venerdì 9 dicembre 2016

I centri nell'uomo - Gurdjieff

[...] Quando si trattò l'argomento delle funzioni dei centri, la prima volta parlò soltanto di tre centri: intellettuale, emozionale, motore, e cercò di farci distinguere queste funzioni, trovare degli esempi, e così via. Solo in seguito aggiunse il centro istintivo, parlandone come di una macchina indipendente ed autosufficiente, poi il centro sessuale. Ricordo che alcune sue osservazioni richiamarono particolarmente la mia attenzione. Per esempio, parlando del centro sessuale, diceva che esso praticamente non lavora mai in modo autonomo, ma sempre asservito ad altri centri: intellettuale, emozionale, istintivo e motore.
   Parlando dell'energia dei centri, ritornava sovente su ciò che chiamava il loro cattivo lavoro e sulla parte che ha il centro sessuale in questo lavoro. Parlava molto di come tutti i centri rubano energia al centro sessuale, producendo con essa un pessimo lavoro, fatto di inutili eccitamenti e come il centro sessuale riceva a sua volta un'energia inutilizzabile, con la quale è incapace di lavorare. Ricordo queste parole:
   "È una grande cosa quando il centro sessuale lavora con l'energia sua propria, ma questo accade molto raramente".
   Mi ricordo anche di una sua precisazione che più tardi mi permise di individuare la causa di un gran numero di falsi ragionamenti e di erronee conclusioni. Diceva che i tre centri inferiori, istintivo, motore e sessuale, lavorano uno in rapporto all'altro come tre forze. E che il centro sessuale, normalmente, ha la funzione di forza neutralizzante in rapporto ai centri istintivo e motore che agiscono come forza attiva e passiva.
[...]
   Durante le prime conversazioni sui centri, G. aggiungeva qualcosa di nuovo quasi ad ogni riunione. Come ho già detto, egli parlò prima di tre centri, in seguito di quattro, di cinque ed infine di sette centri.
   Delle suddivisioni dei centri non si parlava quasi mai. G. diceva che i centri erano suddivisi in due parti, una positiva ed una negativa, non specificando che tale divisione non è identica per tutti i centri. Diceva che ciascun centro è diviso in tre parti o tre piani a loro volta divisi in tre; ma non dava degli esempi e neppure metteva in rilievo come lo studio dell'attenzione renda possibile distinguere il lavoro delle diverse parti dei centri.


P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto - la testimonianza di otto anni di lavoro come discepolo di G. I. Gurdjieff, pp 64-65

 

 

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