita psicologica abituale, che si oppone a questa iniziativa, sarà la forza passiva o negativa. Le due forze si controbilanceranno, oppure l'una prevarrà sull'altra che in questo caso diverrà troppo debole per ogni azione ulteriore. Così le due forze dovranno in qualche modo girare l'una attorno all'altra, l'una assorbendo l'altra, non producendo alcun genere di risultato. Ciò può continuare per tutta una vita. Un uomo può provare un desiderio di iniziativa. Ma tutta la sua forza di iniziativa può essere assorbita nel superare l'inerzia abituale della vita, non lasciandogli nulla per raggiungere lo scopo verso il quale dovrebbe tendere la sua iniziativa. E questo può durare fino a che la terza forza non faccia la sua apparizione sotto forma per esempio di un 'nuovo sapere', mostrando immediatamente il vantaggio o la necessità di un lavoro su di sé, sostenendo e rinforzando così, l'iniziativa. Allora l'iniziativa con il sostegno della terza forza potrà aver ragione dell'inerzia e l'uomo diverrà attivo nella direzione desiderata.

  "Esempi dell'azione delle tre forze e dei momenti in cui la terza forza entra in gioco possono essere scoperti in tutte le manifestazioni della nostra vita psichica, in tutti i fenomeni della vita delle comunità umane, dell'umanità considerata nel suo insieme e in tutti i fenomeni della natura intorno a noi.
   "Inizialmente sarà sufficiente comprendere il principio generale: ogni fenomeno, per grande che sia, è necessariamente la manifestazione di tre forze; una o due forze non possono produrre un fenomeno; e se noi osserviamo un arresto in qualche cosa, o un'esitazione senza fine nello stesso punto, possiamo dire che in questo punto manca la terza forza. Per cercare di comprenderla bisogna ancora ricordare che non possiamo vedere i fenomeni come manifestazioni delle tre forze, perché nei nostri stati soggettivi di coscienza il mondo oggettivo sfugge alle nostre osservazioni. E nel mondo fenomenico, soggettivamente osservato, vediamo nei fenomeni solo la manifestazione di una o due forze. Se potessimo vedere la manifestazione di tre forze in ogni azione,
vedremmo allora il mondo così com'è (le cose in se stesse). Bisogna soltanto ricordarsi a questo punto che un fenomeno in apparenza semplice può in realtà essere complicato, vale a dire che può essere una combinazione molto complessa di ternari. Ma sappiamo che non possiamo vedere il mondo così com'è, e ciò dovrebbe aiutarci a comprendere perché non possiamo vedere la terza forza. La terza forza è una proprietà del mondo reale. Il mondo soggettivo o fenomenico della nostra osservazione non è che relativamente reale, in ogni caso non è completo.

   "Ritornando al mondo nel quale viviamo, possiamo ora dire che nell'Assoluto, così come in ogni altra cosa, sono attive tre forze: la forza detta attiva, la forza detta passiva e la forza detta neutralizzante. Ma poiché nell'Assoluto, per la sua stessa natura, ogni cosa costituisce un tutto, le tre forze anch'esse costituiscono un tutto. Per di più, formando un tutto indipendente, le tre forze posseggono una piena ed indipendente volontà, una piena coscienza, una piena comprensione di se stesse e di tutto ciò che fanno.
   "L'idea dell'unità delle tre forze nell'Assoluto forma la base di molti insegnamenti antichi: consustanziale e indivisibile Trinità; Trimurti: Brahma, Vishnu, Shiva; e così di seguito.
    "Le tre forze dell'Assoluto costituenti un tutto, separate e unite per loro propria volontà, per la loro propria decisione, creano ai loro punti di congiunzione dei fenomeni, dei 'mondi'. Questi mondi, creati dalla volontà dell'Assoluto, dipendono interamente da questa volontà in tutto ciò che concerne la loro propria esistenza. In ognuno di essi le tre forze agiscono ancora. Ma d'altra parte, poiché ciascuno di questi mondi non è più il tutto, ma soltanto una delle sue parti, le tre forze in essi cessano di formare in un solo tutto. Ora vi sono tre volontà, tre coscienze, tre unità. Ciascuna delle tre forze contiene in se stessa le possibilità delle tre, ma al loro punto di incontro ciascuna di esse non
manifesta che un principio: l'attivo, il passivo o il neutralizzante. Le tre forze costituiscono insieme una trinità che produce nuovi fenomeni. Ma questa trinità è differente, essa non è quella che era nell'Assoluto ove le tre forze, costituendo una totalità indivisibile, possedevano una sola volontà e una sola coscienza. Nei mondi del secondo ordine, le tre forze sono ora divise, e i loro punti di congiunzione sono di un'altra natura. Nell'Assoluto, l'istante ed il punto della loro congiunzione sono determinati dalla loro volontà, che è unica. Nei mondi del secondo ordine, dove non vi è più una volontà unica, ma tre volontà, i punti di manifestazione sono determinati da una volontà separata, indipendente dalle altre e per conseguenza il punto di incontro diviene accidentale e meccanico. La volontà dell'Assoluto crea i mondi del secondo ordine e li governa, ma essa non governa il loro lavoro creativo, dove un elemento di meccanicità ha fatto la sua apparizione".


P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff, pp 88-91

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