venerdì 2 dicembre 2016

Racconti di un pellegrino russo

“Per misericordia di Dio sono uomo e cristiano, per opere gran peccatore, per vocazione pellegrino senza dimora, del ceto più umile, che va forestiero di luogo in luogo. I miei averi sono una bisaccia di pan biscotto sulle spalle, e in seno la sacra Bibbia, ecco tutto”. Con queste parole inizia un libro, pubblicato nel 1881 a Kazan’, che è stato uno dei maggiori successi editoriali del secolo appena trascorso, gli oramai celebri Racconti di un pellegrino russo. Il protagonista incarna una figura familiare sulle strade che traversano le sconfinate distese della Russia medievale e moderna e ricorrente nelle pagine di narratori e di poeti: è come se il lettore fosse accompagnato per mano in un pellegrinaggio interiore nelle profondità dell’orazione.

Chi ha scritto i Racconti sinceri di un pellegrino? Un recente ritrovamento testuale consente di attribuire un nome a un autore rimasto pressoché sconosciuto per centocinquant’anni: lo ieromonaco Arsenij Troepol’skij (1804-1870). Entrato al monastero Simonov di Mosca nel 1825, poi monaco successivamente a Optina, alla Lavra delle Grotte di Kiev, alla Sergieva pustyn’ di San Pietroburgo, nei monasteri di San Sava di Vyšera, di San Giorgio di Balaklava, di San Nicola a Malojaroslavec e infine di San Pafnutij a Borovsk, Arsenij sembra rispecchiare nell’itinerario del suo eroe le molte peregrinazioni della sua vicenda monastica e spirituale. Tuttavia egli stesso assicura il lettore che il pellegrino protagonista dei Racconti “è veramente esistito e ha raccontato in purezza di coscienza le proprie avventure”.

L’avventura spirituale della preghiera incessante:
il Nome di Gesù trasfigura l’universo


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