Qualcuno domandò durante una riunione: "Come si deve comprendere l'evoluzione?".
"L'evoluzione dell'uomo, rispose G., può essere considerata come l'evolversi in lui di quelle facoltà e di quei poteri che non si sviluppano mai da soli, ossia meccanicamente. Solo questo tipo di sviluppo, solo questo tipo di crescita caratterizza la vera evoluzione dell'uomo. Non c'è e non può esserci alcun altro tipo di evoluzione.
"Consideriamo l'uomo nella fase attuale del suo sviluppo: la natura lo ha fatto così com'è, e, preso collettivamente, da quanto si può vedere, rimarrà tale e quale. I cambiamenti che potrebbero violare le generali esigenze della natura non possono prodursi che per singoli individui.
"Per comprendere la legge dell'evoluzione dell'uomo è necessario capire che, oltre un certo grado, questa evoluzione non è per nulla necessaria, ossia non è necessaria alla natura in nessun momento del proprio sviluppo. Per parlare con maggiore precisione, l'evoluzione dell'umanità corrisponde all'evoluzione dei pianeti, ma il processo evolutivo dei pianeti si svolge secondo cicli di tempo per noi infinitamente lunghi. Nello spazio di tempo che può essere abbracciato dal pensiero umano, nessun cambiamento essenziale può verificarsi nella vita dei
pianeti, e di conseguenza nessun cambiamento essenziale può verificarsi nella vita dell'umanità.
"L'umanità non progredisce e neppure evolve. Ciò che ci sembra essere progresso o evoluzione non è che una parziale modificazione che può essere immediatamente controbilanciata da una corrispondente modificazione nella direzione opposta.
"L'umanità, come il resto della vita organica, esiste sulla terra per le necessità e gli scopi propri alla terra. Ed essa è esattamente ciò che deve essere per rispondere ai bisogni della terra al momento attuale.
"Solo un pensiero così teorico e così separato dai fatti quale il pensiero europeo moderno, poteva concepire che un'evoluzione dell'uomo fosse possibile indipendentemente dalla natura che lo circonda, oppure considerare l'evoluzione dell'uomo come una graduale conquista della natura. Questo è assolutamente impossibile. Che egli viva, muoia, evolva o degeneri, l'uomo serve egualmente le finalità della natura o, piuttosto, la natura si serve allo stesso modo, sebbene forse per differenti scopi, dei prodotti sia dell'evoluzione che della degenerazione. L'umanità, considerata come un tutto, non può mai sfuggire alla natura, poiché l'uomo agisce in conformità agli scopi della natura, anche quando lotta contro di essa. L'evoluzione di grandi masse umane è opposta alle finalità della natura, mentre quella di una piccola percentuale di uomini può essere in accordo con tali finalità. L'uomo contiene in se stesso la possibilità della propria evoluzione, ma l'evoluzione dell'umanità nel suo insieme, cioè lo sviluppo di questa possibilità in tutti, gli uomini o nella maggior parte di essi, o anche in un grande numero, non è necessaria ai disegni della terra o del mondo planetario in generale: questo anzi potrebbe essere pregiudizievole o persino fatale all'umanità. Vi sono di conseguenza speciali forze, di carattere planetario, che si oppongono all'evoluzione di grandi masse umane e che le mantengono al livello in cui esse devono restare.
"Per esempio, l'evoluzione dell'umanità oltre un certo limite, o più esattamente oltre una certa percentuale, sarebbe fatale alla luna. Attualmente la luna si nutre della vita organica, si nutre dell'umanità. L'umanità è una parte della vita organica; questo significa che l'umanità è un nutrimento per la luna. Se tutti gli uomini divenissero troppo intelligenti, non vorrebbero più essere mangiati dalla luna.
"Ma, allo stesso tempo, le possibilità di evoluzione esistono e possono essere sviluppate in individui distinti, con l'aiuto di conoscenze e metodi appropriati. Tale sviluppo può soltanto avere luogo nell'interesse dell'uomo, in opposizione alle forze e, si potrebbe dire, agli interessi del mondo planetario. Una cosa l'uomo deve ben comprendere: la sua evoluzione non è necessaria che a lui. Nessun altro vi è interessato, ed egli non deve contare sull'aiuto di nessuno; infatti, nessuno è tenuto ad aiutarlo e neppure ne ha l'intenzione. Al contrario, le forze che si oppongono all'evoluzione di grandi masse umane, si oppongono anche all'evoluzione del singolo. Spetta a ciascuno di eluderle. E se un uomo può sottrarsi ad esse, l'umanità non lo può. Comprenderete più tardi come questi ostacoli siano utili; se non esistessero bisognerebbe crearli intenzionalmente, poiché soltanto vincendo degli ostacoli l'uomo può sviluppare in sé le qualità di cui ha bisogno.
"Queste sono le basi per una visione corretta dell'evoluzione umana. Non esiste evoluzione obbligatoria, meccanica. L'evoluzione è il risultato di una lotta cosciente. La natura non ha bisogno di tale evoluzione; anzi non la vuole e la combatte. L'evoluzione può essere necessaria soltanto a colui che si renda conto della sua situazione e della possibilità di cambiarla, e si renda conto che ha dei poteri che non usa e delle ricchezze che non vede. Ed è nel senso della presa di possesso di questi poteri e di queste ricchezze che l'evoluzione è possibile; ma
se tutti gli uomini o la maggior parte di essi comprendessero questo e desiderassero di ottenere quello che loro spetta per diritto di nascita, l'evoluzione, lo ripeto, diverrebbe impossibile. Ciò che è possibile per il singolo è impossibile per le masse.
"L'individuo ha il vantaggio di essere molto piccolo e di conseguenza di non contare nell'economia generale della natura, dove non fa nessuna differenza che ci sia un uomo meccanico in più o in meno. Possiamo farci un'idea di questo rapporto di grandezze se immaginiamo il rapporto esistente tra una cellula microscopica e il nostro corpo intero. La presenza o l'assenza di una cellula non cambia niente nella vita del corpo. Noi non possiamo esserne coscienti e questo non può avere influenza sulla vita e le funzioni dell'organismo. Esattamente
nello stesso modo un individuo distinto è troppo piccolo per influenzare la vita dell'organismo cosmico, con il quale egli si trova (per quanto riguarda le dimensioni) nello stesso rapporto che una cellula ha con il nostro intero organismo; ed è questo precisamente ciò che rende la sua 'evoluzione' possibile, ciò su cui si basano le sue 'possibilità'.
"Riguardo all'evoluzione è indispensabile comprendere fin dall'inizio, che non esiste la possibilità di una evoluzione meccanica. L'evoluzione dell'uomo è l'evoluzione della sua coscienza. E la 'coscienza' non può evolvere inconsciamente. L'evoluzione dell'uomo è l'evoluzione della sua volontà, e la Volontà' non può evolversi involontariamente. L'evoluzione dell'uomo è l'evoluzione del suo potere di fare, e 'fare' non può essere il risultato di ciò che 'accade'.
"La gente non sa che cosa è l'uomo. Si trova alle prese con una macchina molto complicata, molto più complicata di una locomotiva, di un'auto o di un aereo, ma non sa nulla o quasi nulla della struttura, della marcia e delle possibilità di questa macchina; non capisce neppure le sue più semplici funzioni perché non conosce lo scopo di queste funzioni. Immagina vagamente che un uomo dovrebbe imparare a guidare la sua macchina, come deve imparare a guidare una locomotiva, un'auto o un aereo, e che una manovra incompetente della macchina umana, è altrettanto pericolosa di una manovra incompetente di qualsiasi altra macchina. Tutti se ne rendono conto quando si tratta di un aereo, di un'auto o di una locomotiva. Ma è molto raro che si prenda la cosa in considerazione quando si tratta dell'uomo in generale o di se stessi in particolare. Si crede giusto e legittimo pensare che la natura abbia dato all'uomo la conoscenza necessaria della propria macchina; tuttavia si converrà che una conoscenza istintiva di questa macchina è lungi dall'essere sufficiente. Perché gli uomini studiano la medicina e ricorrono ai suoi servizi? Evidentemente perché si rendono conto di non conoscere la propria macchina. Ma non sospettano che potrebbero conoscerla molto meglio di quanto fa la scienza e che potrebbero allora ottenerne un lavoro completamente differente".
P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff, pp 66-68
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